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DIZIONARIO

DI ERUDIZIONE

STORICO-ECCLESIASTICA

DA S. PIETRO SINO AI NOSTRI GIORNI

SPECIAL MEjVTE INTORNO

AI PRINCIPALI SANTI, BEATI, MARTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDlNAII E riu" CELEBRI SCRITTORI ECCLESIASTICI, AI VARlI GRADI DELLA GERARCHIA DELLA CHIESA CATTOLICA, ALLE CITTA PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E VESCOVILI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI COKCIMI, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI, AI RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, AtLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE E PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, N0« CHE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC.EC.

COMPILAZIONE

DEL CAVALIERE GAETANO MORONl ROMANO

SECONDO AIUTANTE DI CAMERA

DI SUA SANTITÀ PIO IX.

VOL. XCV. IN VENEZIA

DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA MDCCCLIX.

La presente edizione è posta scilo la salvaguardia delie leggi vigenli, per quanlo riguarda la proprietà letteraria, di cui TAulore intende godere il diritto, giusta le Convenzioni relative.

DIZIONARIO

DI ERUDIZIONE

STORICO -ECCLESIASTICA

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Compimento dell* articolo Verona.

XjLnzilullo deijbo avverliie.cheperle inlerrotle comunicazioni, cogiooate dal- le politiche vicende del giugno e luglio i85g (le quali, volgendo il Dizionario al suo lei mine, mi njanca lo spazio per nar- rarle), non avendo polulo rivedere e li- mare la priiìJa parte di quesl' articolo, ne collocarvi le preparale giunlarelle, ad onta dello zelo e inlelligenza postavi da' tipografi, sfuggiroììo alcune lievi mende, che l'indulgenza del benigno lettore sa- prà condonare, a motivo del caso. Però le poche, che non posso fare a meno di correggere, ed alcune forse mie o del veneto copista nella copia del mio origi- nale mss. (perchè desso ritorna in mia proprietà, e nella tipografia resta tal co- pia, dopo aver servilo alla composizio- ne), sono queste, cioè contenute nel pre- cedente voi. XCIV. A pag. 102, col. 2.", lin* 27, dopo mentovato, manca:, in questo mio Dizionario. A pag. 1 99, col. i.'jlin. 28, in vece di 1 623: 1263. A pag. 220, col. I .", lio. 40| io luogo di Ziicro

Liicco. A png. 237, col. 2.', lin.4^,>ove« cedi Reno: Remo. /V pag. 284, col. !.*, lin. 4>>" liJogo tli Romaro: Romano. A pag. 307, col. I.', lin. 25, in vece di 1800: 1801. Perciò nella successiva li- nea 34, dopo marzOj manca 1800. A pag. 309, col. 2.^, lin, i/, in luogo di oro : onore.

L'epoca dell'origioedella religione cri- stiana in Verona è contrastata. Essa, co- me le altre pagana, rendeva culto e ado- rava molti Numi, a diversi de'quali eres- se templi, i quali poi nell'epoca cristiana furono convertili in onore del vero Dio, della B. Verginee de'Sanli. I veronesi a- dorarono Saturno, Giove, Diana o la Lu- na, Marte, Minerva, Venere, Apollo o il Sole. Dice il MafFei, che delle chiese di Verona, la prima che si trovi anticamente mentovata, è s. Stefano, esistente già a tempi di Teodorico, ove furono sepolti laoli vescovi, e il conservarvisi cattedra antica di pietra, fa indizio che fosse ma- trice; alcuni la dissero cattedrale, altri o- ratorio. La 2.* di cui si trovi menzione, da s. Gregorio 1 Magno, è l'aulica di s.

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Zenone, però disfalla quando fubbricù ' lu gran basilica per collocar più nubil- lìieule il corpo del santo. Nel secolo VII o nel principio dell' Vili più chiese sono nominale, come s. Stefano, s. Pietro in Castello, S.Giovanni in Valle, s. JXazario, ss. Apostoli, s. Lorenzo, s. Mai lino, poi compreso nel Castel Vecchio, e la Ma- dredel Signoreo il duomo dello p#i chie- sa madre e s. Maiia Matricolare, ch'eia prima piccola chiesa. E notabile, come tutte le altre sono fuori della città antica, perchè forse la gran popolazione, e il con- trasto de'gentili non permise da princi- pio il fabbricarle denlVo l'auliche mura. Quindi parla il Maffei de' primitivi mo- nasteri e loro chiese, di s. Tommaso Pi- neolo, della metà del secolo VII o de' primordii del secolo Vili circa. De'mo- naci di s. Zenone non trovasi memoria anteriore airSoo. Si trova nominalo nel- VSo6 quello di s. Benedetto de Leonis. Di quello di s. Maria in Organo si ha, a- verlo edificato il duca Lupoue o Erme- linda sua moglie, e già esisteva neir845, con ospedale pe'pellegnni, i quali ospizi crigevaosi presso le porte delle città e ac- canto d'alcun monastero. L'antico mona- stero fu alquanto più basso e fuor della porta, poi rinnovalo di qua dal 2.° recin- to, benché consideralo sempre in borgo, come f«ior della città antica. Il nome di porla deirOigauo, e di s. Maria in Or- gano a ten)po de'goti e de'longobardi, for- se fa conoscere, che in Verona preslissi- Uio s' iutrodu!>»e il musicale strumento dell'organo, propagalo poi da Papa s. P^i- taliano(F.). La predicazione del Vange- lo in Verona si fa risalire al i." vescovo s. Euprepio, ma il tempo in cur fiori è in- certo, così l'epoca de' suoi primi 1 4 suc- cessori. Avverte Mairei,che Euprepoè no- Die greco, latinizzato in Euprepio. I mo- derni scrittori veronesi, egli dice, non vo- lendo che la lor patria paresse da meno dell'altre città, che spedilo da s. Pietro \ollero il i.°lor vescovo, allermano che s. Euprepio pai imcule fu da lui manda-

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to a Verona, seguaido il rifciilo dal Ba- ronio all'anno 4G. Anzi l'Ughelli, halùt sacra, t. 5, p. 6>55: Veronenses Ejjiscopi^ aggiunge essere stalo unode'72 discepoli di Cristo, affermazioni e tradizioni ripe- tute anche da altri scrittori. Però ilMalFei sinceramente confessa, non aver fonda- mento la tradizione che il vescovato vero- nese abbia avuto principio ne'tempi apo- stolici, sapendosi che il 4.° vescovo sedeva nel principio del IV secolo, ed il 6.° ve- scovo nella mela del IV slesso; ed ili ."noa potè sedere prima delUl secolo; egli noa ammettendo secoli d'intervalli , essendo fieramente perseguitalo il cristianesimo ne' primi secoli di nostra era, nelle città popoloseprecipuamenle.Ad onta che pre- vide le querele che sarebbero insorte, il Maffei ritarda al IH secolo ili. °vescovoEù- prepio, ad onta puredi conoscere la comu- ne credenza che ne'tempi apostolici fos- se eretta la s. Chiesa di Verona; e sebbe- ne questa opinione sarebbe presa per i- strana , disse essere ormai te(npo nella chiara luce de'tempi iucui vivea,di sgom barare dalla sloi ia le popolari credenze, e di mettere finalmente in evidenza la ve- rità, teitlamenle essendoci propagala in queste parli la fede, per cui fu s. Zeno- ne che ridusse quasi lutla Verona colla sua predicazione al ballesimu. Di re- cente anche il sullodalo d. Schiòr ri- petè la tradizione autorevolissima, che risalire l'introduzione del criatianesi- mo in Verona al cader del I secolo, per opera d' un discepolo del principe de- gli Apostoli, cioè s. Euprepio, dal qua- le trae principio la serie de'suoi vescovi, e l'estinzione d'ogni avanzo d' idolatria doversi a s. Zenone. Il dotto e critico ab. Cappelletti, Le Chiese d'Italia: l'erona, l. 10, p. 727, ripete che s. Euprepio fu il i.** vescovo e insieme il i.° u seminarvi la religione di Gesù Cristo , ma incerto dice pur egli è il lempo in cui fiorì; e mancano le prove , poiché 1' oscurità di que'secoli remoti e le vicende a cui sog- giacque la cillà hanno involalo per ia

V E R hiasMma parte delle memorie de' «agri pastori di questa chiesa sinoall'VlIl se- colo. Di essi però fu manifestato il no- me e la successione progressiva da un prezioso drappo del linouìatissimo mo- nastero ravennaledi s. Apollinare in Clas- se, su cui, secondo gli usi degli antichi se- coli, erano eOigiali i sagri pastori della chiesa di Verona, ognuno altresì quali- ficato col proprio nome. Questo drappo, appartenente in origine alla chiesa di Ve- rona, ove copriva l'arca de' ss. martiri Fermo e Rustico, fu ridotto a forma di pianeta, di cuidiedero erudite illustrazio- ni il Sarti, il MafFei, il Cenci ed altri ; cosic- ché la seriede' vescovi veronesi diventòpiù piena ed esalta, senon quanto alle rispetti- ve epoche, le quali tuttora rimasero incer- te, quanto a'nomi almeno ed alla succes- siva disposizione di loro. I vecchi scrittori della storia di Verona introdussero la falsa notizia, che il summentovato vescovo Eu- prepio ne fondasse la chiesa attempi degli Apostoli; io dissero discepolo di s. Pietro e come tale f'i anche elligialo dipoi neli'o- dierna sala dell'episcopio. Da questa con- siderevole inesattezza derivarono in se- guito molte altre insussistenti congellure circa l'età in cui vissero, e circa l'ordine e il ninnerò di alcuni de' primi successori di lui. L'Uyhelli in fatti, dopo il Panvinio ed altri, credè che questo Euprepio fosse uno de'72 discepoli del Redentore, e che da s. Pietro sia stato consagralo vesco- vo di Verona nell'anno 69; vi sia venu- to due anni dopo, in compagnia di s. Cri- cino, ed allora vi ahhia fondata la r/chie- sa. E su questa sua supposizione rigetta egli ed esclude adatto le narrazioni del Tinto e di Giovanni Diacono, storici ve- ronesi, i quali ben altrimenle da lui ne hanno tessuto la serie. IMa il dotto rac- coglitore delle menjoriedeir./'/<7/iVz sacra ignorò a quale bea più credibile monu- mento appoggiassero quelli le loro asser- zioni; monumento che risale a'iernpi di Pipino (re d'Italia), in lode di Verona; riprodotto dipoi nel secolo X da Ralerio

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vescovo veronese". Il diligentissimo sto- rico riporta eziandio la descrizione del ve- lo dittico ridotto a pianeta, e ne offre in parte la figura. Lo dice attribuito a s. An- none, e perciò intorno alla mela del se- colo Vili, trovato nel monastero di Clas- se a Ravenna, ma riconosciuto apparte- nere a Verona soltanto circa la metà del secolo decorso. Tra gl'illustratori il più giudizioso fu il Cenci, che s'ingegnò di supplire alla mancanza de' vescovi, per aver il drappo sofferto per la riduzione a pianeta e per la sua antichità, nell'im- magini e nell'epigrafi. Egualmenle il monumento in versi ritmici lo pubblicò lo stesso Cappelletti, qualificandolo il più antico che si conosca, da cui raccogliere i primi vescovi di Verona : opportuna- mente olfre notizie altresì delle varie di- vinità pagane, che vi erano adorate, e de* molti templi cristiani, che a'4 venti della città esistevano, a protezione e tutela sua, nel secolo in cui regnava Pipino, cioè nel lX.Laseriede''vescovi dell'U^helli, la di- chiara il Cappelletti difettosissima, egli in- vece avendo seguito le tracce segnale dal Biancolinie dal Cenci, e nell'esporla Tac- coropagna colle più interessanti notizie, giovandosi del velo e del componimento ritmico. Già ilMalfei,nel t.2,p. B^g.avea riportato il medesimo documento, di a- nonimo poeta scrittore, rilevando che in esso conservò l'ordine de'primi 8 vescovi in questo modo, dovendo meritar fede. Pel primo predicò in Verona Euprepio vescovo; 2." Dimidriano; 3." Simplicio; 4.° Procolo confessore e pastore egregio; Saturnino; 6.** Lucio, Lucilio o Lu- cilio; 7.° Gricino o Cricino e dottore; 8.** Zenone confessore e inclito martire, cele- brandolo più de'predecessori. Co'raede- simì l'ab. Cappelletti cominciòla serie de* pastori veronesi, ed il Coleli riordinò la serie Ughelliana collo stesso ordine. Pas- sando poi il MalFei a considerare la con- dizione del vescovo di Verona a suo tem- po , lo dice allora essere sulfraganeo del patriarca à' Aquila a (^.), insieme eoa

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quelli di molte altre città illusili; ma la Chiesa veronese fu sempre per ogni con- io mollo distinta. Avverte però, che nel IV secolo i vescovi di Verona riconosce- vano per metropolitano l'arcivescovo di Milano. Per tale il riconobbe il vescovo Siagrio , nella persona di s. Ambiogio, che chiamò i veronesi suoi carissimi. Co- me poi passò questa chiesa solto Aqui- leia, non l'insegna alcun monumento o scrillore; ma che poco dopo avvenisse, chiaramente s'impara dall'epistola di s. Leone I Papa (morto nel 460> ^ Setti- mio vescovo d'Aitino, in cui chiama l'a- quileiese, metropolitano della provincia di Venezia. E nel sinodo milanese tenuto \erso la mela del V secolo, ove si vedo- no le soscriziooi di tutti i vescovi Buffi aga- nei di Milano, non si trovano quelle de' vescovi della Venezia e del Trentino, e ueppur quella del vescovo di Verona. De- rivandodal patriarcato d'Aquileia quello Grado (de'quali meglio riparlai a Udì- jfE e Veivezia), dopo la loro separazione, dell' aquileiese resto la sede vescovile di Verona suffi aganea. Nel secolo XI il ve- scovo Brunone Fece istanza a l*apa s. Gre- gorio VII, perché gli rinnovasse 1' onore del pallio arcivescovile, conceduto già a' «uoi antecessori. Si legge nel registro del- l'epistole di tal Papa, com^egli veramen- te acconsentì. Corrispondente all'onor del pallio, soggiunge, fu \\ decreto già fatto anteriormente nel 1 046 iu un concilio di Pavia, nel quale intervenne l'imperato- re Enrico HI col [)atriarca d'A(p>iIeiae l'arci ve.'covo di Milano, in cui fu decre- tato, in conseguenza degli antichi l Ioli e dell'esame sopra ciò futlo, che nella dio- cesi Aquileiese, prima sede dopo la pa- triarcale si dovesse chiamare quella di Verona; in eflelto di che al vescovo ve- ronese fu posta una sedia alla dritta del patriarca. Tanto vide allermato in Roma il cardinal Cornaro camerlengo in un co- dice, e feceautenlicumente trascrivere. Si conferuìa dti ciò ampiamente il possesso goduto giàda'vckcovi veronesi degli ono-

V E R ri arcivescovili, accordati talvolta once a* non metropolitani. Taluno crederebbe sottoscritto, in virtù di essi, il vescovo di Verona dopo gli arcivescovi e avanti tut- ti i vescovi, in un concilio di Ravenna del- 1*877. Essendo ne'tempi bassi la dignità ecclesiastica pervenuta per lo più dalla preminenza civile, è credibile che al ve- scovo veronese si attribuisse, per esser slata nel IX e X secolo Verona capo di Marca, cioè capitale di tutta la provin- cia, li titolo di principe fu anche dato al vescovo Teohaldo o Tebaldo li, in un diploma di Federico l del i i 54- A rende* re per altro illustre e veneranda questa sede, osserva Muffei, basterebbe la me- moria di s. Zenone. iXon pochi famosi soggetti la riempirono, anche ne' prossi- mi secoli, e singolarmente gl'insigni let- terati,Bernardo Navagero e Agostino Va- liero cardinali, Luigi Lippomano, Mal- teoGibertiacui da Clemente VII fu con- ferito, per fin che fosse vescovo di Vero- na, il grado, l'indipendenza e la podestà di legalo a Intere e di legato nato. A due nipoti di Papa, Eugenio IV e Paolo li, fu altresì data questa mitra, cioè a' car- dinali Condulmer e Micheli; all'accettar i quali, come ancora il cardinal Marco Cornaro dopo essi, ripugnò la città acre- mente, per più anni, temendo che per es- ser cardinali non vi facessero residenza. Godeva il vescovo di Verona feudo am- plissimo, con piena esenzione, e con me- ro e misto impero, giurisdizione in Mon- teforle, Bovolone e Poi. Allorché Bene- detto XIV neh 75 j soppresse il patriar- cato d'Aquileia, e ne formò gli arcivesco- vati d'Udine e di Gorizia ^ V^erona fu as- segnata alla provincia ecclesiastica e me- tropolitica giurisdizione del prelato di Li- dine. Fino a tale epoca il capitolo della cattedrale di Verona non era soggetto al suo vescovo, ma dipendeva dall'ordina- ria giurisdizione del patriarca d'Aquileie, per concessione del vescovo di Verona Rotaldo deiry i 4, come dirò alla sua vol- ta, e CIÒ secondo gli antichi esempi, pe'

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quali diversi capitoli di canonici, per con- cessioni apostoliche erano sciolti dall'or- dinaria giurisdizione del vescovo dioce- sano, e tuttora ve ne sono alcuni. Bene- detto XIV nella bolla Supreina disposi- tionCf de' 19 gennaio 17 53, decretò che il capitolo della cattedrale di Verona ri- tnanesse nella giurisdizione, come pure al» tre chiese di pari ragione, del già patriar- ca d'Aquileia cardinal Daniele DelfinOy dichiarato i.** arcivescovo d'Udine, col ti- tolo, insegue e prerogative de* patriarchi a vita; e tale giurisdizione continuasse a risiedere in lai finché vivesse, e lui mor- to, ne capituluni veronensem e le altre parrocchie appartenenti da prima all'a- quileiese pastore, ullo unquain tempore sint sine capite j il vescovo di Verona, itti apostolicus delegatus,ahh'\a ad assumer- ne la giurisdizione, uscite dumfuerit e* xaminalum a s. Sede toiiini id, quodo- pus est examinari, ut rectum judicinm dari possit superpraetensionìbus,ne dum epìscopi f veruni etiam capituli et cano- nicoruni Ecclesiae Feronensis praedi- ctoruni. Alle quali controversie pose fine lo stesso Benedetto XIV colla bolla Re- gis pacifici^ de' 17 maggio 1706, Bull. Bened. XI F^ t.4, P'i99, annullando in- teramente qualunque privilegio del capi- tolo, ed assoggettandolo in tutto e per tut- to alla ordinaria giurisdizione del vesco- vo, appena morto d cardinal Delfino pa- triarca-arcivescovo. Ed egualmente de- cretò,anche sul proposito delle altrechie* se e monasteri, che sin'allora aveauo go- duto d' una simile esenzione. Venuto a morte il cardinale neli762, ebbe esecu- zione la bolla pontificia, che trasferiva il capilolode'canonici della cattedrale di Ve- rona nella soggezione del vescovo dioce- sano, ed essendolo in quel tempo jNicolò Antonio Giustiniani, con suo decreto de* i3 aprile ne fece pubblico l'avvenimen- to, e si legge nel Cappelletti. Finalmen- te Fio VII nel 1819 soppresse la provin- cia ecclesiastica e arcivescovato d'Udine, « le cUies« vescovili che ù' erano suifra-

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ganee lodiventarono della chiesa patriar- cale di Venezia^ inclusivamente a que- sta di Verona e lo è tuttora. Alla mia brevità nel riferne la .-erie de'vescovi di Verona, potranno supplire i sunnomina- ti storici, ed i seguenti. Benedetto Bonel- Wy Notìzie della Chiesa di Verona. Gio. Battista Biancolini, Serie dt vescovi e governatori di Ferona, dissertazione, Verona 1757. Mense povere del Fero- nese, Trevisano^ Padovano, Bergama- jro, Verona pe'figli d'Antonio Pinelli.V. Venturi, Compendio della storia sacra e profana di Ferona, edizione 2.* Verona 1825, tipografia Bisesti. 11 1." vescovo dunque di Verona fu s.Euprepio,di tempo ignoto, il quale, come si ha dagli alti de' ss. Fermo e liusUcOj propter nietiwt pa- ganoriwi _, cuni paucis christianis non longe a muris civitatis in monasterio suo habilabat. Pare che quest^abitazione fos- se presso la chiesa dipoi intitolata a s. Procolo, poiché in essa fu sepolto. Di que- sto luogo sotterraneo la stessa semplici- tà e strettezza manifestavano il divoto asilo d'una chiesa nascente; e per essersi trovati ivi nascosti i corpi di 4 ss. Vescovi veronesi, assicura ch'essa loro serviva di chiesa cattedrale in que'primi secoli, cioè de'ss. Euprepio, Procolo, Criclno e Aga- pi©. Però a tale uso, come già dissi, di- versi loro successori fecero pur servire la chiesa di s. Stefano, giacché in essa fu- rono deposti i ss. Dimidriano, Simplicio, Saturnino, Petronio, Vindemiale, Lupo, Probo, ed in seguito gli altri in tutto il progresso de'secoli VI, VII e Vili. Egli é questa una certa prova, che alla pri- mitiva residenza era poi stala surroga- la, sino dal 4oo circa, l'altra di s. Stefa- no 2.'' cattedrale, un'epigrafe olfrendone i nomi. Anche nel sotterraneo di s. Pro- colo, con epitaliisi attestava l'esistenza de'4 nominali ss. Vescovi. Nel particola- re sepolcro di s. Procolo, benché l'iscri- zione dica seppelliti con esso anche i ss. Cosimo e Damiano martiri, nondimeno nel 149^ Qon si trovarono, quaudo cioè

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furono rinvenuti gli nitri. La chiesa di s. ^Slelano contenendo nitri ss. tesori, si disse per antonomasia s. Stephanus ad Mar- lyres, per altri ss/Corpi de' vescovi collo- cativi nel progresso de'secoli, parlicolar- lìiente nella lunga serie d'anni, in cui go- dè la dignità di cattedrale, enumerando- sene 2 1. Inoltre vi sono memorati esi- stenti i corpi de'ss. Quaranta martirizza- li in Verona sotto Diocleziano, de' quali più sotto, e 4 de'ss. Innocenti. Si vuole dagli scrittori veronesi clie vi fosse anco- ra deposto onorevolmenteil corpo di Gal- la Flacidia, figlia di Teodosio I il Gran- de e madre di Valentioiano. Ili, ma es- sa venne collocata nella sua magnifica tomba in ss. Nazario e Celso di Ravenna (A.) dalla sua pietà edificala, col figlio e il fratello Onorio, essendo morta in quel- la illustre città, non mai in Verona. For- se la confusero con Placidia figlia di Va- lentiniano III, che dimorò e mori vergi- ne in Verona santamente. La chiesa di s. Stefano cessò d'essere cattedrale verso la iTjelà del secolo Vili , il che si com- prova che circa il y6o il vescovo s. An- none non vi fu sepolto, ma nella chiesa di s. Maria Matricolare, la quale diven- ne la cattedrale. Bensì i vescovi per al- cuni anni risiederono a s. Zeno, però nel- r8o6 già era no torna ti a s. Maria, la qua- le rifabbricala più ampia e abbellita con- tinua ad esserlo. Mori s, Euprepioa'ai agosto, ma se ne ignora l'anno. Scrisse il Cenci : Dissertazioni critico-cronologi- che intorno all'epoca de ss. Eitprepio^ Procolo e Zenone. Immediato successore di s. Euprepio fu s. Dimidriano, di cui pure è ignota l'epoca in cui fiori; così quello che lo segue s. Simplicio, che al- cuni dicono vissuto nel 5oo, reputato con- temporaneo di s. Placidia, perché si tro- varono le ossa con quelle della veneran- da vergine, il cui collocamento sarà av- venuto in tempo posteriore. Dappoiché 5. Procolo che il successe precede l'epo- ca di 8. Placidia , come contemporaneo fiirimperaloi'8 Massituino I, che regnò dal

VER 23t» al 238, il che attestano gli atti de' 88. Fermo e Rustico, secondo il Capj)eli letti, il quale dichiarando non convenire il rilardarsi il loro martirio più d'un mezt zo secolo sotto Massimiano, invita a con<» sullaie su questo punto controverso Maf- fei, Panvinio, Ballerini, Cenci, Biancolini e altri, che se ne occuparono di propo-? sito. Tuttavolta riporta quanto lasciò scritto r antico salmista della pieve ile* ss. Apostoli, presso il Cenci. Anno Do», mini 2 36 vivebat s. Proculus qiiartus^ episcopus ìeronae^ frater s. Fuscae. (seii Tuscaejvirginis magislrae s. Tlicu- teriae virginia : et luna lemporis pas< si fiierunt ss. Firnius et Riislicus in civitale Veronae. Narra il Mafl'ei, il primo illustre fatto cristiano avvenuto in Verona, e di cui memoria ci sia rima- sta, fu il glorioso loro martirio, colla no- tizia del quale si accoppia quella ancora della santità e del valore di s. Procolo, eh ili.** di cui è noto il tempo preciso. JN'ella persecuzione dunque di Dioclezia-ì no e di Massimiano fu accusalo Ferma nobile di Bergamo a qucst'ullimo che di- morava allora in Milano; il che può cre-r dersi nel 3o4Fu arrestato da un questo- re, e volontariamente si fece prendere an-r che Rustico, ambedue fatti consegnare dall' imperatore ad Anolino suo consi- gliere, perchè fossero custoditi. Se li fcr ce poi Massimiano condurre innanzi qel circo, e tenlalili invano con tormenti e con lusinghe, furono rimessi in prigione. Gli die' poi in balia d'Anolino, perchè q gl'inducesse a idolatria o uccidesse, ovve- ro, non ostante ledidìcoltà del Tillemonl, egli slesso li domandò e ottenne dall'im- peratore. Dovea costui allora per alcuna particolare commissione portarsi con co- mando nella Venezia , per cui subilo li fece condurre a Verona , e quivi tenuti sino al suo arrivo. Il famoso Atifilealro ch'è in questa città, fece concepir l'idea ad Anolino di far con poca spesa un pub- blico spettacolo, com'era uso allora ne' supplizi, Giunsero Fermo e Rustico a Ve-.

VER rona in 3 giorni, e furono congegnali a CancaiiooCaio Ancario milite cli'era vi- cario delia cillà, cioè luogolenenle e co- ii»aii(J.u)le del presidio. Arrivò dopo 6 giorni Anolino, e fece subito invitar dal banditore il popolo veronese a spettaco- lo. Ma in quella slessa notte il vescovo s. Procolo, il quale nel suo monastero, cioè in luogo appartato e solitario, non lungi dalle mura della città, con pochi cristia- ni stava nascosto, infervorato di spirilo maggiore nell'orazione, si porlo in cillà, Q visitò i martiri; nel qual tempo essen- do venuti i ministri, il s. vescovo profes- •Sandosi cristiano, fece istanza per esser condotto con essi, e l'oltenne. Giunti da- \anli ad Anolino, che slava nel tribuna- le in presenza di lutto il popolo concor- so, osservando il venerabile vecchio con le mani legale addietro, chiese chi fosse; e udito ch'era un cristiano spontaneamen- te oifertosi, non volendo far altro sangue, e mosso forse anche dall'età, ordinò che Cosse rilascialo, alfermando che delirava per la vecchiezza. 1 ministri però percuo- tendolo co"li schialìi, lo cacciarono dalla ciltàj ritornando il vescovo a'suoi tutto alflitto del non aver conseguito il brama- lo martirio. Ma Fermo e Rustico ec-titati invano n sagrifìcare, furono rotolali so- pra acuii rottami, indi minacciati col fuo- co; il che riuscito per divina grazia sen- za loro danno, e gridando il popolo con- tro di loro, quasi fossero maliardi e in- cantatori , ordinò Anolino fossero traili fuor delle mura, e percossi a morie con bastoni, si tagliasse loro la testa. Così fu eseguilo sulla riva dell'Adige a'9 agosto. Fecesi poi Anolino portare lescnlluie de' cristiani, e tulli gli atti, cioè i processi de* martiri anteriori, che potè a vere, e gli fece abbruciare, dicendo che da quelli veniva il cader degli altri nell' istesso errore, e l'esser venerali i loro .sepolcri pia de iempli degli Pei. Forse perirono allora gli atti dess. Quaranta martiri, de'quali è fatta un tempo memoria dal clero VPVQnese, e menzione se qe vede iu au-

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loreanonimocìe'tempidi Pipino. A ggìnn- gesi negli alti, i f(ualicre(lonsi inpartede- rivati dal criminale processo o atti pro- cousolari, cl»e stando i corpi de' ss. Fer- mo e Piustico insepolti , perchè fossero dalle bestie consumati, e facendovi nella notte Ancario convertilo veglia e custo- dia, insieme con due lor parenti venuti di Bergntno, alcuni cristiani, che si dice- vano mercanti, veimero a prenderli, e in- volti nobilmente, li posero in una barca econdussero via. Riferisce inoltre Malici, che nella storia mss. di questi corpi, si leg- ge come fossero poi riportali in Verona; ed il IMarlirnlonio del Fiorentini pone questi santi in Oriente, perchè in quelle parti saranno stati allor portati e venera- ti i loro corpi. Si ha dalla leggenda dal RIalfei pubblicala in fine de'Ioro alti, che si trasferirono in Africa.edopogran tem- po ne fece acquisto il mercante Terenzio, che li trasporlo nella sua patria Capri, poi Giustinopoli in Capo d'Istria. Di per timore d'incursioni barbariche furo- no trasferiti a Trieste, dove portatosi s. Annone vescovo di Verona con accom- pagnamento di molli ecclesiastici, a forza di denaro gli ottenne, e resliliù alla sua chiesa, insiemea'corpide'ss. Primo, Mar- co, Apollinare e Lazzaro. Le ss. Reliquie fiuono poste con balsami e altri odori in arca di pietra, col coperchio ornato d'o- ro, argento e pietre preziose, collocando- si nel sotterraneo della basilica in onore de'ss. Fermo e Rustico già eretta mollo tempo innanzi fuori delle prime antiche mura. Quivi ancora, afferma Maifei, «i- posano le ss. Ossa, da quando per s. An- none vi furono riposte , essendo favola senz'alcun fondamento,che fossero poi ru- bate e portate altrove. Nel Moscardo è prezioso il monumento o testamento di Radone prete, rogalo nei 774. '" cui tro- vasi nominata la porla di s. Fermo, isti- tuito un ospedale, e falli esecutori (sic) per sempre coloro cUe prò tempore aves- sero la custodia de'ss. Martiri. Uu' ora-» zione d'aulico Sagrameutario, che fu deb

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la chiesa di 8. Bovo, nomina i «s. Corpi i»i venerati. Neh 189 fu trovata iscrizio- ne in cui sono notate le loro reliquie e quelle degli altri 4 ^^i^^i registrati nella leggenda, oltre altre. Nel i 1 97 il vescovo Adelurdo II eccitò con esortazioni e in- dulgenze i veronesi, a riparar la fabbrica della chiesa de'ss. Fermo e l^ustico, in cui dice riposano i loro corpi. Ad onta di tante testimonianze che trovo nel MaF- fci, non debbo tacere di leggere nel Cap- pelletti, muoversi da' bergamaschi gra- ve questione sull'esistenza delle reliquie de* ss. Fermo e Rustico nella loro catte- drale (e parlandosi di questa nelle pro- posizioni concistoriali^ s' intende per i' asserzioni de' bergamaschi medesimi, si dice esistervi Corpora ss. Firmi et Ru- stici coni patronorum magna veneratione recondita) jiitìzìchè in Verona, nella chie- sa che neporla il titolo,cioè s.FermoMag- giore, ove i veronesi, e con piti ragione, sostengono esistere tuttavia, in favore della quale scrissero Maffei, Biancolini e altri, e in difesa di Bergamo il can. Gue- liui e altri. Dappoiché raccontano i ber- gamaschi, che s. Annone nel ySi acqui- siate le sagre reliquie, alcuni mercanti bergau)aschi le comprassero a prezzo d'oro da' custodi dell'ospedale di s. Fer- mo, unitamente alla testa del vescovo 8. Procolo, e trasferirono a Bergamo in luogo campestre e sotterraneo, ove poi 3 secoli dopo si trovarono, e con solen- ne pompa recale alla cattedrale, ove tut- tora riposano. Ma il critico Cappelletti conclude l'esistenza a favore di Verona e non di Bergamo; perchè il vescovo s. Annone trasterile a più decorosa stazio- ne le ossa de' ss. Martiri, ne adornò l'ar- ca col discorso velo o drappo dittico, e perchè nella chiesa di s. Procolo colle sagre sue ossa riposavano i corpi de'ss. Cosimo e Damiano, e nella ricognizione ricoidala del i49^ non si trovarono questi corpi, la testa di s. Procolo ; concludendo, che i mercanti bergama- schi piulloslo tolsero i corpi de' ss. Co-

VER «imo e Damiano, colla credenza che fos- sero qne* de* ss. Fermo e Rustico loro concittadini, insieme alla testa di s. Pro- colo, a quelli contemporaneo, e tutto por- tarono a Bergamo, supponendo che a- vessero avuto comune con esso la tom- ba. L'Ughelli riporta gli atti de' ss. Fer- mo e Rustico, e parla delle due epoche cui fu attribuito il loro martirio, nel ri- ferire le notizie di s. Procolo. Tra i pri- mi avvenimenti cristiani poi occorsi in Verona nel 111 secolo, mg.'^Dionisi (che scrisse intorno ai Santi veronesi), oltre il suddetto de' ss. Fermo e Rustico, ricor- da anche il martirio di s. Arcadio, e con tanto più fondamento, che s. Zeno lo descrive con i più vivi colori. Il Maf- fei non conviene co* Bollandisli , che sulla fede de' moderni fecero viaggiare il s. vescovo Procolo in Oriente, ne' Luo- ghi Santi, e in Pannonia, incompatibile alla sua età e uffizio di pastore dottissi- mo. Gli successe s. Saturnino, auch*egli cospicuo per dottrina ; quindi s. Lucilio o Lucio o Lucilio, mirabile per virtuosa e santa vita, ma non pare che interve- nisse al concilio di Sardica, nel 345, co- me vuole anche Maffei, essendosi confu- so con s. Lucio, di cui appresso. Settimo vescovo fu s. Cricino, non bene detto da altri Gricinoe Brichino, cognominalo il dottore e facondo predicatore. Ottavo il glorioso s. Zeno o Zenone, primario pro- tettore di Verona, che sopra lutti ne il- lustrò la Chiesa, poche essendo tra le latine, rileva Malfei, quelle che vantar possono un s. Padre e dottore, qual vien egli riconosciuto e veneralo, e nella qual classe vien collocalo pe*suoi molli, dot- li, fruttuosi ed eleganti sermoni, celebrali do non pochi dotti anco stranieri i e Maf- fei ragiona pure del merito loro e delle di- verse edizioni, noli essendo altrove sin dal IX secolo, li Barzio lo chiamò VApu- lejo Cristiano. La chiesa di Milano fin dall'antiche età nel prefazio Ambrogia- no lo chiama dottore, essendo egli fio- rilo versola fine del IV secolo, ignoraci-

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dosi la pallia, benché il nome l'indichi greco e l'anonimo sembri nccennaie che r{ua venisse dalie parti di Siria, ove e in Italia, egli dice, operò grandi e mirabili cose. Non conviene MalFei che Gallieni tempore niartyrio coronalus est, dicen- dolo vissuto alquanto più laidi, e po- tersi credere che rendesse l'anima a Dio al Sgo non mollo lontano, il successore essendo stato contemporaneo di s. Am- brogio, il che non pare, come dirò a suo luogo. L' tJghelli pure lo vuole vissuto neir impero di Gallieno, pubblicando l'elogio del Panvinio, e quanto ne scris- sero il notaro Coronato e altri. L' ano- nimo lo chiama confessore e inclito mar- tire, e martire replicalamenle lo dice s. Gregorio 1 ne' suoi Dialoghi, il che fa ripetuto da altri e da' Martirologi enei romano a' 12 aprile. Altri con Coro- nalo dissero essersi, riposato in pace. La s. Chiesa veronese però sempre ne ha celebrata la memoria qual confesso- re e non di martire; ma forse il non a- ver conseguito in tempo di pubblica per- secuzione il martirio ne fu cagione. Egli rese bellissimo e replicalo testimonio agli antichi veronesi, di singoiar pietà, e di cristiana liberalità celebrandoli, non già con semplice attributo d'onore che po- tesse credersi usato per civiltà e per con- ciliar benevolenza, ma chiaraujente e con lutti questi sentimenti ne' due ser- moni sopra V Avarìzia. Nel Compendio della vita di s. Zenone vescovo e mar- tire, protettore di f''e/ona,i\t\ d.' Ben- nassuli, inseiilo nella già ragionata No- tizia sul rinvenimento della sagra sua spoglia, in uno alia sua i.* invenzione e basilica omonima ove si venera, si leg- ge, che vogliono alcuni scrittori che traes- se i suoi natali dalia Grecia, ed accintosi a propagar la religione cristiana, io Asia si trasferisse, e di in Italia passasse; altri poi riferiscono che i'Alemagna fos- se la patria sua ; ma la chiesa Triestina e la Veronese lo dicono nato e allevalo in Verona; e che sia cresciuto in Italia

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e ivi educalo, lo dimostra l'elegante e colta elocuzione latina, che materna in lui si può dire. Fu conoscitore profondo ancora della lingna greca, delle lettere e de' libri sagri, con un cuore veramen- te inclinato alla pietà e a tutte le virtù cristiane. Dotato dalla natura d'un' in- dole mansueta, di modi alfabili, e dalla divina grazia di ardente amore per la fede e di carità per dilfonderla, pose in opera a questo sublime e santo scopo ogni sua possa. Predicò eilìcacemenle la parola di Dio, e pascendo il popolo del cibo evangelico, mostrò ad esso la via della salute e del cielo. Esaltalo alla di- gnità vescovile, non lasciò per questo di a (iati carsi, ma proseguì anzi con sempre eguale zelantissima perseveranza, nella predicazione delle celesti verità, e con tal mezzo tornò oltremodo giovevole alla religione e al bene de'fedeli. Accortamen- te e con vivezza combattè il vizio, senza dispiacere a'viziosi, e si studiò di ammo- nire e piegare i fedeli senz'atti lusinghe- voli. Era benigno e caritatevole co' mi- seri, soccorrendo e confortando i pove- ri. La face della carità ardeva nella sua bell'anima. Con se stesso però era sem- pre severo, rifiutando lullociò che non gli veniva dalla necessità assolutamente richiesto per vivere, impiegando il ri- manente delle proprie facoltà in mante- nere e ammaestrare i chierici nel servi- zio divino, nel soccorrere i sacerdoti che pativano disagio d'alcuna cosa, concor- rendo pure a sostenere le spese per le sagre funzioni, e nel recare larghi aiuti agl'infermi e a'bisognosi,che il principul oggetto formavano delle sue cou)passio- nevoli cure. Chiamava la pazienza regi- na di tutte le cose, la connolazioue di tut- ti : la celebrava piùcoll'escrcizio che col- le parole. Angelica fu in lui la viriti del- la pudicizia, dalla dilfusione della (juale, deve certo Verona, come si ha dalle let- tere di s. Ambrogio, quella scelta mol- titudine delle sagre vergini congregale gran parte uè' monaileri, e dimoranli

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alile nel proprio domestico soggiorno. J*er lui si rese Verona degna d' anuni- lazione anclia agli occhi de'genlili stes- ^i, che sorpresi dall' edifìcanli pratiche delle virtù cristiane, e illuminali dal rag- £>io della verità, non lardavano ad ab- bracciarla, accrescendo cosi meraviglio- samente i fedeli al cristianesimo. 11 san- to da' suoi sacerdoti e ministri faceva istruire i catecumeni, che ogni anno ve- nivano da lui rigenerati col sagranìeuto del battesimo, gran quantità di popolo d'ogni nazione, d'ogni età, d'ogni sesso e d'ogni condizione. Perciò resosi angu- sto il vecchio oratorio, dove esercitava i divini uffizi, un nuovo più ampio n'e- resse. Degna di grande encomio fu ezian- dio la sua vigilanza nel mantenere la di- sciplina, e tultociò che riguaidava il cul- to ; sorgendo contro i disordini e srego- latezze introclolli ne'convili di carila che si celebravano nelle feste de' Martiri, ol- ire l'aver tolto altri abusi introdottosi neireccleMastiche giurisdizioni ; combat- tè e sconfisse 1' arianesimo, e vari scismi, il cui veleno erasi propagato per l'Italia. Non pochi furono i portenti tielìa divina provvidenza a intercessione del santo, da' quali ricevè la fede gloriosi e molte- plici trionfi, e per cui contrassegnate ri- masero di chiara, autorevole ed eterna prova le verità evangeliche da lui pre- dicale a istruzione del suo popolo, ed a conversione degl' idolatri. Meravigliosa poi fu la sua possanza nel cacciar da'cor- pi ossessi gli spiriti maligni; prodigioso l'ardore della sua mediazione con cui a ^ran raollitudine d' infermi ottenne da Dio la sanità. Fra' diversi miracoli in- terceduti dalla divina misericordia, de- vesi ricordare l'aver risuscitalo un an- negalo nell'Adige, il che produsse mera* vigliosu conversione a Cristo di quanti- tà d'idolatri, non meno nella diocesi ve- ronese, che fuori e nelle più lontane par- ti d' Italia. Continuando il s. vescovo a iregliare con amore paterno sulla greg- gia, e a seminare eoo sempre maggior

VER profitto il Vangelo, si avvicinò a quel tempo in cui doveva coglici' la palma de' suoi trionfi nelle sempiterne allegrezze del cielo; chiamato il popolo a lui, |)rese cou)miato con discorso coramovenie |>ie- no di salutari consigli, e tutti poi bene- detti, l'anima sua dalla prigione corpo- rea uscì soavemente e festosa, ed al suo Signore volò. Il Inllo cagionato da que- sta perdita fu universale in Verona, grati- de il pianto del popolo fedele. Dopo di- vole esequie ebbe onorala tomba lungi dalla città, nel tempio medesimo da lui eretto e consagralo, nel quale soleva e- sercitar il suo ministero, e presso cui la propria abitazione teneva. Questa glo- riosa morte avvenuta a' 12 aprile verso la fine del I V secolo, non troncò il corso a'prodigi, poiché molti se ne operarono al sagro avello, celebrati nel 4 ' ^ in un ser- mone da s. Petronio. Nel Sgo il fiume Adige, per ripetute dirottissime pioggie, traboccò dal suo letto, recando danni e rovine a Verona. Accorsa la moltitudine nella chiesa di s. Zenone per invocarne il patrocinio, le acque impetuosaraente crescendogiunseroa tanl'altezza da chiu- derla a un tratto nel tempio, onde te- neva certo di perire ; ma per divina on- nipotenza, investendo l'acqua da ogni la- to la chiesa, crebbe fino alla sommità delle finestre senza che una sola goc- cia vi entrasse. Il popolo stupefatto dal prodigio, se ne servì ad estinguere la propria sete, e dopo 24 ore l'acqua rien- trò mirabilmente nel suo letto. Questo fatto fu narrato 4 anni dopo da s. Gre- gorio I, sull'autorità di Giovanni tribu- no e di PronuKo vescovo di Verona. Pe- rò il miracolo più memorabile e più sa- lutare a* veronesi, fu l'aver ridotta Ve- rona a ricevere il battesimo, compiendo l'opera cominciala da s. Euprepio e con- tinuata da' successori, distruggendo il culto de' falsi numi. Laonde que'barba- ri, che per 1' opera portentosa del santo videro crollar il genlilesimo, si scnglia- lOQO furenti sopra di lui e crudelinen-

VER te il (rallarono, che presso a morie il ri- «lusserò ; e sarebbe morto, se un prodi- gio non gli avesse restituito la sanità. Per tale patito strazio, l'anouimo lo chiamò martire, e dopo di lui s. Gregorio 1 e Paolo Diacono lipelerono, oltre diversi INlarlirologi. Quindi ben a ragione è an- che venei alo martire, poiché molti quan- tun(]ue non soiìVirono il martirio, sono tuttavia dalla Chiesa così chiamati pe' gravi all'anni e patimenti che sostenne- ro per dilFondere e far germogliare Tin- fallibili ed eterne verità evangeliche; e per aver logorata lino all'ultimo avanzo la vita loro. Del resto quanto all'inven- zione e traslazione del venerando corpo di s. Zenone, ripeto, descrivendone in principio la sua basilica, anche col d.*^ Dennassuti ne ragionai, e sono notissi- me le solennità che nell'agosto 1889 fu- rono celebrate in Verona per la ricogni- zione del sagro corpo, su di cui e 1' ab. d. Cesare Cavalloni, ed il tu conte Orti Manara, e molti sagri oratori diedero a stampa fruiti pregevoli di eloquenza e di erudizione. Con s. Zenone l'anonimo Pi- pìniano termina il suo breve catalogo de' primi vescovi di Verona.

Nono vescovo del la s.Chiesa di Verona, e successore di s. Zenone, secondo il drap- po classense, fu s. Agapio o Agabio o A- gapilo, che alcuni dissero già vescovo di Cesarea e forse successore di Teotemo vescovo di tal città, ma ancora la discipli- na della Chiesa non permetteva i pas- saggi da una sede ad altra. Il Maffei die* per successore as. Zenone il vescovo Sia- grio, cos\ il Biancolini, il quale registra poi Lupicino e Massimo, e dopo questi s. Agabio, nella qual progressione disco- standosi troppo dalla serie moslralaci dal prezioso velo dittico, a questo si attiene il Cappelletti. S. Agapio, l'Ughelli l'avea segnato 3.° vescovo, e io." il Coleti: fu pari in pietà e ardore al predecessore. Jndi s. Lucio, cliB il Cenci credè Lucil- io, ricordato da s. Atanasio e intervenu- to ai couciiiodi Saidica nei 345, ue'cut

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atti propriamente è sottoscritto Lucio « non Lucdlo. Il Coleti nell'emendare l U- ghelli attribiù a Lucilio T intervento al sinodo Sardicense nel ^^j. Segue poi Siagrio, imparandosi da uit'episloia di s. Ambrogio un notabilecaso. Era in Vero- na una vergine consagrata aDiopernome Indicia, ed ancora un monastero di don- ne, di che sarà dillicile trovare piìi antico esempio, come opina IMalfei, che, ripelo, di Siagrio volle fare il successore imme- diato di s. Zenone. Delle sagre vergini allora in Verona, altre vivevano congre- gate, altre nella propria casa, tra le (jua- li Indicia. Essendosi una sua sorella ma- ritata con Massimo, tristo uomo, non vo- lendo Indicia star con esso in villa, adi- ratosi il cognato divise con muro in cit- tà la casa, togliendo alle sorelle di po- tersi veliere, e tentò di muover lite. Cre- scendo poi l'odio, forse per altro occul- to motivo, ordì calunnia atroce, accusan- dola al vescovo come caduta in delitto contrario alla sua professione, e come a- vesse occultato e ucciso il parto. Addusse altri scellerati per testimoni, che non potevano aver accesso in ca>a sua. Il ve- scovo Siagrio die' orecchio all'accusa, e ordinò che si visitasse Indicia dalle leva- trici, per constatare la verginità, il che era un'ingiuria,e tal disposizione fu di sommo dolore alla vergine. Perciò questa appellò as. A(nbrogiometropol(tanodi Milano, di cui allora era sulh-aganea la chiesa di Vero- na. Dovendosi adunque far questa cau- sa in Milano, Massimo cercò di sottrarsi dalla figura di accusatore, e fece che il vescovo scrivesse, non da Ini essersi di- vulgato il fatto, uìa da femmine riferito al uìonastero, ond'era poi giunto a no- tizia anche di lui suo congiunto. Si por- tarono a Milano due testimoni. Renato e Leonzio, dove interrogali parlarono dilFerentemente e si contraddissero : tre vilissime donne, jMerciuia, Lea e Tcodo- la, che doveano far teslicnonio, si trafu- garono, onde innanzi al consesso de' ve- scovi radunato perciò dal s. arcìvescovO|

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nessun comparve. Questi, nluno presen- tandosi al giudizio, esaminò due sante donne, e ne riportò ampia teslimonian* za degi' irreprensibili costumi della ver- gine Indicia j onde pronunziò sentenza, assolvendola del lutto da ogni sospetto,

e condannando scomunicali Massimo.R*'" nato e Leonzio; con questo, che al i.^non fosse tolta la speranza d' esser rimesso, quando emendasse il suo errore; ma gli aluidueche rimanessero scomunicati per sempre, finché con pubblica penitenza e lungo piangere il lor peccalo, non si fos- sero mostrati degni di misericordia. Giunta la sentenza in Verona, scrisse Sia- grio a s. Ambrogio, aver timore che di essa non mormorassero i veronesi ; re- star dubbiosa la castità d'Indicia se non seguiva l'ispezione per venire in chiaro della verginità; trovarsi chi lo minac- ciava di non comunicar più con lui, se raromeltesse senza esser prima osserva- ta dalle levatrici ; ne potersi dir Massi- mo accusatore, per aver mostrato dolo- re della fama sparsa contro la cognata. Rispose s. Ambrogio, non credere che i suoi carissimi veronesi fossero per parlar male, contro il loro uso, della sua sen- tenza, e lanlo più che col parere e ap- provazione d'alili suoi confratelli era u- scita, dov'egli all'incontro senza consi- glio d'alcuno erasi arrogalo di giudicar solo: riprese Siagrio, perché a suggestio- ne e a richiesta di persone Irìsle e cat- tive, senza accusatore manifesto, avesse credulo doversi dubitare dell'onestà di fanciulla, approvata già molli anni avan- ti dalia cognizion di Zenone di santa me- moria e dalla sua benedizione santifica- ta (sulle quali parole ancora, Ma (Tei scris- se Siagrio immedialo successore di s. Ze- none: noterò che s. Ambrogio governò la chiesa di Milano dal374al397) Rap- preienlòpoijconieconlro le leggi civili ed ecclesiasticlie avea proceduto senza ma- nifesta accusa, ammettendo malevoli e nemici per testimoni: vero accusatore esser Massioio, e non doversi per cosif-

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futle malignità esporre all'orribile ludi-* brio dell'ispezione una sagra vergine, la cui modestia venerabile esser dovea, e sicura. Asserirsi inoltre da'priraari me- dici, tal esame e tal giudizio riuscire fal- lacissimo, per cui dopo di esso si era tal- volta continualo a disputare. Indis. Am- brogio scrisse altra lettera a Siagrio, a- michevolmente e con un fatto della «. Scrittura mostrandogli, quanto rispetto si dovea alla sagra verginità. A Siagrio successe s. Lupicino. Al Cappelletti, per fissare la successione de' vescovi, lo per- suasero gli sludi diligenti del Sarti e del Cenci, e riassumendo la serie nella fa- scia, che sta a fianco di s. Fermo, quel- la mostra il vescovo s. Petronio. Anche sul tempo di lui sono discrepanti gli scrii» tori, ed all'ab. Cappelletti sembra opi- nione più ragionevole che sia vissuto sul principio del V secolo, per le ragioni che adduce, cioè intorno al 4io.E qui per dar saggio della serie riferita dall' Ughel- li, egli dopo s. Procolo registra per io." vescovo 8. Mauro, pel Coleli li." e pel Cappelletti 39.''; S.Giovanni i i.^pelCole- ti 1 3.° e pel Cappelletti 4o.° Senza rimar- care come questi ultimi riportano gli al- tri, tanto più che seguendo la serie del Cappelletti col suo ordine progressivo li riferirò, essi neli' Ughelli hanno il se- guente: I2.°s. Probo, I 3." s. Teodoro, 14.° s. Innocenzo, 1 5.° s. Lupicino, 16.° s. Lucido, 17.° s. Zeno huius nominis IFj cuiiis inentio facll s. Anihrosias in Epìst. 46, lìb. 6. Huius creduiiUir esse scrmones, qui sub nomine Zenonis Mar* fyris aspexerc lucem^ ut egregie notai Baronius inNot. ad Martyrol Rom.ad dieni \i aprilis. Ibi oplinie colligil duos Zcnones f^ernnenses Episcopos fuisse, non unum, i8.° Siagiio, ig." s. Massi- mo, 20.° s. Alessandro, 21.° s. Biagio, 22.** s. Lupo, 23.° s. Felice, 24." s. Mo- derato, 25.° s. Salvino, 26.° Androni- co, 27." s. Vindemiale, 28.° s. Silvino, 29.°s.Luperio, So.^s. Manio, 3i.°8. Pe- tronio, 32.° 8. Gerbone, 33.° s. Simpli-

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«io, 34' s. Senatore, 35." «. Servolo, 36.° s. Verecondo, 37/ s. Valente, 38.° Solazio. E basti coli* Ughel'i, per dare un' idea della diilerente cronologia sui primi vescovi col Cappelletti, pel quale Solazio è il 32." e scismatico, e pel Co- leti il 38.° Riprendendo il filo con s. Pe- tronio 1 3,° del Cappelletti, a lui venne dietro s. Innocenzo d'anno incerto, loda- to dairUghelli per giustizia, innocenza, esimie virtù e scienza. Montano solo ef- figiato nel drappo dittico, forse perchè breve fu il suo vescovato e perchè non fu annoverato fra' scinli. Circa il 4'3^ S- Vindemiale, iodatissimodairUghelli per dottrina, indefesso zelo, virtù e amautis- simo della religione cristiana. Nel 44* s. Lupo, detto dall' Ughelli mirabile per santità di vita e dottrina, diligentissimo custode dell'ovile di Cristo, che edificò coir esempio e colle parole. S. Gauden- zio nel 465 sottoscrisse ni concilio roma* lio, non conosciuto dalTUghelli che per 4.° vescovo, la cui carità e santità splen- deva di fervore, efilcace nel sermone. Co- leli lo registrò per i i.°, e MafFei avver- ti che nel detto concilio, presso Labbé, essendo sottoscritto G audentìus Vecco- ;?en5/.9, Cristiano Lupo trovò leggersi Ve- Tonensis ne' mss, cassinesi. Di Germano non si conosce che il nome, soltanto e pel i.° nominandolo ed esprimendolo il drappo. In anno incerto s. Felice, che r Ughelli dice studiosissimo della pro- pagazione della pietà cristiana, probo e illustre per altre virtù : a lui fu edifica- ta una chiesa non lungi dal monastero di s. Gabriele, il cui nome fu imposto ad rmo de' castelli, colla sua immagine sulla porta e iscrizione che riferisce. Indi s. Silvino eccellente in dottrina, soave nel sermone, fregiato d'ogni virtù, umiltà, assiduo ne' digiuni e nell'orazione, colle quali sedò le inimicizie tra gli uomini, come leggo nell'Ughelii. Quindi s. Teo- doro, pio, virtuoso e per dottrina insigne, d' esimia eloquenza ^ di sua traslazione da s. Stefano nella cattedrale ragiona U-

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ghelli. Esso ignorò il vescovo s. Conces- so I, il quale o ebbe più nomi e si disse anche Servidio e Servolo, ovvero fu un vescovo da questo distinto ; in tal caso il drappo dittico dovrebbesi reputar man- cante di esso. Bensì conobbe il vescovo s. Servolo, l'encomia e lo dice chiamalo pure Servus Dei: se ne celebra la festa a* 26 febbraio nel calendario veronese. Questo s. Servolo, a' due concilii roma- ni del 5o4 e del 5 1 2, si sottoscrisse Ser- VHS Dei, Il MafFei io disse iiUervenuto a quelli del 5o i e del 5o4, e che i ve- ronesi chiamano s. Servolo. Dunque fa un medesimo personaggio, dello ancora Servidio. Il vescovo s. Verecondo, pio, dotto e ornalo di gravi virtù, morì nel 5^3 e fu sepolto nella chiesa ora noa più esistente di s. Pietro di Castello, con epigrafe riportata dall'Ughelli, come fe- ce di quelle di diversi suoi predecessori. Così di s. Valente, riferita pure e me- glio dal Maffei, che la chiamò insigne monumento di detta chiesa, insieme a quella del predecessore. Da quella di s. Valente s'impara, che diventò vescovo nel 523 e morì nel 53 i di circa 85 an- ni. Io anno ignoto gli successe s. Salvi- no, che non devesi confondere con s. Sil- vino sunnominato, e d'ambedue parla anche l'Ughelli, che fa elogi di s. Calvi- no per dottrina e grandi opere, conver- tendo col suo zelo a Dio quella parte del- la città che non lo era; limosiniero co* poveri, assiduo ne' digiuni e nelle ora- zioni. E' nominalo anco nel Martirolo- gio romano a' 1 2 ottobre, e la chiesa di Verona ne celebra l'ullizio. Nel 1 792 ca- pricciosamente ne' calendari fa cambia- lo il suo nome in quello di Fiorente, fin- ché fu reintegralo il vero nel 1837. In questo cominciarono ad aver culto an- che i ss. Agabio e Gerbone, del quale più sotto, benché già erano registrati nel Martirologio romano. Il vescovo s. Mas- simo ebbe sepoltura nella chiesa del suo nome, demolita nel i5i8 in occasione della generale spianata intorno alla cit-

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là, per rnilitoi'ì operazioni. Di 8. Cel!>o«

ne, l'Ughelli fece elogio, quale indum- inolo per la propagazione delle velila e- vaugeliclie, ed eziandio inirabilinenle dedito all'estirpazione delTeresie. Segue 8. Luperio, grato a Dio e agli uomini, fregialo di molteplici cognizioni, propen- so per natura qual padre a sollevare gli iiiftriiii, i pupilli, le vedove, e come il predecessore fu deposto in s. l'rocolo. Lodato per dottrina e mirabile santità fu il vescovo s. Senatore. Ad esso nel 579 era già succeduto Solazio, vescovo scismatico, che sottoscrisse al sinodo di Grado, insieme cogli altri vescovi difen- sori de' Tre Cnpiloli (P\)f del rpiale scisma ragiona Miifl'ei nel t. 2, p. ^SS e seg. llColeli e il Malfei dicliiararono fal- so il diploma attribuito a l^apa Pelagio Il e riferito daU'Uoljelli, colla sottoscri- 2Ìone del l^apa e dello stesso Solazio, mentre era diviso per lo scisma dalla sua comunione. In anno incerto segue Giù- lìiore ortodosso perciocché inserito venne il suo nome nel drap[)0 dittico, mentre noi fu quello del predecessore. I\Ia nel- l'Ughelli e nelMaffei si dice, che dopo il 590 circa intervenne al sinodo di Illa- rano [F.) o Mariano, nella maremma del Friuli, luogo f)rtissimo per le palu- di che lo circondano, non già vicino al fiume Celina, che n' è molto distante, come da inolti si è scritto. A suo tempo, cioè in detto anno, ovvero nel 58g, rac- conta il Mulfei, avvenne la furiosa piena dell'Adige, narrata ne'cenni di s. Zeno- De. S' ignora Tanno del vescovo ». Pro- ho e de'seguenli 9 successori, di cui par- la rUghelli. Indi s. Andronico, che quel- lo storico qualifica illustre per dottrina e miracoli, liproduceudo l'iscrizione esi- stente in s. Stefano. S. Manio, pur ivi sepolto, lo dice ornato di singoiar dottri- na e preclara eloquenza, consolando il suopopolocolla predicazionee l'esempio. Dopo di lui è registrato s. Pietro I, indi Concesso II, ignorali dall' Ughelli. 11 ve- scoTos. Mauro, quello lo loda tulio deUi-

VER lo alla contemplazione, per cui riniiirziò il vescovato per menare vita eremitica, ove poi fu dedicalo un tempio a suo ono- re : dopo 7 anni avvisato dall' Angelo, si recò verso Verona,e caduto infermo mo- ri nella chiesa di s. Felice. Miracolosa- mente lo strepito delle campane, ne av- visarono la città ed il successore Giovan- ni I, il quale vi accorse col clero e {)opo- lo, trovando che nelle mani teneva una carta, che a niuno fu dato togliere. Allo- ra Giovanni I prostratosi a pregare Dio, ottenne che dal santo si lasciasse pren- derla. Conteneva le sue preclare gesta, che il vescovo ad alta voce divulgò al popolo. Questo festante ne condusse ils. corpo nella chiesa di s. Stefano, ove poi si venerò la mitra, il bacolo pastorale ed i guanti da lui usati. A Giovanni 1 suc- cesse Arborio, poi Clemente, indi s. Mo- derato, la cui severità fu moderala dalla clemenza, amato e venerato da lutti, li- berale co* poveri. Circa il 7 [2 Domeni- co, il cui vero nome fu ignorale per lun- go tempo, dicendosi Paterno, per non essersi ben letta la lapide che lo nomina e lo ujostra conleaiporaneo al re Luit- prando, ricordando l'erezione di elegaii- le tabernacolo marmoreo nella chiesa di s. Giorgio di Valpolicella, il cui tenore riferisce Ughelli, e meglio il Cappellet- ti. III." lo disse Paterno, così il Malici e il Diancolini. Eruditissimo delle divine scritture, visse lungo tempo, ma non fu però sotto di lui che Carlo Magno in- signì di privilegi la basilica e il mona- stero di s. Zenone, e l'Ughelli riprodus- se il diploma, emanato piìi tardi. In an- no incerto s. Alessandro, che e notte era dedito alla meditazione del le cose ce- lesti, zelantissimo pastore, splendente di ogni bella virlìi. Il vescovo Sigiberto del 744, si vede soltoscrillo in una carta appartenente alla chiesa di s. Maria in Solaro. Non molto dopo ebbe a succes- sore s. Biagio, che rifulse di episcopali virili, mirabile nel soccorrere i bisogno- si, di somma iulegrilà, esimia dollriua e

solalrice da s. Consolata o Maria sorella ilei vescovo, per avervi esso deposto il di

VER VER 17

SRtìla vita, come scrive l'Uglielll, morto latrlce, piccolo tempio già denominato s.

a' 22 giugno 'j5o. Egli Cu 1' uUinio ve- ùlaria Coi»forlatrice, e poi s. Maria Con- scovo sepolto nel sotterraneo di s. Stefa no, ed è altresì rultimo del drappo dit

tico, guida all'ab. Cappelletti nel tesser- lei corpo, e poi cambiato in quello di s< ne la serie. Pare anche cessala a questo Maria Consolatrice, della cui chiesa ri- tempo la residenza cattedrale de'vescovi ferisce le notizie coi Biancolini, Notizie in s. Stefano, e sembra che abbia comin- sloriche delle chiese eli /'erona. Narra ciato ad esserlo la chiesa di s. MaiiaMa- come la leggenda riferisce aver s. Anno- liicolare, giacché si principia a trovare ne mantlaloa ricuperare a Trieste i cor- sepolti in essa i vescovi successori, come pi de' ss. Martiri e altri suddetti, la pro- notai di sopra. Primo in fatti fti s. Hanno pria sorella, la quale venne denominata o Annone, che credesi autore del drap- Consolatrice, per la consolazione che nel dittico. Egli era nobile veronese, il tli lei ritorno co* ss. Corpi recò a' vero- cui clero e popolo l'elesse nel ySì, se- nesi oppressi <la grandissima carestia cau* condo l'Ughelii, essendo fratello di Ma- sala dalla lunga siccità, i quali tosto ne ria piissima, della cui santità e venera- furono liberati ; leggenda che patiscedif- zione riporta i documenti. Verso il ySS ficollà, perchè lo scrittore della Tiasla- ricuperò da Trieste, come di già ho nar- zione racconta essersi recato a Trieste rato, i corpi de' ss. Fermo e Rustico; ed lo stesso». Annone con n)olti ecclesiastici insieme con essi acquistò quelli de'ss. Pri- per l'acquisto de'ss. Corpi, per la cui ope- tno prete. Marco e Lazzaro diaconi, ed ra soltanto dice invece il ritmo Pipiniono Apollinare suddiacono, martiri, nel ySS essersi ottenuti. Comunque andò il fat- solennemente tulli deposti in s. Fermo lo, certo è che l'autore dei ritmo, Maggiore; la quale traslazione è ricor- lo scrittore della traslazione fanno oien- data nell'iscrizione e anche nel ritmo Pi- zione della santa, il cui corpo pe»ò nel

piuiano;il vescovo poi i^enemereolissimo per pie opere, dopo aver collocato nella cliiesa da lui eretta non lungi da'ss. Apo- stoli i corpi delle s. Tosca (non *«i deve con- fondere con s.Toscana nobile cittadina ve- ronese, viittiosa e illustre fra le sorelle spe- daliiighe dell'ordine Gerosolimitano) e

i320 dal vescovo Teobaldo fu esposto alia pubblica venerazioni' nella rhiesetta in discorso, la quale non fu edificala per esservi deposto, per esser morta in l)uon odore di santità, ma solo per questo poi prese il nome di s. IMaria Consolatrice, mentre nell'anteriore erezione fu dedi-

Teuteiia sua discepola, vergini, riposò nel cala alla D. Vergile, la cui ioìmag:nenei Signore, dicendosi morto a* i3 marzo celebrarla il p. Gumppenberg forse con- 760, neir epigrafe che esibisce Ughelli, fuse Consolatrice con Conforta Ir ice.

posta alla sua tomba nella cattedrale di s. Maria Matricolare. S. Annone è il 4 '•" vescovo per l'Ughelii e pel Coleli, il 48.° pel Cappelletti, ed il 43.° pei veronese d. Agostino Zanella, il quale nella tra- duzione con apri-iunte (\e\V Atlante Ma^

Dopo s. Annone nei 760 fiorì ii ve- scovo Loterio che rinnovò la cattedra- le; quindi nel 780 già eragli succeduto l'arcidiacono della medesima A Lione oAl- do, in I uogo del quale Coleti poneLoterio, colpevole d'aver scialacquato i benidisua

rianoy parlando della immagine della ciiiesa. In anno incerto Egino o Egino-

Madonna Confortafrice di Verona, dice ne, bensì nel 799 rinunziò ii vescovato

che ii miracolo operalo dalla ss. Imma- per ritirarsi nel monastero di Reichenau,

gine contro l'eretico a s. Pietro Martire dove eresse e consagrò una chiesa a s.

di Verona, avvenne nell'antichissima e l'ielro Apostolo, ivi morto santamente

ora soppressa chiesa di s. Maria Cooso- uell'802 e sepolto. la detto anno 799

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circa Rotaldo o Rataldo eragli successo: ingraodì la chiesa di s. Maria Matr/cO' lare, e verso 1' 806 la fissò stabilmente per calledrale, e lo è tuttora, benché in seguito rifabbricala in altra foima. Pel i.° divise la mensa Ira il vescovo e il cle- ro della cattedrale, ed assegnò a questo abitazioni per condujcie vita in comune, come rilevai in principio col Garampi, e si trae dal documento dell'SiS, pub- blicato dair Ughelli e più corretto dal Cappelletti. Però l'Ughelli ci die* pure i seguenti diplomi. Di Carlo Magno del- r8o4, di privilegio sulla libera naviga- zione all'abbate di s. Maria in Organo; di Lodovico I il Pio per la basilica di s. Zenone, descrivendo l'operato per essa dal padre Carlo Magno, dal fratello Pi- pino re d'Italia, e dal vescovo Rotaldo; di quest'ultimo e dell'S i4,col quale con- cede al celebre arcidiacono Pacifico di fabbricare nella sua casa la chiesa di s. Giorgio, poi consagrata dal patriarca di Aquileia Massenzio, coli' intervento suo e di altri vescovi, quo etiani Rolaldus Episcopus Pncificus arcliidiaconunij caeterosque f^eronensis Ecclesiae Ca- nonìcos a sua suornmque succcssoriini ordinaria jurisdiclione immu/ies fecit^ et in perpcliLiiin sub Patriarchae Jqni- lejensis polestate esse constituil, qitcni K'elul ordiiiariimi siiuni vencrarentur et colerent. L' Ughelli riporta ancora il di- scorso epitaflio del benemeienlissimo ar- cidiacono Pacifico, ed i documenti del- Pampliazione di Verona, a'tempi di Car- lo Magno e di Pipino suo figlio, e delle beneficenze di Rotaldo colla chiesa di s. Zenone. L' ultima memoria dell'ottimo e munifico vescovo è dell' 826, pel suo intervento al concilio di Mantova, secon- do rUghelli. Il eh. Cappelletti qui esclu- de i vescovi UtifTredoo Witidredo, che ueirSao introdusse il Canobio; Mover- gio e Audone, che nel seguente decennio inserì l'Ughelli ; e finalmente Rotaldo li da lui notato nell* 840 (avendolo pure avvertito il Colali, riportando il diplo-

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ma di Lotario I e Lodovico II in favore del monastero di s. Zenone) ; mentre in veccia progressiva continuazione de*mo- numenti di quest' illustre chiesa ci mo- stra al governo di essa dal 799 all' 840 il solo e unico Rotaldo. Nel quale anno 840 egli rinunziò l'episcopato e si ritirò a finire in pace i suoi giorni nel mona- stero stesso di Reichenau, ov'erasi por- tato il suo predecessore, ed ivi neir874 mori. Intanto neir84o gli era stato sur- rogalo Notingo o Nottingo, detto anche Novergo, cui per altro l'Ughelli attribuì assolutamente alla chiesa bresciana; ma oltre a' documenti della chiesa verone- se, che lo mostrano sino air844 vesco- vo di questa, il Paslrengo annovera tra le opere di Rabano Mauro il libro, De praedestinalìone et praescieniia Dei ad Novergum Veronensem Episcopuni. Ne tratta il Maffei dicendolo uomo di lette- re, che fu il i.° motore delle gran dispu- le risvegliate allora sulla predestinazio- ne. Nel ricordato libro è detto, come Nol- lingo nel passaggio delTimperatore Lo- dovico II, era venuto a fargli riverenza in Lugana; ch'essendo di diocesi vero- nese, e allora anche di territorio, più probabile si rende che ne' suoi confini venisse quivi a incontrarlo il paslor ve- ronese, che nell'altrui giurisdizione il bresciano. Avverte pure, che lo scriversi Novergo nel Paslrengo non dee recar meraviglia, trovandosi spesso variainen- te enunziali questi nomi, come Nolerio o Nolkerio, di cui in seguito. Dair844 in poi Notingo devesi allrdjuire alla chie- sa di Rrescia, poiché a quella fu trasfe- rito. In tale anno gli successe Agino o Agnino o Algorio, che intervenne alla coronazione fatta in R.oma da Sergio II, di Lodovico II in re de' longobardi ossia d'Italia: visse brevissimo tempo, poiché a* 6 agosto un vescovo nominalo Vil- prando consagrò la chiesa di s, Alessan- dro martire, più lardi intitolata a s. Roc- co, nel borgo sotto la parrocchia di Quia- zano, invitatovi e pregatovi da Pacifico

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arcidiacono di Verona, perchè n'era va canle la sede per la morte del vescovo. Gli successe il bresciano Bdlongo, e TU- ghelli pubblicò il suo testamento segna- to neir847 o forse 849. Neil' 853 era ■vescovo Landerico o Landarico, pio ed erudito, di cui si fa menzione nel diplo- ma, presso l'Ughelli, di Lotario 1 e Lo- dovico Il suo figlio in favore del mona- stero e basilica di s. Zenone, ma porta la data deir847 > il Panvinio disse ch'e- ra già vescovo neir848. Gli successe Au- done, nel testamento di Bilongo ricor- dato quale arcidiacono della cattedrale, che fece edificare la chiesa di s. Loren- zo di Cesano nella Valpaltena. Quell'Au- do o Audone, che l'Ughelli die'per suc- cessore a Rotaldo, dicendo aver fatto te- stamento neir 83o, il Coleli disse me- glio nell'86o, ed essere nominato in due diplomi riguardanti s. Maria in Organo, che riprodusse. iVel 1*865 Ardecario o A- scario o Ardichino, di cui pubblicò l'U- ghelli sentenza pronunziata a'5 febbraio di detto anno, per decider la controver- sia insorta sino dall'SiS, tra'monaci di s. Zenone, e i canonici della cattedrale, circa le offerte che da* fedeli venivano fatte alla chiesa di quelli ; documento non di tutta fede, al diredi Cappelletti. Visse poco Ardecario, poiché nell* 866 trovasi sostituito Aislulfo o Astolfo, no- minato due volte in una carta di tale an- no.Neir876 sedeva Adelardo I, poiché in- tervenne al sinodo provinciale tenuto in Pavia da Ausperlo arcivescovo di Mila- no ; ed alla coronazione fatta in Pvoma da Papa Giovanni Vili (altri dicono a' 25 dicembre 875), dell'imperatore Car- lo II il Calvo. jNel seguente anno, non si sa come, Adelardo I invase la nobi- lissima badia di Nonantola, onde fu sco- municato da Papa Giovanni Vili nel- 1*877, '^ qi^ole ne die' avviso con appo- site lettere al detto imperatore, al clero di Verona, agli arcivescovi di Milano e Ravenna, e al patriarca d'Aquileia. Ma riconciliossi ben presto co' monaci di No-

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nanlola, e col Papa che nell'epistola in cui l'invitò a un concilio, io disse, tan- tae sapientiae vir. Forse per quello di Pont-Yon in Francia, a cui si recò. Le sue azioni essendo poi degne di lode, e soggetto di onore per la sua chiesa, nel- 1*898 si portò al concilio romano. A suo consiglio Giovanni prete di grande esti- mazione, ornò e migliorò la chiesa de* ss. Fermo e Rustico, in favore de' beni della quale abbiamo nelTUghelli un di- ploma di Carlo li il C«A'odeir883. E* inoltre nominato Adelardo I nel diplo- ma di Berengario I deir895, da lui im- petralo per la conservazione del teatro rovinato dal terremoto ; e nell* altro di Carlo II imperatore per s. Maria in Or- gano, deir895 dice Coleti, correggendo l' Ugheili che lo produsse col preceden- te; ed il Cappelletti dice invece di Be- rengario I, ed emanato nel 914,0 forse sarà altro, perla qual data, egli soggiun- ge, restano esclusi que' vescovi da talu- ni attribuiti a questa chiesa nel fratlem' suindicato, cioè Pietro posto dal Bian- colioi nel 906, e Giovanni memorato in questo torno dall' Ugheili (nell'edizio- ne di Venezia del 1720 non \o trovo, soltanto leggo a p. 729, del vescovo No- terio é memoria nel testamento di Joaa- nis Ticinensis episcopi patria veronen- sis, quo condìdit anno 922)^ nato bensì a Verona, ma vescovo di Pavia; non che Adelberlo, dato dal Panvinio in un di- ploma di Ugo imperatore(omegliored'I- lalia), a favore del monastero di s. Zeno nel 927, nel qual diploma avverte tro- varsi anche il nome del vescovo Noterò, per cui a un tempo sarebbero due vesco- vi di Verona. Fatto è, egli dice,che Adel- berto fu vescovo di Bergamo, bensì vero- nese di nascila (errò dunque pure 1' U- ghelli, che lo registra 54.''vescovo di Ve- rona, consigliere di re Ugo, ed a sua istan- za Berengario 1 neir89i elargì un privi- legio alla s. Chiesa di Verona; e con al- tro di tal principe nel 900 convalidò i be- ni donali a s. Maria in Organo da Ode!-

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berto prele, prodollo dairUghelli. Que- sti inoltre nana la calala degli unghe- ri, che manomisero Verona nel mo- do il più deplorando, come raccontai nel voi. XCIV, p. i53 e i56, parlando della basilica di s. Zenone e altrove. Di più riporta un diploma del 9*26 di re Ugo, che dev' essere il discorso coli* ab. Cappelletti, rogata Adalherti^ et Nothe- ni Episcoporuin lune i>iven.tium)^ e che Noterò già sedeva sulla cattedra di Ve- rona fin dal 915, come si ha da* docu- menti di tale anno (in fatti li ricorda pu- re rUghelli, lo chiama Noterò li, quali- fica di grande santità, amato da Berenga- rio I, pel quale pervenne a questa sede, riferendo il suo benefico testamento del 921). Noterò era veronese, figlio d'Ade- maro, ricco di molte terre nella Valpal- lena : eresse uno spedale in sua casa, che fu poi intitolato a s. Apollonia, e lo dotò di molte rendite; oltre a molte altre sue beneficenze, lasciò tulli i suoi beni (co- m' è detto nel ricordato testamento) a' canonici della cattedrale, coll'annuo ob- bligo d'una libbra d'argento alla chiesa di s. Zeno. Morì a* io agosto 928, e fu sepolto io cattedrale coU'epilallio che of fre rUghelli, con altri documenti che lo riguardano. Ebbe a successore nell'anno stesso lUluino del Belgio, già monaco di Corbeja, e stretto parente d'Ugo re d'I- talia: i'Ughelli scrive ch'era stato vesco- 1^0 di Liegi, per le cui fazioni sturbatosi rifugiò in Italia presso detto re, alle cui islauze fu fatto vescovo di Verona; in- di due anni dopo fu innalzalo alla sede di Milano. Nel 981 il celebre Ralerioo Hacheriolorenese, figlio del conte di Vien- na, monaco benedettino di Lobia, uo- mo religioso e ingenuo, dottisimo dell'u- mane e divine cose. SoiY\\ dure vicende per le persecuzioui degl' invidiosi, la cui deplorabile origine cominciò col primo nato da' nostri proto- genitori; laonde fu costretto a fuggire per ben 3 volte dalla sua sede : fu la i .' nel 982, e andò a Pa- V ia ; la 2." nel 9 55, e si ricov; ò presso Bru*

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none arcivescovo di Colonia; la 3.' avven- ne nel C)68, in cui rinunziò il vescovato, e si stabilì a Natnur, ove nel 974 mori e fu sepolto nel suo monastero di Lo- bia. Nel tempo del suo i.° esilio fu intru- so nel governo di questa sede Manasse arcivescovo d' Arles, il quale nel 933 ot- tenne il vescovato veronese dal re Ugo, unitamente a que'di Trento e di Manto- va, e lo tenne fino al 946, in cui Raterio fu ristabilito nella sua sede. Nel tempo del esilio, il quale fu conseguenza del pastorale suo zelo in rimproverare pub- blicamente i rotti costumi di Berengario II re d'Italia, fu intruso un Milone gio- vane di 18 anni, e vi rimase sino al 962. E finalmente 6 anni dopo, allorché Rate- rio rinunziò il vescovato, questo medesi- mo Milone ripigliò il governo della chie- sa veronese, e da quest' anno cominciò a figurarvi come vescovo legittimo. Così l'ab. Cappelletti. L'Ughelli molto scrisse di sua storia, producendo inoltre i diplo- mi seguenti: dell'imperatore Ottone I in favore della chiesa di §. Zenone, pel cui compimento somministrò ragguar- devole somma; altro di lui conferma- torio de' privilegi della s. Giiesa di Ve- rona; del conte o marchese Milo o suo testamento; e di Rodolfo li re di Bor- gogna e d'Italia, pel monastero Zeno- niano. Di Milone ancora ragiona 1' U- ghelli, riferendo altri diplomi, come di Ottone I pel detto cenobio del 967, ed altro sul medesimo. Il Malfei narra, che llduino abbate di Lobbia e poi vescovo di Liegi, caccialo da quel vescovato, si recò a cercare ricovero presso Lgo re d'I- talia, e da lui fu fatto vescovo di Vero- na : lasciò de'sermoni, e Gesti Abbatiwi Lobiensium. Ma trasferito all' arcivesco- vato di Milano, nel 93 i successe nella se- de di Verona Raterio monaco della stes- si) badia, ch'era venuto col medesimo li- duino. Qoestijdue anni dopo, unito al con- te di Verona Mione (sic), eccitò a passare in Italia contro re Ugo, Arnoldo duca di Baviera. Rimasto però vittorioso Ugo, ri-

VER kgò e imprigionò Raterio in Pavia. Fu poi ritnesso in sede, e quindi nuovamen- te espulso. Ripassate però le Alpi, dopo essersi trattenuto insegnando presso un grande in Provenza, da Ottone I impe> latore venne eletto per maestro di Bruno- nesuo fratello, il quale fu poi arcivescovo di Colonia. Col favore di questo nel gSS passò al vescovato di Liegi, ma 3 anni dopo anche di fu cacciato. Tornò in \- lalia, e per opera delio stesso Brunone fu rimesso nel vescovato di Verona ; ma do- po qualche leni pò, non già costretto, perseguitato, nju per proprio capriccio si parli e ritornò a'suoi paesi carico d'oro e d' argento. Con questo si procurò dal re Lotario una badia, cui parimente ab- bandonò subito. Morì nel 974 io Wamur, e portato a Lobia fu nobilmente sepolto nella chiesa di s. Ursmaro, coll'epitalfio in versi che produce. Passa Ma (lei a dire degli scrittori che parlarono di lui, Pan >»inio avendolo fatto molto bene,e Mabil- lon a lungo. Di sue opere tratta TAchery ne' SpicilegUy ed altri autori, ed anch'e- gli ne rende rrjgione, dichiarando che di tutte le sue opere si pensava fare un'edi- zione, contenendo i suoi scritti cose per la storia, pel dogma e la disciplina, anzi pure per la storia veronese del X secolo. Scrisse Raterio, che la gran Verona era una volta statii reputata non meno della villa di Platone presso Alene (intende TAg- cademia), e di qualunque altra per mol- titudine di sapienti famosa. Intanto suc- cesse al vescovo Milone nel 988 llderico, escludendo r ab. Cappelletti Wolfango perchè fu vescovo di Rati sbona, mentre il Coleti Tavea aggiunto sulla fede del MalTei, in base d'una membrana dell'ar- chivio della cattedrale. D' llderico 1' U- ghelli riporta il diploma dell'imperatore Olloiie in del 988, in favore del mona- stero di s. Zenone, in cui si fj speciale menzione di questo vescovo, in uno alle discrepanti opinioni sull'epoca del suo e- ^iscopato, il che si trae dal diploma di Ottone 11, che egualmenle esibisce, col

VER tìi

quale nel 988 confermò alcuni beni a' canonici di Verona. Nel 990 fu vescovo OlbertOjdairUghelli detto Oteleberto,ed anche AudberloeAdelberto,pubblicando vari monumenti e diplomi che lo ricor- dano. Adelberlo, crede Panviuio e riferi- sce Ughelli, che gli succedesse nel 1000, benché non lo registri nella serie, e dica volerlo altri succeduto da altro Olberto ricordato nel ioo8,egIi ritenendo però che siensi confusi col solo Olberto, che pare realmente vivesse nel 1008. Indi nel io 1 1 Witprando o ilpraudo o Utprandoo lld- prando, sino al 1014. L' Ughelli lo fa pre- cedere da Milone 11 nel loio, che loda per singoiare santità, riferendo 1' episto- la a lui diretta da Papa Benedetto VII (meglio Vili, se si deve ammettere). D'II- deprando virtuosissimo ci die'il diploma del ioi4 dell'imperatore s. Enrico li, a cui confermò i beni, avendo inoltre concesso un privilegio al monastero Ze- noniano. Nel 1027 Giovanni 11 figlio di Tadone signore di Garda. insigne per san- tità e dottrina, memorato nel diploma di Corrado II imperatore: fu benefico co* monaci de' ss. Nazario e Celso, donando loro la chiesa di s. Tommaso di Corlia- no, fece rinnovar la chiesa e il monastero di s. Zenone di Malcesine, e mori a' 12 ottobre 1037. lo questo VValterio ger- mano, eloquente, dotto e santo, più di- plomi leggendosi nell' Ughelli che lo ri- guardano. Nel I 046 fu al concilio provin- ciale di Pavia, e nel io5o accolse in Ve- rona Papa s. Leone IX reduce dalla Ger- mania, celebrandovi il Natale, avendo già emanato un diploma diretto all'arci- prete, all' arcidiacono, al preposito ed a tutti i canonici di Verona, confermalorio de' loro privilegi. Nel io56 eragli suc- ceduto Ezzelone o Ezelo. Nel io58 Te- baldo o Teupaldo o Dielboldoo Dorlo- boldo o Diabaith, per favore di Enrico J II : Et fare quideìiiynani eo anno Hen- riciis Verona reperìehatiir, (fuamobrern praesidem sili bene visiuiiy vacante se- de eligere poluit. Quell' imperatore Irò-

aa VER

▼andosi a Verona, Ti i novembre io55, con diploma confermò i privilegi Zeno- niani, presso l'Ughelli. Questi registrò pri- ma Dielboldo, dicendolo eletto nel io55, e poi Ezelo del io56, memoralo in un documento della chiesa de'ss. Nazorio e Celso. Poi riporta Theupaldo, ricordato in un monumento del io58 della chiesa di 8. Stefano, e in altro per quella di s. Zenone del 1061. Ritiene il Cappelletti che di Teupaldo o Dielboldo si fecero due vescovi, ma con falsa supposizione. Lo stesso dice del successore Adilperio, che fu detto anco Adalberone, e ne'do- cumenli del suo tempo dal io63al 1068 lo si vede talvolta nominato pure Àdel- berio e Aldigerio, morendo nel 1070. L' Ughelli lo chiama Aldegerio o Aldigi- no del 1060, corretto da Coleticol 1061, ricavandosi dal pubblicato diploma i be- ni donati nel 1062 al monastero di «.Gior- gio, fonóalo prò su ae ani ni ae ^la da Ca- daloo, prima vicedomino di Verona, in- di vescovo di Parma, poi antipapa Ono- rio li, per disposizione di Milo tìglio del defunto Ugone conledi Verona. Conget- tura Maff'ei che il vescovo sia slato deno- minato eziandio Altìcherio, autore d'un trattalo spirituale per utile delle mona che volgarizzato e nel i 552 stampato dal ìrescovo Lippomano. Nel loyoUsuardo oHuswart tedesco, morto nel loyS. L'U- ghelli produce un documento Zenoniano del 1071, in cui è nominato con Erman no vicedomino di Verona. Il Coleti lo fa precedere dall' altro tedesco Guglielmo canonico di Goslar, seguendo Maffei. En- rico IV nominò nel 107 3 l'alemanno Dru- none valoroso interprete delle s. Scrittu- re, accettissimo a Papa s. Gregorio VII, che lo decorò del pallio arcivescovile, con lettera riferita dairUghelli, insieme al di- ploma a fa VOI e del monastero Zenonia- no della contessa Beatrice e di sua figlia Matilde: il vescovo fu ucciso da un suo cappellano nel loBSonel io841nque sto il clero veronese elesse Sigimboldo o Sigebodo, rigettando il Cappelletti Gu*

VER glielmo sunnominato, seppure non l'eles» «e Enrico IV, e s. Gregorio VII rigettò. A suo tempo e nel 1090 fu concessa la ba- dia della ss. Trinità a* vallombrosani. L'U- ghelli, che ne loda le virtù, proditce due diplomi, uno del 1084 dell'antipapa Cle- mente III per la protezione accordata aU l'arcidiacono, preposto e canonici di Vero- na ; ed altro di tale anno, in favore pure del capitolo, di Enrico IV acerrimo ne- mico delia s. Sede. Dunque il capitola era partigiano d'ambedue. Notai nel voi. LXXXVI, p. 5, che Enrico IV im- prigionò in Verona l' imperatrice sua moglie. A tempo di Sigimboldo 1' Adi- ge inondò Verona e rovinò il ponte ^ro- pe aedem s. Slephani^ episcopiiwi fre- gerii, et aedem s. Ztiionis oratorii ir- ruperit. Nel 1094 Valbruoone-Walfre- do, nominato or con uno e or coli' al- tro nome, perciò non fu nome di due vescovi. Fece esente la chiesa di s. Maria de Marelìsio fabbricata da Aldegerio vice« domino, permettendo che la consagrasse il vescovo di Mantova. Cancelliere impe- riale, perciò fu poco accetto alla s. StAe, Hezeloo del 1 1 o r , forse eletto durante lo scisma di Clemente III, è riputato scisma^ lieo. Del legittimo Berloldosi hanno mo- numenti del 1 1 o4 e 1 1 07 : consagrò l'al- iai e grande della ss. Trinità. Nel i 108 Arnolfo-Zuffelto, dall' Ughelli e altri fu- rono creduti nomi di due vescovi, anzi confuso anco con Uberto del imi, det- to pur Beinone, mentre questo è il nome del successore. Due documenti pubblicò r Ughelli, che lo riguardano, e celebrò il sinodo in Verona. Fu vescovo immagina- rio Sigefredo, inserito nel i 1 1 3 dal Cano- bio, poiché nel i i 16 ancor vi vea Uberto, Nel II 17 Bernone, detto Biimoe Bri- mone, decoralo del pallio arcivescovile da Pasquale II, perciò non mai partigiano d' Enrico V, come il padre nemico della Chiesa; lodalo per vigilanza pastorale, vi- sitava le parrocchie urbane e suburbane. Nel 1 122, con diploma presso l' Ughel- li, Papa Calisto II confermò i beni de'ca-

VER nonici. Morto in detto anno Bernone, nel I i 23 gli suGcesseBernardo degnissi me no- bile bresciano; operoso pastore promos- se il restauro della cbiesa e monastero di s. Giorgio in Braida, che nel 1 127 asse- gnò a' canonici regolari di s. Agostino; nel I 128 consagrò la chiesa di s. Maria di Monlorio, e nel i i3o un altare in s. Maria Novella : di tutto porge documenti 1' Ughelli, insieme al diploma in favore de' vallooìbrosani d'Innocenzo II ; di più narra la beata morte avvenuta in Vero- na nel I 127 di s. Gualfardo d'Augusta, dopo aver menato vita penitente nel su- burbano Saltuello per 20 anni, e santa* niente per io nella cella costruitasi pro- pinqua alla chiesa di s. Salvatore in Cor- te o in Curia, ivi sepolto con epitaflio, chiaro per miracoli, celebrandosene la festa a' 20 aprile. Morto Bernardo nel 1 135, subito il clero veronese gli surro- gò Tebaldo o Teobaldo arciprete della cattedrale. Nel seguente l'imperatore Lo- tario li confermò i privilegi del capitolo cattedrale e lo prese sotto la sua protezio- ne, ed a sua istanza g^i concesse S.Giorgio maggiore con diploma riferito da Ughel- li, Questo dite pure, che nel 1 138 pri- die kal. ocloh. cium Lolharius inip. ex Ilalia in Gernianiani reverteretur, in agro P^eron.morluusest. Veramente mo- rì a* 4 dicembre i iZj in Bretten presso a Trento. Nel i i4o il vescovo inlerveu,- ue alla consagrazionedella rinnovata chie- sa di s. Giorgio in Canonica detta di s. Elena, fatta dal patriarca d' Aquileia so- lennemente, come si apprendeda più mo- numenti interessanti nell'Ughelli, in uno al diploma d'Innocenzo 11 iufavoredel- l'arciprete e canonici della cattedrale, da lui e da 12 cardinali sottoscritto. Tebal- do ottenne nel i i4^ ^^ Eugenio 111 la bolla pubblicata dall' Ughelli e corretta- mente dal Cappelletti, in favore di tutti i copiosi possedimenti di sua chiesa, ricevuti sotto la protezione della s.Sede,sottoscrit- ta dal l'apae da 17 cardinali. Inoltre nel- r Ughelli sono riferiti molli diplomi ri-

V E R 23

guardanti la chiesa veronese, anche di A- lessandro IH, non però del tempo di Te- baldo, e quello dell'imperatore Federico I del 1 1 54, di nobile privilegio a favore del vescovo e de'suoi successori. Mori Te- baldo in odore di santità nel 1 157 e fu sepolto nella chiesa di s. Croce di Citta- della, oggi de'cappuccini. Nello stesso gli successe Ognibene de'conti Nogaroli: l'U- ghelli lo chiama pure Fraler Bonasie il Coìei'ì Homobonus. Familiarissimodi Fe- derico I, giiem Gennaniam in haliant venientem (nel 1 158), magna veronen- sìumfrequentìa^ et honoriflcentia siisce- pit,a quoPrincìpis imperii titillo nobilita' tus est, interfuitque Roncalia conventui^ ut narrai Otto Frisingensìs^ ab eodeni imperatore celebrato in anno ii58. Il vescovo nel 1 1 60 fabbricòla sagrestia deb la cattedrale; e nel i 172 rifabbricò l'e- piscopio, ad honorem Dei et s. Zenonis eteodem anno vii die intrante julio com- busta est civilas Feron., fu scolpito nella lapide. Nel i 174 trasferì i corpi de' ss. Biagio e Giuliana nella chiesa de' ss. Na- zarioeCelso,alqual monastero nel 1 i58 ottenne da Papa Adriano IV diploma privilegi, riportalo con molti altri do- cumenti dall' "Ughelli; tali sono pure il privilegio largito da Federico 1 al mo- nastero Zenoniano, ed a' canonici della cattedrale; la conferma de' privilegi de' canonici di Alessandro III, il quale come notai a suo luogo onorò nel i 1 7 7 Verona di sua presenza, e vi celebrò sagre fun- zioni; e quelli di Lucio III che vado a ri- cordare. Questo Papa, come già dissi, ven- ne in Verona nel i i84 per adunarvi un concilio, che descriverò in fine, e con suoi diplomi, Datum Feronae^ dell' 1 1 set- tembre, commendò r arciprete e canoni- ci; del I. "dicembre, prese sotto la prole- zione di s. Pietro i beni e le persone con- gregationem ut vocant Cleri intrinseci Feronensis, da lui e da 1 1 cardinali sot- toscritto (vi è pure il diploma del 1 177 di Federico I, che ricevè nella sua impe- riai grazia Congregalionis Feronensium,

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datimi yenctiìsapiids. Marcum^^kal. septtmb. E qui l'Uglìelli dice : Caeterwn s. Ferontnsein Cougregalionern vetu- stissima tn fui s se rcperimusin testamen- to Joannis Episcopi Ticinensis anno 922 condito. Uhi Sacerdotunis. Vero- nensis Ecclcsinr Scholn K>ocatai\cujns antiquitalem^ praemincntiam, caelera- que scitu digna non tacucrunt ejusdeni monumenta in hunc modum. Dopo aver- lo riportato, soggiunge: Extant alia Summorunx Ponti ficum privilegia eidem s. Congrega tionis praecipue Urbani HI concessa) j-\\ diploma de' 1 3 giugno i i85, col quale ad esenjpio d'Alessandio III, prese sotto la prolezione della s. Sede il monastero de' ss. Pietro e Vito di Cala- "wena, sottoscritto dal Papa e da i4 car- dinali. Mentre il Papa Lucio Illcolla cor- te e curia dinnorava in Verona, a'22 ot- tobre I i85 morì Ognibene, e per la cir« costanza eziandio del concilio, i suoi fu- nerali furono decorati della presenza di lutti i cardinali, vescovi e altri prelati, che si trovavano allora nella città, pon- tificando il cardinal Uberto Crivelli arci- vescovo di sua patria Mdano. Itnmedia- tamenle fu eletto dal capitolo per succes- sore il loro arciprete Riprando. Indi Goffredo patriarca d* Aquileia consagrò con solenne pompa la chiesa di s. Maria Antica il g novecnbrei 18 5, al modo ri- ferito dalla lapide presso CJghelli.

Già narrai, che a* id dello slesso no- vembre I 1 85 morì in Verona Papa Lucio I II, e gli furono celebrale ^olennissime ese- quie. Il cadavere fudeposto avanti l'altare maggiore della cattedrale. Senza vacar la Sede apostolica, subito fu eletto Papa il suddetto cardinal Crivelli, che prese il nome di Urbano III. Avendone di sopra abbastanza ragionalo, anche sull'epoca dell' elezione, opina l'ab. Cappelletti che seguì nel i 2.** gioì no della Sede apostoli- ca vacatile; imperocché, soggiunge, i car- dinali che qui si trovavano, tennero il lo- ro conclave nel palazzo vescovile, ed eles- sero Papa a' 7 dicembre il milanese car-

V E R dinal Uberto Crivelli, il quale assunse il nome di Urbano lll.IIMalfei nel lodare lo storico vero»ieseCanobio,avverte the «re- golò gli archivi più antichi e più cospicui di Verona, ma secondo l'uso per luoghi e non per tempi, e non senza molti equivoci presi da lui nel conlenulo delle carie e del- la lettura". Anche l'ab.Cappelletli è anda- to rilevando gli errori suoi nella serie de' vescovi, come io ho ripetuto; ma quanto all'epoca della sede vacante ed elezione di Urbano III 1' ha senza critica seguito, ri- producendo ancora il suo brano, c!ie vado riferendo eziandio più avanti, nelraccou- lare le solenni relative cereujonie. Mi é indispensabile, pel già più volte notato, r osservare di passaggio, che il Platina, Le Pite de Pontefici ^ dice Urbano 111 crealo a'i5 novembre i 1 85. Il Panvinio, Epitome PontificumRonianorum^\o vuo- le eletto in vigiliis doniinicae Natività- tis hoc est IX kalend. januarii. Coronai tio anno Doniinicae i i85 die Natalis Domini l'eronae in calhedrali Ecclesia, Trovo nel Ciacconio, Historia Ponlifi- cum. Urbano Ili siiffectits est a ij car- dinolibus^ viikal. deceinbris[7.5 novem- bre), qui fui t festuss. Calcrinae v, et ni.^ et dìes obitus Ludi Tertii. Coronati» Vili kaL januarii (25 dicembre) i i85, Veronae in cathedrali ecclesia. ì^eWAd- ditio del Viltorelli, e nella Nova Addi- tio deli'Oldoini, nihilin contrarium. Sen- za osservare altri, scrisse il Sandini, f^i- tae Ponti ficum: Urbanus III anno Chri- sti I i85j eodemdie^qno Lucius Illesi scpultus VII kal. decembr.{i5 tìovem- bie), essendo morto, vili kal. decembr. (24 novembre). Si vede dunque, che Ca- uobio o copiò il concittadino Pauviiiio, o dallo stesso fonte apprese le notizie, che non sembrano esatte. Quantoalla co^ ronazione, di sopra la dissi col MalFei se- guita nella chiesa di s. Pietro in Castel- hi, e Col Novaes Storia de' Pontefici^ e col Ferlone, De' viaggi de' Ponte fici^ dissi ch'ebbe luogo il i." dicembre. Rir porta adunque l'abbate Cappelletti, col

VER Canobio, Annali^ \\h. 6 : » Si>bilo fot- ta r elezione, i cardinali accoinpagna- l'ono il Papa nella chiesa del duomo, e quivi concorse tulio il popolo, il quale niosliò grandissima allegrezza, perchè mollo amava il dello Pontefice, per- chè era lombardo e di città così amica e confederala a Verona, come ancora per- chè vi era stato molti giorni prima del concilio legato del Papa Lucio 111. Fu po- sto nella sedia, e cantato il Te Deiim ri- tornarono al palazzo, e per tutta la città con diversi segni d'allegrezza ciascuno mostrava il contento che di così fatta ele- zione sentiva. 11 giorno seguente i princi- pali della città gli andarono a baciare i piedi, e a rallegrarsi della sua esaltazione: a quelli, olire 1' essere stati umanissima- mente accolti, parlò (com'egli disse) co- mese fosse un cittadino veronese, dicendo che essendo lon) bardo e milanese era an- cor veronese, e ujolto obbligalo insieme co' suoi milanesi a* veronesi, per gli aiu- ti che ne'maggiori loro bisogni avean ri- cevuto, massime nella Confederazione di Lombardia. Ringraziò tutta la città del molto onore e delle molte cortesie ch'e- gli avea ricevuto jcome legato e come car- dinale, e poi come Pontefice, alla quale con parole eflìcacissime fet e molte offer- te, di che restarono tutti soddisfattissioìi. Visse nel pontificato il mesi e »5 gior- ni (dice il Novaes un anno, io mesi, e aS giorni: il Papebrochio,z« Propylaeo^ pospone un giornoall'elezione e alia mor- te, dicendo che fu eletto a'-aò novembre I 1 85 e morto a'20 ottobre 1 187; la co- ronazione assegnandola agli 8 dicembie), e stette in Verona quasi lutto questo tem- po. Cantò due volte messa nella chiesa di s. Pietro in Castello, il 2.° giorno di Pasqua di Risurrezione i 186, e il gior- no de' ss. Pietro e Paolo, e concesse gian- dissima indulgenza a quelli che si tro- varono presenti, oltre molte altre in- dulgenze a della chiesa (!' Ughelli ne of- fre i documenti).... L'anno segiienle il Papa consagrò la chiesa cattedrale a'

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i5 sellembre in domenica, ma prima fece un sermone sopra al pulpito a tulio il popolo,persuadendoloa continuare nel- r unione e nella pace, nella quale allora per grazia di N. S. Dio si ritrovava, es- sendo che con la sua autorità era segui- ta parentela Ira'Sanbonifaci ed i Monti- coli (i conti di Bonifazio ed i Montecchi), e che in (juel giorno concesse indulgenza ogni anno alla detta chiesa, che in perpe- tuo dura, come si contiene nella bolla. Pochi giorni dopo partì di Verona eoa dispiacere universale di tutta la città, mas- simamente che s' intese che in Ferrara a' 22 d' ottobre era pissato a miglior vi- ta, avendo quivi sentita la sconfitta de* cristiani in Soria,ela presa di Gerusalem- me per lo Saladino sultano d' Egitto'*. In tutto il tempo che Urbano III rima- se in Verona, soggioinò nel palazzo ve- scovile, mentre il vescovodi/norava nella casa della chiesa di s. Giorgio, intitolata poi a s. Eiena, come ripelei : ciò è prova, che r episcopio non era per anco ridotto all'ampiezza nella quale si ridusse due se- coli dopo, come di presente si vede. Nella dimora d' Urbano 111 in V^erona, emanò i seguenti pontificii diplomi, che abbia- mo neir Ughelli, colla Datwn Feronae, ■Primamente con due lettere de'23 marzo e <le' 22 sellembre i i 86, confermò a'ca- nonici della cattedrale di Verona tutti t privilegi eh' erano stali loro concessi, e decise un litigio di confine tra le contra- de di s. Vitale e di s. Paolo, la i.' delle quali chiese era de' cavalieri templari. \u ampio documento si legge la descrizio- ne della coosagrazione fatta dal Papa del- la chiesa di s. Giuliano de Lepida o Le* pia nel distretto di Verona, alla presen- za di 12 cardinali, de'palriarchi d'Aqui- leia e di Grado, degli arcivescovi di Ra- venna, di Magdeburgo, d' Arles, di Bari e di Magonza ;di molli vescovi e di mol- ti personaggi laici inclusi vamente al mar- chese di tutta la Marca di Verona Er- manno tedesco; concedendole quindi il Pap^ un privilegio. Segue il documento

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della consagrazìone della cattedrale di Verona, fatta da Uibano III, coli' inter- vento di ragguardevoli personaggi e la concessione di privilegi. E giunto a Fer- rara, il Papa emanò un diploma a' 1 5 ot- tobre 1 187 a favore dell' abbate e mo- nastero di s. Zenone, ricevendoli sotto la protezione della s. Sede. Da altro docu- mento dell' archivio delle monache d'A- "vesa, si ricava che nel i 187 Urbano 111 permise a Verdiliaalbergalrice dell'ospe- dale di capo di Borgo Lecco d'erigervi una chiesa a s. Barnaba, per la cui fon- dazione le mandò una pietra di marmo triangolare.

Tornando al vescovo di Verona Ri- prando, egli fu confermato dall'impe- ratore Federico I, si trovò alla morte di Lucio Ili e all'elezione di Urbano 111, in un tempo dunque assai memora- bile, poiché Verona quasi fu converti- ta in Roma papale, per la residenza del Papa, della curia e corte pontificia, colla celebrazione delle più auguste sagre fun- zioni. Per le sue virtù, assiduo zelo pel divin culto, amore pe* poveri, si rese ben accetto al popolo. Da un documento U- ghelliano rilevo, che nella canonica di Mi- lano, alla presenza di cardinali e vescovi, ede'principali capitolari di Verona, Fe- derico I investì Riprando de loto hono- rem et dislricUi, qiiod imperìum habet in Episcopatu, et Comitatii Feronae seciin- duin antiquum consuetuni usum.Quofa' do praenoniinatus Episcopus statini fé- cit eifididitalein sicut principi suo Ini- peratori^ et ejusfilius Regi Henrico VI, tamquam suo Regi, et quod adìuvahit cuni manutenere regnuni, et imperìunt^ et coronam, etpraecipue civitatis Vero- nae cuni tota suo Comi tatù, et Districlu cantra onuies honiines, et supradictus archiepiscopus Maguntinus, qui dedit fidelilatem, statini fidelitatifacta dicit d. episcopo Riprando corani d. Impera- lorcj et corani omnibus suprascriptis. Morì Riprando a' 25 giugno 1 188, e to- sto dal clero e popolo ne fu eletto succes-

VER

sore, o nel 11 89 come vogliono Maffei e Cardella, il cardinal AdelardoII Catta- neo di Lendinara, allora nel Veronese. E- gli era stato canonico e maggiore precen- tore della cattedrale, creato cardinale in Verona da Lucio IH, e quindi mandato da Clemente III (eletto in Pisa a' 19 di- cembre I 187) legato in Oriente, trovan- dosi a quell'epoca all'espugnazione d'Ac- cona o s. Giovanni d' Acri, con Filippo II re di Francia, Riccardo I re d' Inghil- terra, ed una brava schiera di veronesi, ac selce ta multorum nobillum veronen- slum cruce signatorum ala, dice Ughel- li, ed il Papa 1' approvò. Terminata la le- gazione si recò in Verona, e santamente ne amministrò la diocesi , siccome ottimo e sapientissimo. L'Ughelli presenta molti diplomi e monumenti del suo operalo. Nel II 94 consagrò la chiesa de' ss. Apo- stoli, antichissima e restaurata, esistente già a' tempi di Pipino re d' Italia, e nel I 107 appellavasi basilica, con canonici e arciprete, avente soggette le chiese di s. Agnese e di s. Teuleria. Contribuì alla ri- fabbrica della chiesa de'ss. Rustico e Fer- mo, avendo nel i 197 concesso indulgen- ze a chi vi avesse cooperato con oblazio- ni. Nel 1209 confermò le giurisdizioni e i privilegi de' canonici di sua cattedrale, ad istanza del tesoriere della medesima. Nel 1 207 permutò colla comunità di Ve- rona il castello di Legnano, e tutti i di- ritti e le proprietà che vi aveano ì vesco- vi, col castello di Monteforle e altrettan- te giurisdizioni, che ne portarono perciò al vescovato il mero e misto impero; per- muta approvata da' legati d'Innocenzo llljdi cui si hanno 4 lettere dirette al cardinale. Egli s'intitolava: Adelardus sola divina grati a S. R. E. Cardìnalis, Veronae humilis Episcopus. Nel i 2 [ 4 rinunziò la dignità episcopale e morì nel- l'agosto 1225, secondo il Cappelletti. II MalFei invece crede intorno al liio, ed io col Cardella nella sua biografìa dissi nel 121 2. L' Ughelli nel 1 2 r / o al prin- cipio del 12 12, aggiungendo la sentenza:

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Veritas fllìa lemporuni ; e siccome fu tumulato io s. Zenone, lipoila Tistro- mento dell' invenzione del suo cadavere eseguila nel ió4^. Indi gli per succes- sore Abundonio, biasimato per ignoranza e pravità di vita ; ma durò per pochi me- si: gli si attribuisce aver nobilitato la chie- sa de'ss. Giorgio ed Elena, e fu dipinta la sua efiìgie nell'aula episcopale, come af ferma Canobio. Il Cappelletti esclude af- fallo Abudone, come lo chiama Pan- \inio, che pure l'ammette, e per suc- cessore al cardinale, Norandino già ca- nonico maggiore della cattedrale, eletto con tutti i voli nel 12 12 (epoca corri- spondente alla morte del cardinal pre- decessore). Si fa memoria di lui nel 1220 nella lapide esibita dall' Ughelli, del monastero suburbano di s. Maria Malris Domini. A suo tempo furono in- trodotti in Verona i domenicani, in cui tosto fiori il veronese s. Pietro Martire, la cui festa si celebra in Roma dalla con- gregazione della s. Inquisizione^ nel mo- do che descrissi nel voi. IX, p. 187 e al- trove. Documenti spellanti a Norandino 81 leggono nell'Ughelli, che confermò tut- ti i privilegi del capitolo veronese. Morto nel 1224, il Panvinioe rCghelli glidie- rono per successore Adelardo 111, ed a questi Witfredo. Ambi rigetta Cappellet- ti, quali immaginarii, e invece nel dello anno surroga Alberto l arciprete della cattedrale, deposto nel marzo I225 da Onorio HI, il quale gli sostituì Jacopo I da Braganza o della fau»iglia Dreganlia vi- centina, canonico della cattedrale. Di que- sta deposizione e sostituzione offre la la- pide,esislente tra la porta del campanile e la cappella del Sagramento. Jacopo I loda Ughelli, per innocenza di costumi e altre insiani virtù. Sotto di lui nel 122 5 da Onorio III furono istituiti 4 mansionari o beneficiali, con una prebenda canoni- cale vacata, sottoponendoli all'arciprele. Quel Papa e iMmperatore Federico H confermarono i privilegi Zenoniani. Nel suo vescovato s. Francesco d'Asisi, in Cit^

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tadella suburbnno di Verona, nel 1 2 3o co- struì un convento, poi segno alle crudeltà di Ezzelino III da Romano gran fautore crudelissimo della fazioneghibellina ed e- retico.Nel 1 235 il vescovo confermò le de- cime sulle navi all' abbate di s. Zenone, Morì Jacopo I nel 1 2 54 ci»'ca inBrescia,ove l'avea esiliato Ezzelino III empio tiranno. Nel qual tempo il clero elesse nel i25a Manfredo della Scala, figlio di Gioacchi- no o Jacopino, canonico della cattedrale, illegittimo per esser vivente Jacopo;anzi il Panvinio anticipa la sua nomina al 1 24 t . Non avea, dice 1* Ughelli, le qua- lità richieste nel vescovo, facendolo mor- to nel 1256. Considerandolo l'abbate Cuppelletli intruso, osserva che morto Jacopo, Alessandro IV nel I2 55 gli sosti' luì Gerardo Cossadocea; Ughelli scrive che il Papa soltanto lo confermò nel 1256. Il moslro Ezzelino III fece anche a lui soffrire gravissime angustie, e persi- no un anno d'esilio dalla sua sede, e il carcere in Brescia, ove nel 1259 morì. L' Ughelli però lo disse liberato dalla prigionia dopo la motte del tiranno, e tornato co* canonici a Verona morì nel 1261 circa. A suo tempo Alessandro IV trasferì i fiancescani da Cittadella in Ve- rona, nel monastero de'ss. Fermo e Ru- stico, ed assolvette que' canonici che a- veano parteggiato per Ezzelino III. Nel 1260 o 1261 divenne vescovo Man- fredo Roberti reggiano e canonico di Padova, sommo oratore e chiaro per vir- tù egregie, ed ammise in Verona gli a- gostiniani in s. Eufemia, da Urbano IV presi nella protezione di s. Pietro. An- ch'egli fu travagliato da' ghibellini, nel- le cui mani cadde nel 1264; io<li fu li- berato dal carcere a istanza di Papa Cle- mente IV e di Giacomo I re d'Arago- na, dopo due anni. L'Ughelli lo dice ret- tore del Piceno pel Papa Urbano IV con- troManfredi usurpatore del regno di Si- cilia, capoparte de' ghibellini, e fu allo- ra che cadde prigione. Tornò alla sua cbiesa, e nel 1 268 passato in Reggio ivi

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inr»n e fu sepolto. La sua morte Jie'oc- casiooe a grave scissura nella chiesa ve- ronese, perchè due vescovi nello slesso tempo furono eletti, Alemdino che por- lo sempre la qualifica d* eletto, e il ve- ronese Guido della Scala figlio natura- le di Mastino I signor di Verona, e ar- ciprete della congregazione del clero pa- trio, che figurò sempre come legittimo pastore. Forse A learJino fu nominato dal Papa, e Guido dal clero veronese, ovve- ro ambi da questo dissidente, ma la po- tenza nascente degli Scaligeri prevalse, e l'altro fu costretto dimorare a Manto- va. 11 Cenci chiatnò legittimo Aleardino, illegiltimo Guido. Neil 272 rese lo spi- rito a Dio in Cremona, ove per le fazio- ni erasi ritirato, il b. B^acio orefice ve- ronese, chiaro per miracoli edeposto nel- la cattedrale. Se ne legge la vita lìeìCotu- pendio delle vite de' Santi orerei e ar- gentieri. Nel 1275 il clero d' unanime consenso elesse vescovo fr. Teraidio fran- cescano, pio, eloquente e nelle sagre let- tere esercitato. Nel 1276 il vescovo col - l'inquisitore fr. Bonaconsi e il pretore di Verona, procederono ali* estirpazione dell' eresia in Sarmione, col ferro e col fuoco, e molti abiurarono i pravi erro- ri. Morì il vescovo ne' primi di febbraio 1278, e poco dopo onorevolmente dal clero e popolo gli tu sostituito d. Bar- tolomeo I monaco benedettino, consa- grato nella cattedrale. Hic electus Bo- nìncontruin archipreshyleruniy et cano- nicos veronenses una ciiin ecclesiis^tnO' nastcriiscjue adeos pertinentibits a ja- risdìctione sua exeniptos^ nec non A- (judtiensi patriarchae suhjectos esse hoc sequcnti monumento declaravit. Lo riporta l'Ughelli, insieme alla conferma de'beni fatta da Manfredo predece»!»ore a' domenicani, poi da Paolo V ratifica- ta con bolla che produce. Nel 1284 fu benedetto dal vescovo e da quello di Cit- tà Nova il cimiterio, ante facieni ec- ciesiae s. Eupheiniac. Morto d. Barto- lomeo uel 1290 1*8 uovembre, tosto gli

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successe fr. Pietro II della Scala dorae- nicauo, nobilissimo veronese di rispetta- bile integrità e dottrina, annoverato tra gli scrittori veronesi dal Maffei. Nel 1 292 Raimondo pati iarca d' Aquileia confer- mò tutti i privilegi dell'arciprete e ca- nonici veronesi, con diploma pubblicato dall'Ughelli. Per morie di fr. Pietro il, pianto da tutti, nel i 295 coll'alto pro- dotto dall'Ughelli, il clero elesse fr. Teo- baldo agostiniano e abbate di s. Fermo, dotto e di santa vita e nell'estimazione generale, che ricusò la dignità, perciò a* 1 3 dicembre restò eletto Bonincoutro ve- ronese, arciprete maggiore della chiesa cattedrale, dotto, esimio e piissimo, mor- to nel 1298 in odore di santità e sepol- to nella cattedrale, lasciando il suo in te- stamento a favore de' suoi successori, e di varie chiese, ospedali e luoghi pii. Nel 1628 apertasi la sua tomba, per trasfe- rirne altrove il corpo, fu trovalo intat- to in ogni sua parte, con istupore di tut- ti. Gli successe fr. Teobaldo lodato, che non avea voluto accettare prima del de- funto, cedendo questa volta alle preghie- re del clero e del popolo lutto. Nel suo pastorale governo, senza lasciar le sue contemplazioni e studi monastici, atten- deva ad ascoltar litigi, a visitar la città e diocesi, e ad esercitar con prontezza le (unzioni tutte del suo ministero, compi- lando costituzioni per la riforma di tut- to il clero veronese. Nel 1809 interven- ne alla pace d'Italia conclusa dal cardi- nal Pelagrue legato di Bologna, e nel i3i I alla coronazione d'Enrico VII. A suo tempo insorse questione fra il capi- tolo di Verona e il vescovo d'Adria per giurisdizioni di chiese, giudicata dal det- to cardinal legato in favore del i.°, e con- fermando r esenzione pure del proprio pastore: l'Ughelli offre i documenti, in uno ad altri di plorai degli Scaligeri e di altri principi in favore del capitolo, con diverse notizie degli Scaligeri e del ve- scovo, il (piale mori dopo 84 ^^u»' di e- gregiu episcopato Qeli33i a'iSuoveui-

VER hre, sepollo in s. Stefano. Tn questo gli venne tlietro Nicola n>ilanese, abbate be- nedettino tli Villanova, modesto, di gra- ve pietà e solerle vigilanza, cessando di vivere nel i336. Nello stesso gli succes- se Bartolomeo li della Scala de' signori di Verona, abbate benedettino di s. Ze- none, eletto dal capitolo e confermalo da Bertrando patriarca d' Aquileia, per la postulazione che leggesi nell'Ughelli; il quale prelato, per la di lui parentela cogli Scaligeri, senza dinicollà V appro- vò e coosagrò. Nel i338 i suoi nipoti Mastino li e Alberto II signori di Vero- na^con diploma esibito dall'Ughelli, con- fermarono tutti i privilegi concessi a've- scovi di Verona. Ma nelT istesso anno, perla malignità di Azzone da Correggio, il vescovo fu calunniato di tradimento presso il di lui nipote Mastino li, per ti al- tare co'veneziaoi ed i fiorentini suoi ne- mici onde togliergli lo slato. Dappoiché per la guerra mossa a Mastino 11 da've- iieziani, fiorentini e loro collegati, onde reprimere la sua cupidigia nei dilatare la signoria, dopo aver preso il grande e for- te castello di Montecchio, chiave tra Ve- rona e Vicenza, e di quest'ultima occu- pato buona parte e 3 boighi,coo inten- dimento d'assediar Verona; fece credere Azzone a Mastino II, che lo zio fosse loro unito e meditare la sua uccisione. Già deplorai di sopra, come Mastino II acce- calo dall'ira, di propria mano barbala- mente uccise il prelato zio presso la por- ta dell'episcopio a'27 agosto, ad ora di compieta, e fu sepolto subito senz'affai- to alcuna poujpa funebre. Afflitto il capi- tolo dall'acerbo caso, due giorni dopo fe- ce economo e amministratore del vesco- vato Martino arciprete di s. Stefano, e Guglielmo Zolfino vicario generale nel- la sede vacante : gli Scaligeri si dichia- rarono difensori de' beni del vescovato, fino all'elezione del nuovo pastore. Que- sto atroce assassinio desiò l'universale iudegnazione, dolore e mestizia al padre comune de'fedeli Benedelto XII, che da

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Avignone volle detestare, riprovare e punire tanta enorme empietà coi diplo- mi presso rUghelli che vado ad accen- nare, dovendosi tener qui presentequan- to ho riferito ragionando del fiero Sca- ligero omicida per espiare gravissimo delitto, oltre il molto eh' egli spese, cu- jasquideni tain nefarii sceleris expia- iioneni grandi peciiniae suinma paci- sci cani Ecclesia Romana. Frimamen- le Benedetto XII in pena dell' orrendo misfatto richiauìò a se il diritto dell'e- lezione de' vescovi di A^erona, privan- done in perpetuo il capitolo e il clero; con annullare la nomina fatta ili. "set- tembre nella cattedrale dal clero nella persona di fr. Pietro Spella pavese del- I ordine degli umiliati; mediante brevi de' 28 settembre, inviati all' arciprete, canonici e capitolo della maggior chiesa di Verona, ed a Bertrando patriarca di Aquileia, riservandosi ancora la elezio- ne del vescovo, dovendo intanto il pa- triarca amministrare il vescovato, col detto arciprete Martino. Nel seguenle il Papa indirizzò altra lettera al patriar- ca, ingiungendogli di esplorare con tutta diligenza i rei del tragico delitto parri- cida, onde procedere alla pene decre- tale da* sagri canoni e da concilii, mas- sime dal generale di Vienna, tanto con- tro Mastino II, quanto contro chiun- que altro complice e colpevole, e ciò senza dilazione e appellazione. Il pa- triarca coadiuvato da altri procedette al processo, dal quale risultarono rei Ma- stino II, e Alboino dellaScala naturale di Can Grande 1, i quali umilmente a mezzo del loro nunzio Guglielmo da Pastren- go, pentiti del misiatlo, supplicarono il Papa di misericordia e per l'assoluzione. Benedetto XII con lettera de'27 setlem- bie 1339 iujpose le pene per l'espia- zione, commellendo al vescovo di Man- tova Gottifredo di esigerle, mediante giu- ramento per l'esecuzione, e poi assolve- re i rei dall'incorsa scomunica che ripor- tai nel luogo citalo. Fr. PleUo Spella ri-

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nunzio la nomina capitolare, giaccliè an- nullala dal Papa, e più tardi Clemente VI io promosse al vescovato di Pavia. Da que- sta sede poi il Papa ri mosse il vescovo Mat- teo Ribaldi, 8*27 giugno i343 trasferen- dolo alla sede veronese, non dovendosi credere che Benedetto XII dopo l'ucci- sione di Bartolomeo il gli avesse dato a successore Teobaldo, dicendolo il Pao- vinio virtuoso e benemerito, morto nel 1 34 '.Matteo, almeno per un tempo, non fece residenza in Verona, tenendovi per l'icario fr. Tiberio degli umiliati. L' U- gbelli riporta la sentenza del vicario del patriarca d* Aquileia del i344) contro Matteo e in favore del capitolo verone- se, di sue esenzioni e prerogative, alle quali sembra avesse attentato il vesco- vo, onde il capitolo avea appellato al pa- triarca Bertrando. Morì Matteo di con- tagio il i." maggio 1348, ed a* 27 giu- gno da Viterbo il Papa io questa sede yf'i traslatò il nobilissimo beneventano Pietro Ili Pino, del quale si hanno le costituzioni per la riforma di tutto ii clero della città e diocesi, e compose an- che sermoni. A'27 luglio 1 349 Clemen- te VI trasferì Pietro ili al vescovato di Perigueux, e da quello di Melfi a que- sto fr. Giovanni Ili di Naso, domenica- no, comasco o milanese, cospicuo per dottrina e santità di vita: dimorò bre- Tissimo tempo in Verona, governando la diocesi pel vicario, per cui venne trasla- tato a Bologna a* 1 3 ottobre i 35o da Cle- mente VI, il quale nello stesso giorno no- minò vescovo di Verona ii veronese l-*ie- Iro IV della Scala figlio naturale di Ma- stino il, canonico della cattedrale. Nei i35i, ad esempio del predecessore Bar- tolomeo i, Canonicos calhedralis Ec- desine exeniplos a jiirisdictione Epi- scopali ^ suo diplomate declaravil^ o- mniaque eoruin privilegia solenmi sti- piilatione rata habuit: il documento è neir Ughelli. A suo tempo il marchese Spinetta Malaspina fondò la chiesa di s. Gio. Battista nel suburbano Sacco. Nel

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i353 rinvenutesi nella cattedrale al- quante ossa di s. Agata vergine e mar- tire, a suo onore in essa fabbricò un aU tare e solennemente ivi le collocò. Be- nemerito di sua chiesa, procurò la rifor- ma del clero colle costituzioni, rinno- vando quelle di Teobaldo e aggiungen- done altre tratte da'concilii aquileiesi te- nuti dal patriarca Bertrando. Neli36o ottenne il vescovo da'fratelli Can Signo- re e Paolo Alboino Scaligeri signori di Verona il diploma, riferito dall'Ugiiel- li, di conferma a* privilegi del vescovato e della tutela de' suoi beni assunta da essi , dal vescovo aumentati j gli Scsdi- geri altrettanto facendo col capitolo ca- nonicale. Non ostante che Pietro iV a- vesse ratificato l'esenzioni de* canonici, sulla giurisdizione insorsero gravi dis- sensioni e scàndali, e il vescovo volle ri- vendicarla, si adoperò incessantemente per ridurli alla propria soggezione e de* suoi successori, ma indarno. Lunga, di- spendiosa e deplorabile fu la lite, finché nel 1376 si venne a concordia, confer- mala dall'autorità di Randek patriarca d' Aquileia, soggetti al (|uale rimasero i canonici, e l'atto leggesi nel!' Ughelli. Es- sendosi nel i 387 impadronito del domi- nio Scaligero, Gio. Galeazzo Visconti si- gnore di Milano, fu tolto da Verona Pie- tro IV per sospetto d'infedeltà, per ade- renza agli Scaligeri, benché innocente, venendo in quell'anno trasferito a Lodi, donde poi fu pure cacciato, e andò a fi- nire i suoi giorni a Mantova nel i 393. Si mostrò benevolo co' domenicani, ma non appartenne a quell'ordine. Allonta- nato egli appena da Verona, nel 1387 sotlentrò al governo della chiesa Adelar- do ili, dal Panvinio chiamalo Aleardo, e visse pochissimo, forse morto nel mar- zo i388. A' 20 del seguente gli succes- se Jacopo II Rossi de' conti di s. Secon- do, generoso e bello della persona, inli- mo consigliere favorito di Gio. Galeazzo Visconti dominaloredi Verona; nel 1389 ottenne la conferma de' privilegi Scali-

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geri pel vescovato, con documento pro- dotto dairUghelli; insieme al dipiuma del 1892, col quale quel principe ratifi- ca ancora la giurisdizione civile del ve- scovo su Monte Forli^ Bodoliniy et Pul- ii villarum^ et terra rum Episcopatus Veronen. Ci die' pure il documento sul- r invenzione del i SqS, de' corpi (meglio parte) de' ss. Simone e Giuda apostoli, in S.Giovanni in Valle; e delle ossa di s. Gia- como Maggiore apostolo, nel Monte Gri- giano. Jacopo II dettò sagge regole per la clausura delle monache nel ( 4o i ,ed a' 25 giugno i4o5 vide l'ingresso de' ve- neziani in Verona, e il principio del loro benefico dominio,con Jacopo Soriano per pretore e Pietro A rimondo per prefetto. Ma caduto il vescovo in grave sospetto a* veneziani, siccome aderente a* Visconti, Innocenzo VII lo fece passare alla sede di Luni-Sarzana a'2 setlembrei4o6,che il can. Dima ritarda al 1412 (dice il Maf- fei, che ne' monumenti di Verona tro- va nsi memorie di Nicodemo Scaligero suo vescovo nel principiodel i4oo,di cui parla il Gobelino ne Comentari di Pio IT. Forse si confonderà con Nicodemo della Scala vescovo diFrisinga contemporaneo, e discorso più sopra). L'istanza fatta dal doge al Papa per la sua remozione, riferi- sce Ughellì. Immediatamenlenello stesso giorno gli fu sostituito Angelo Barbari- co (V.) patrizio veneto, il cui zio il i. "di- cembre divenneGregorioXII,e nel i4o8 lo creò cardinale. L'Ughelli descrive la pom- pa del suo possesso,e 1 o loda qual religioso, giusto e zelantissimo delia disciplina ec- clesiastica.Sotto di lui fu dato il monaste- ro di s. Leonardo a' canonici regolari di s. Frediano di Lucca. Assunto al cardi- nalato, rinunziò la sede vescovile, alla quale Alessandro V vi trasferì da Pola a' 26 dicembre i4^9 '^ patrizio vene- to Guido Memo, il quale pure vi fece solennissimo ingresso. Lodatissimo pa^ slore, eresse e ornò la cappella de' san- ti Zeno e Nicola nella cattedrale, e que- sta arricchì di sagri utensili per uso de'

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vescovi. Sotto di lui furono introdot* ti in Verona nell'anno 14^9 ' gesuali, a* quali assegnò la chiesa di s. Bartolo- meo io Monte; nel i435 i religiosi gi- rolamini della congregazione di Fiesole, che ottennero la chiesa di s. Michele a Porta Borsari, e poi anche quella di s. Zeno in Monte, lultociò confermando Eugenio IV con bolla presso 1' Ughelli. Guido inoltre riedificò la chiesa di s. Mar- tino di Legnago. Scrive l'Ughelli: Ipse vero ut canonicorum collegìuni suae or- dinariae juris die tieni subjectum effice- ret, nullum non movit lapidem, siida^ vity et alsity ac in casswn lahoravitj nunquani majus ah Episcopis, aiit ma- gistraiibiis, vel apiid Summum Ponti- ficem^ vel principe oppugnattun capi' taluni veronense, minusve expugnatuni extitf quani sub Guidone Episcopo, ut ex apostolicis litteris^ quas liic fideliter danius, è canonicorum tabulario, in quibusjura, liberaque eorumdein cano- nìcorum Juris dictio ab Episcopis immu- nis recensetur. Quindi ne riporta 3 di Giovanni XXI 11, contenenti altri docu- menti. Morì Guido in Venezia nel 1 45^8, e portato il suo cadavere a Verona, fu deposto nella suddetta cappella da lui dificata nella cattedrale, e dotata col te- stamento di 2000 ducatid'oro perla fon- dazione d' una mansioneria quotidiana. Nel 1439 fu eletto il cardinal Francesco 1 Condulnier(F.) patrizio veneto e nipo- te di Eugenio IV, già ambedue canonici della cattedrale, de'quali e delle loro be- neficenze, per l'amore cheaveano a Ve- rona ed al capitolo canonicale, molti do- cumenti riferisce l'Ughelli; poiché il car- dinale istituì neIi44o nella cattedrale, e il Papa confermò con bolla, il collegio degli accoliti, per decenza e maggior de- coro delle sagre ufFiziature, con vesti di color ceruleo. Accolse nella città nel 1 44^ i benedettini di s. Giustina di Padova, e die' loro il monastero de'ss. Nazario e Celso; nel i444 s'' Olivetani, a cui at- tribuì quello di s. Maria in Organo; ed

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i minori osservanti, ponendo nel i^'yi )a i." pietra della chiesa di s. Bernardi- no. Morì il cardinal Condulmer in Pio- ina a' 5 settembre \/\.53j poca residen* za avendo fatto in Verona. A* i 6 novem- bre vi fu trasferito da Treviso Ermo- lao Barbaro patrizio veneto, di esimia pietà,rendendosi assai benemeritodi que- sta chiesa, speciahnente in ciò favorito dal doge Moro, il quale con diploma, presso rUghelli, confermò i beni e i di- ritti del vescovato. Ornò con eleganza la cattedrale, e l'arricchì di vasi d'argento e vesti sagre; restaurò l'episcopio, co- struì un palazzo nel colie di Nazareth con amcnissimo orto, e ville formò in Monte Forte e in Budoloni. Fu benefico cogli ospedali, co' religiosi, colle mona- che ; istituì nuovamente 1' antichissimo tesoriere della cattedrale, concedendone Ja nomina al capitolo, del cui ulììzio of- fre Ughelii il documento, unitamente a' privilegi concessi a tale uffizio, ed alla serie di 19 tesorieri dal i454^' '679- Paolo li allìdò ad Ermolao il governo di Perugia, e poi l'inviò nunzio in Francia. Morì in Venezia a' 12 marzo i47'> e trasferito a Verona fu sepolto nella cap- pella della B. Vergine della cattedrale. Tosto gli successe il cardinal Giovanni JV Micheli i^V.) nobile veneto e nipote di Paolo 11. Ad Episcopatus possessio- netn adniiUendo, acritcr a cìvibus vc- roncnsibitf per septcnnium diniicaluni esty asserentibiis se oli ni a venetoriirn senalu decretuni obtinnisse, quo cave- batur^ ne Pontificis dignitas cuiquani deinceps daretiir, qui apud ipsos in ci- vitale non esset per/nansurus. Fcruui post diuùnam concertationeni tandem ille voli compos facluSfUt ad placandani populi invidiani magni ficenùae suae insigne aliquod specimen darei. Decorò Ja porta dell'episcopio con ampliarla, e con colonne e statue. In esso alloggiò no- bilmente nel 1488 l'imperatore Federi- co III, r Ughelii narrandone la pompa dell' ingresso e del soggiorno. L'aotichis-

VER sima 2.* dignità dell'arcidiaconato, rista- bilita nel 1475 da Sisto IV.l'Ughelli die' un catalogo di 25 di essi dall' 8o5 al 1697, perchè lo continuò il Coleti, co- me avea fatto co' tesorieri. Il cardinal vescovo ottenne al capitolo la bolla d'In- nocenzo Vili, riferita dalTUghelli, sulle distribuzioni quotidiane e le decime. Mu- nifico anche in morte, che seg<ù in Ro- ma nel I 5o2, lasciò alla cattedrale »4iOOO scudi d* oro per la sua riedificazione. X' i4 novembre i5o3 gli successe il car- dinal Marco I Cornaro (F.) patrizio ve- neto e abbate commendatario di s. Ze- no, e solennissimo r.e fu l'ingresso. Nella cattedrale, col diploma e la bolla di con- ferma di Leone X, presso Ughelii, isti- tuì una commissione, appellata mensa Cornelia^ per procurare incremento di decoro alle sagre funzioni. Morto io Ve- nezia a' 24 luglio i524 e sepolto in s. Giorgio Maggiore, i veronesi fecero cal- de istanze alla repubblica di Venezia, onde rimuoverei disordini introdotti nel- la disciplina ecclesiastica, principalmen- te per la trascuranza de' vescovi cardi- nali che non vi facevano la dovuta resi- denza. Laonde Clemente VII stimò op- portuno il troncarla serie de' vescovi ve- ronesi tratti dalla nobiltà veneta, e vol- le che questa volta vi fosse promosso un celebre genovese, ma nato in Palermo, rS agosto, cioè Gio. Matteo Giberti fi- glio di Francesco generale delle galere pontificie, di dolci costumi, rara pruden- ze e sano giudizio, dottissimo e di mollo inerito, segretario del Papa nel cardina- lato, e allora datario pontificio, ed ab- bate commendatario di t\osazzo nel Friu- li. Nondimeno, appunto pel suo ingegno, anch' egli dovette essere lungamente as- sente da Verona, occupato in molteplici e gravi affari ecclesiastici, per la sua spec- chiata integrità, ed intanto resse per lui la diocesi il domenicano fr. Antonio Bec- caria vescovo (li Scolari. Inoltre Clemen- te VII aftldò pure l'amministrazione del- la chiesa veronese ul celcbic Gio. Pie-

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tre Carafa. "là arcivescovo di Cliieli, noi cuidinale e Papa Paolo IV, come dal do- cumenlo dell' Ughelli,il quale parecchi ne riporta riguardanti il Giberti ; testimo- nianze certe degl' innumerevoli vantag- gi che procurò alla sua chiesa anche da lungi, e colle sagge costituzioni da Ini e- manale. Egli neli527 trovavasi in Ro- ma nel famoso sacco, e corse pericolo della vita, come rilevai nel voi. VII, p. I g3 e altrove. Per la sua perizia e pru- denza fu occupato in varie nunziature, come di Francia, sebbene fosse come il confidente e l'anima ne' consigli del l^a- pa, anzi da' suoi consigli pendevano le cose tutte del principato. Osserva il ba- rone Reumont, Della diplomazia ita- liana, che Giberti, uomo di stalo de'più sagaci ed esperti del suo tempo, però al pari di tanti altri s* illuse nel concetto che avea delle forze e della persevera n- Ea de' francesi, che pure avrebbe dovu- to meglio conoscere, avendo sulla fine dell'ottobre ìSi^ accettata la nunzia- tura di Parigi. Allorché nel i528 Cle- mente VII, comprimendo neir animo il dolore degli orribili fatti e l'umiliazione dell'anno precedente, nell'espugnazione di Roma, ravvici nossi a Carlo V, perchè solamente mediante l'imperatore crede- va di poter giungere a'suoi fini, in ispe* cial modo a quelli che vagheggiava per l'ingrandimento de' nipoti Medici, il Gi- berti si ritrasse e fu allontanato dagli af- fari, e tutto quind' innanzi si dedicò alla sua chiesa. Nel 1^29 Clemente VII a- vendo stabilito d'abboccarsi con Carlo V in Bologna e coronarlo imperatore, in- \iò ad incontrarlo a Genova il cardi- nal Gonzaga e il Giberti, olire 3 cardi- nali legati ; vero è però che non si tro- vò alla coronazione seguita nel i 53o, es- sendosi già ritiralo in Verona. Il Maifei crede che sia slato pure nunzio nella Spa- gna, Residente in Verona, Paolo HI ad esempio di Clemente VII, nuovamente gli aggiunse la dignità di legato aposto- lico, e sebbene lontano, io tulli gì* inte-

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ressi gravi e del pontificato, sempre lo consultò. Il Zini lo celebrò nel libro, Bo- ni Pastoris cxemplum^ Venetiis i573. Il Maffei esalta il libro stampato delle sue costituzioni, colle parole del cardi- nal Valerio, che Io tenne a modello nel- l'amminislrazione della slessa diocesi. A. suo tempo si fecero più libri spellanti al- la buona regola e all' uHizialura ecclc" siaslica : fece ancora le costituzioni per le monache. Il prelato essendo ricchissimo e pieno di spiriti grandi e generosi in fa- vor de'buoni studi, ed avendo trovato in Verona fiorire singolarmente le lettere greche, volle che a pubblico benefizio s' intraprendessero nobili e dispendiose edizioni, facendo gettare i greci caratteri poco familiari in quel tempo alle slampe- rie. Teneva egli ancora in casa copisti e- sperli per trascrivere correttamente i co- dici greci, con grandissimo stipendio. La corte di lui era illustrata da persone no- bili e di scienziati, non meno del territo- rio che forastieri; eranvi pure Marc'Au- tonio Flaminio, e il poeta Derni che molte delle sue facete e graziose poesie ivi com- pose. Nel principio del suo pastorale go- verno insorse ostinata dispula col capi- tolo canonicale, sopra i di lui privilegi e per l'erezione della prepositura 2.^ digni- tà della cattedrale, ma riuscì alla singo- iar prudenza dell'arcivescovo Caraffa di quietare le parti nel i53o con transazio- ne delta Giberlina, che Clemente VII a istanza del doge veneto confermò con bolla, la qualecolla transazione parimen- te si leggono neirUghelli, insieme al di- ploma relativo di Paolo HI, ed a quello col quale nel i536 rinnovò nell'illustre prelato la memorata autorità di legato a laiere nati in civitate ac dioecesi T'aero- nensi, con ogni giurisdizione e facollàj omnia capitala, conventus, monasteria tani virorum quam mulieriini^ et alias personas ecclesiasticascivilati^, etdioe- cesis praedictae^ prac.seriini Archipre- shytcruni, Capitalum et Canonicos,tiiac Ecclesiae FeronensiSj quamquam olini

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ob Episcopo Vcroncnsì exemptos ah nuctoritalc apostolica regcndi^ visitati- ili, corrigendi^ punieiidi in co etc. Esi- bisce puie la letlern da Paolo 111 con- teniporanearaenle inviala al capitolo ca- nonicale di Verona, per la dignità legali- zia confermala al Gibeili. Descrivendola cattedrale già dissi quanto il generoso pre- lato vi fece per nobilitarla nella forma, e per testamento le donò lutti i suoi in- dumenti pontificali preziosi per uso de' successori, adldnndone la custodia al ca- pitolo, n* poveri lasciando 6,000 ducati d'oro. Il Giberli contribuì all'approva- zione dell' ordine de' chierici regolari Teatini (f^.)^ fondato dal glorioso s. Gae- tano e dall'arcivescovo Carafa, il qua- le fu dal santo mandato a Verona ad istanza del vescovo per riformare il cle- ro, die poi volle stabilita una casa di teatini presso la chiesa di santa Ma- ria di Nazareth. In Verona si recò pure s. Gaetano per contribuire alla riforma, riuscendovi felicemente, anzi per le pre- mure del vescovo vi ritornò, ma raffre- nando le sue beneficenze verso l'ordine, altrimenti veniva esso a sottrarsi alla cura immediata delladivina Provvidenza. Mo- rìGiberti a'3o dicembre 1 543 santamen- te, commovendosi al pianto tutta quan- ta la città pe'grandi benefizi che n'avea ricevuti, e per l'opinione universale del- la sua santità. Ne recitò l'orazione fune- bre il canonico Adamo Funiani, che fece dirollamentelagrìuiaregli ascoltanti, e fu impressa dal p. jNovarrini, f^arioriim a- pusculorum. Fu sepolto nella cattedra- le con l'iscrizione riferita da Ughelli,col- l'epitaffio composto dal Fhuninio. Nel 1 544 o'' *'"^^^^*'^^^'^''^ V Lippomano pa- trizio venelOj già vescovo di Bergamo, e ottenne a coadiutore con futura successio- ne il nipote Luigi vescovo di Modone, co- me l'avea ottenuto per Bergamo. Poco dopo inviato da Paolo III nunzio nellaSco- zia, morì in Edimburgo a'9 agosto 1 548. ■Ne occupò il luogo il dello Luigi Lippo- inano patrizio veneto, che poi intervenne

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qual nunzio o presidente al concilio di Trento, e passalo nel i558 al vescovado di Bergamo, rinunziò qtiesto di Verona al nipote Ago-»lino Lippomano professo dell* ordine Gerosolimitano, suo coadiu- tore fin dall'S gennaio i 557, e divenne cifellivo a'6 giugnoi559, morto in Pa- dova a' 16 luglio I 56o, ma trasferito il cadavere in Verona fu deposto nella cat- tedrale. Quanto a Luigi, di sue diverse opere ragiona Maffei. Avvenne la sede vacante, alquanto protratta, perchè Mar- c' Antonio Anudio o da Mula ricusò il vescovado conferitogli da Pio IV, giacché vietatogli dalle leggi della repubblica, ia onta alle quali il Papa lo creò cardinale. Delle conseguenze parlai nel voi. XCII, p. 366. A'28 gennaio i56i fu elelto ve- scovo fra Girolamo Trevisan domenica- no e patrizio veneto, insigne teologo e di cospicua probità. Fabbricò il palazzo ve- scovile di Monleforte. Recatosi al con- cilio di Trento, ivi morì a* 10 settembre di dello anno: trasportato il corpo a Ve* nezia^ ebbe tomba nella sagrestia di s.Do* menico di Castello. Di sua dottrina fa te- stimonianza Madei.L' i I settembre I 562 fu dichiarato amministratore perpetuo il celebre cardinal Bernardo Navagero (y.) patrizio veneto: assunse l'uflìzio a' 12 aprile 1 563, e reduce dal compito concilio di Trento morì a' 25 maggio i565 e fu tumulato nella cattedrale. Di sua dottrina, opere e virtù, ragio- nano tJghelli e Mafiei. 11 nipote celebre Agostino 11 Falcrio (F.) patrizio ve- neto, già fatto suo coadiutore a' 18 di dello mese degnamente gli successe, poi nel i583 creato cardinale. Sedò le di- scordie tra' veronesi, eresse il semina- rio, celebrò più sinodi, istituì ospeda- li e pii luoghi per custodia delle vergini e vedove. Ridusse gli ebrei, sparsi per Verona e frammisti a'cristani, m//Y-{ fer- zo .9 cancello.';. V introdusse i gesuiti e i paolotli, ed a'ieatini die' la chiesa di s. Maria già degli umiliali. Insorte discordie giurisdizionali col capitolo, le tranquillò

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soavemente con transazione, convalidata con bolla di Gregorio XIII, proilotta dal- rCJghelli co'diversi monumenti e iscrizio- ni riguardanti il cardinale, celebrandolo per le sue doltissioie opere, che enume- ra. Di queste e di «ne interessanti notizie pur contezza il iM;iirei, stimando forse ja principale, De utililate capienda ex rehusa Fenetis geslìs.Com^oinpwxe^ Ri- tuale Ecclesiae P^eronensìs, ed il Mar- tirologio l'erone<!e o lezioni pe'Sanli ve- ronesi. Belle notizie di lui e sue opere si

le"£;ono ancora nel Cancellieri, Disser- ro '

tazìoni epistolari^ p. 24ieseg. Per le sue beneficenze il popolo veronese gli decre- tò una statua di bronzo, imperocché fu illustrata da lai la s. Chiesa veronese, co- me si trae anche dall'epigrafi onorevoli seolpite egualmente per pubblico decre- to e sparse per la città : mori in Roma a* 23 maggio 1606, donde il cadavere tra- sferito in Verona, fu deposto nella catte- drale. Il suo coadiutore e nipote Alber- to Il Valier patrizio veneto, tosto gli suc- cesse, essendo vescovo di Famagosta. E- gli era ornato d' ogtji virtù, di pietà pe* poveri, di amore pel clero e di pastorale vigilanza, degnissimo di tutte le lodi. Ot- tenne diploma dal doge veneto di confer- ma delie giurisdizioni del mero e misto im- pero del vescovato nelle terre di Bogolon, Monteforfe e Poi, pubblicato dall' CJ- ghelli. Mori in tempo di peste nel Pado- vano ili." settembre i63o, e fa sepolto nella cattedrale. In tempo di sede vacan- te fu posta la » ." pietra alla cappella del ss. Redentore, nella chiesa di s. Nicola de* teatini. A.'4 aprile i63i fu vescovo Mar- co II Giustiniani patrizio veneto, già di Ceneda, integerrimo e perito nelle sagre lettere. Nel principio ebbe controversie giurisdizionali col capitolo, introdusse in Verona i minori osservanti riformali ed ! somaschi, morendo nel 1649 con bene- fico testamento. Nel i65o da Ceneda vi fu trasferito Sebastiano I Pisani patrizio veneto, zelantissimo e lodatissimo pasto- re. Celebrò il sinodo diocesano nel i653,

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visitò 4 volle il suo gregge, promulgò sag- ge costituzioni per la disciplina ecclesia- stica, profuse ogni cura pel decoro mate- riale e spirituale pel divin culto. Intro- dusse in Verona le carmelitane scalze, po- nendo la f.* pietra per la loro chiesa; e* resse un oratorio presso 3. Gregorio iti Braida, ove fu martirizzato il veronese s. Pietro Martire; concesse la chiesa di s. Sebastiano a'gesuiti, consagrò lachìe^iadi s. Antonio di Padova in Verona. Nell'e- piscopio eresse un'accademia ecclesiasti- ca per l'istruzione scientifica de'chierici, proteggendo la Filarmonica, ad esemplo d'altri suoi predecessori. Zelò l'istruzio- ne religiosa del popolo, e delia dottrina cristiana pe'fanciulli.R.inunziò il vescova- to al nipote, fu fatto arcivescovo di Tes- salonica, e dopo aver disposto in favo- re della cattedrale le suppellettdi sagre, morì circa nel 1670 e vi fu sepolto. Gli era succeduto il nipote Sebastiano II Pi- sani patrizio veneto l'i i dicembre 1668, dopo aver esercitato distinte magistratu- re. Consagrò la chiesa delle benedettine di s. Antonio abbate; die'il convento di s. Bartolomeo in Monte, già de'gesuiti, a* francescani del 3." ordine ;ed a'somaschi il monastero di s. Zenone in Monte. Con accordo,riportatodairab. Cappelletti, nel 1675 terminò un litigioconVincenzoMo- lin abbate commendatariodi s.Zeno Mag- giore, per causa di benefizi e altri diritti rispettivamente prelesi. Piicoraposte le co- se perlai convenzione, durò alquanti an- ni la pace tra il vescovatoe l'abbazia; rin- novossi poi il dissidio con più calore, e fu deciso a favore del vescovato.Celebrò due sinodi diocesani nel 1670 e nel 168 5, in cui promulgò utilissimi decreti, morendo a'5 agosto 1690. Gli successe nel 1691 o i6g^ Pietro VI Leoni patrizio veneto, traslato da Ceneda, dottissimo, giusto, e- loquente e di santa vita. Fu amante del- la decorosa celebrazione delle feste, ze- lante nel visitar la diocesi, trasferì il se- minario da s. Angelo del duomo, presso s. Vitale, aumentandone lo studio. Solen-

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iieinenle nel 1697 consagrò la chiesa di 5. Nicola de*lealini, e morì a' 17 dicem- bre. \'i5 di questo gli fu sostituito Gio. Francesco Barbarigo patrizio veneto e primicerio di s. Marco, egregio pastore. Zelò il disimpegno del suo ministero, ri- misein vigore lesinodalicostilu'/,ioni,aai- pliò il seminario, visitò la diocesi, curò l'insegnamento della dottrina cristiana, restaurò la cappella di s. Carlo nell'epi- scopio, e quella di s. Gaetano nel palaz- zo di Nazareth, fu misericordioso co'po- "veri, ammise nel 1699 in Lonato le cap- puccine, nel 1712 in ss. Fermo ePiusti- 00 i filippini, e fece quant'altro con difiu- sione narra Colati. Trasferito a Brescia nel 17 i4j§h successe Marco IlIGradeni- go patrizio veneto, già coadiutore del pa- triarca d'Aquileia e vescovo in pariìbiis Phìlopolien, lodato per pietà e vigilan- za pastorale ; fu il i.° a registrarsi nelle Notizie di Roma, e nel 1725 fu pro- mosso al patriarcato di Venezia. A'2 3 lu- glio di tale anno vi fu traslato da Cene- da Francesco II Trevisan patrizio vene- Io, celebrò il sinodo diocesano, scrisse con- tro gli ebrei, Conferenze pastorali, e stampatele in Pvoma ov'erasi recato, ri- tornalo a Verona vi mori nel dicembre 1782 : sepolto nella cattedrale, lasciò il cuore alla chiesa di s. Tommaso de'Bor- gognoni, di cui era stato abbate. A* 2 marzo i733Giovanni V Bragadino patri- zio veneto, segnalò il suo governo col pro- muovere incessantemente la spirituale prosperità del suo gregge. Nel suo vesco- vato fu soppresso da Benedetto XIV il patriarcato d'Aquileia, onde la chiesa ve- ronese divenne suiìraganea della metro- politana d'Udine, indi nel 1756 il Papa interamente annullò l'esenzione del ca* pitolo canonicale, già soltanto dipendente dal patriarca, e del lutto l'assoggettò al- l'ordinaria giurisdizione del proprio ve« scovo : il tulio al modo di sopra descritto. 11 vescovo Bragadino divenuto nel i 758 patriarca di Venezia, a*r2 febbraio 1759 da Xorcello fu Iraslalo in questa chiesa

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Nicolò Antonio Giustiniani benedettino di 8. Giustina di Padofa e patrizio vene- to, il quale pel i.° nel 1762 riassunse l'e- sercizio della giurisdizione episcopale sul cftpitolo. Trasferito a Padova a' i4 di- cembre 1772, nello stesso giorno gli suc- cesse Giovanni VI Morosini, altro mona- co cassinese e patrizio veneto, venendo traslato da Chioggia, e poi morendo nel I 789 assai compianto. Nel descrivere l'ac- cesso a Verona di Pio VI nel 1782 non potei nominarvi il vescovo: il motivo Io ricavo dal barone Henrion: Storia della Chiesa universale^ 1. 12, lib. 96. « Il ve- scovo di Verona dovea essere assai infa- stidito della presenza del Papa, perchè di recente avea diretta a' suoi diocesani tirolesi una lettera più filosofica che pa- storale, tutta secondo la massime nova- trici di Giuseppe II; avea soppresso pie confraternite, e proibita l'ammissione dell' indulgenze papali se non aveano il Placet dell'imperatore (che il pio e vir- tuoso imperatore Francesco Giuseppe I abob di moto-proprio nell'ultimo concor- dato di Vienna)*', A' 29 n)arzo 1790 Gio. Andrea Avogadro patrizio veneto già gesuita, poscia rinunziò nel i8o5 perla speranza di rientrare nella società di Ge- sù, e morì in Padova nelr8i5, tumulato in quellacalledrale.Dopo circa un biennio di sede vacante, a' 18 settembre 1807 In- nocenzo Maria Liruti cassinese di Vale- freda diocesi d'Udine, dotto e zelante pa- store. Di poi a' 1 4 luglio 1817 scrisse la seguente lettera a Pio VII, riportala nel- la collezione delle Dichiarazioni e Ri- trattazioni degV indirizzi umiliale a Pio VII. « Beatissimo Padre. Un dovere mi chiama a presentarmi con questa u- milissima a Vostra Santità, il quale do- vere riguardal'indi rizzo che nel 181 I pre- sentai al governo, che allora regnava. Dal- la benignità di Lei, Santissimo Padre, io mi compromettei compatimento sopra un alto estorlo da tempi di oscurila e di confusione. Ed in questa mia fiducia mi confermò la risposta piena di clemenza,

VER di cui Ella si degnò onorarmi per occa- sione d'averle io presentate le mie con- gratulazioni e quelle de' miei verone- si sopra il suo glorioso ritorno a' suoi Stali ed alla sua Sede. E scorgendo in seguito dalla paterna benevolenza di Vo- stra Santità secondati altri miei alti di filiale ossequio e dipendenza, io tenea- mi tranquillo sopra l'affare di quell'in- dirizzo. Giuntami però notizia, ma da due mesi in qua soltanto, che altri prelati d'Italia aveauo quasi a gara rassegnata a Vostra Santità scrittura in disapprova- zione del loro rispettivo indirizzo, non la- scio io ora di fare il medesimo. Ed alla Santità Vostra dichiaro, che vorrei non aver fatto quell'indirizzo^ essendo io sem- pre slato premuroso nell'animo di non riportare in alcuna cosa mia la disappro- vazione di Vostra Santità. Considero an- che quell'atto come contrario alla filiale pietà, siccome dato io tempo che il San- tissimo Padre era tenuto io afflizione ed angustie da un duro e violento domina- tore. Qui però mi permetta Vostra San- tità di esporle come nell'indirizzo, che stamparono a Milano, mi furono ommes- se le seguenti parole di s. Cipriano de U- nit. Eccles. z=zz Che il Primato e dato a Pietro^ affinchè siavi una Chiesa sola di CrisiO) e sia\.n ne* Successori di Pie- tro il centro dell'Unità di questa Chie- sa. n= Tutte queste parole mi sorpassa- rono nella stampa ; parole che da me si erano aggiunte per professare in faccia a quel governo il Primato di Pietro e suoi Successori. Ora mi rimane di supplicare umilmente Vostra Santità dell'apostoUca benedizione in segno di perdono, con tut- to il mio capitolo che concorre a que- st'atto con me, le baciò i santissimi piedi. Di Vostra Santità. Verona i4 luglio 1 8 i 7. Uin!* Dni° Servidore, Ubbnì° figlio Innocenzo Vescovo di P^erona^\ Nel se- guente 18 18 questa chiesa divenne suf- fiaganea della patriarcale metropolitana di Venezia, nella quale occasione fu tol- ta alla diocesi la parrocchia di s. Ma-

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ria di Cinto, e fu aggregala a quella di Padova. Nel 1827 morì il vescovo Li- roti, e Leone Xll nel concistoro de* i5 dicembre vi trasferì da Treviso il tirole- se Giuseppe Grasser, al cui tempo Grego- rio XVI a' 17 novembre 1837 dichiarò il culto immemorabile del b. Evangelista veronese, sacerdote agostiniano j asse- gnandone la festa a'20 mar^o. Non grave d'anni, ma pieno di <nerili e di viriti, mo- ri mg." Grasser a'22 novembre 1 889 con universale cordoglio. Verona a gran vo- ce pianse sull'onorata tomba dell'amato padre, con le lagrime reudendogli quel solenne tributo di uffici, che pietà, religio- ne, amor filiale ed indelebile riconoscet?- za a lei richiedevano. La memoriasua vi- vrà certo perenne ne'cuori veronesi, non meno che ne' fasti illustri di loro chiesa. Gregorio XVI a' 1 4 dicembre 1840 pre- conizzò vescovo Gio. Pietro Aurelio Mul- ti abbate cassinese "di Praglia, della dio- cesi di Bergamo ; dotto, zelante e lodalo pastore, meritò d'esser promosso a* i5 marzo i852 al patriarcato di Venezia, nel quale articolo l'encomiai. Nel mede- simo concistoro il Papa Pio IX promul- gò vescovo di Verona mg.' Giuseppe Tre- visanalo di Venezia, canonico teologo quella patriarcale, pel cui processo io a- vea giurato legalmente con dovuto allo elogio, essere egli degnissimo e idoneo pastore della s. Chiesa di Verona; però a questa non fu dato goderlo, perchè a' 26 del susseguente maggio l'imperatore Francesco Giuseppe I lo nominò all'arci- vescovato à' Udine (^.), e tale fu preco- nizzato in concistoro a' 27 settembre di detto anno. In questo stesso concistoro il Papa Pio IX dichiarò vescovo di Verona Luigi Guglielmi di Lissa, diocesi di Lesi- na in Dalmazia, già vescovo di Sculari ; ma neppur questo vide la sua chiesa. Men- tre il degno prelato si disponeva a recar- visi a prenderne il possesso, infermatosi gravemente a Zara, spirò nel bacio del Si- gnore a'29 gennaio i853, per la violen- za del male. A' 3 1 il suo cadavere con

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pompa decorosa e fuuebre, onorala dal- l'arcivescovo mg/ Godeassi, fu portato alla inelropolilana, magni ficameute pa- rala a luUoedoviziosameii'e illuaiiuala, ponlincaudo la solenne messa mortuaria lo stesso metropolitano, in mezzo alla ge- nerale commozione e compianto. Finiti i funerali, la spoglia mortale dell' egre- gio estinto fa accompagnala alia marina, ove la raccolse una barca e trasportolla allo Scoglietlo di Zara, per temporanea tomba, poiché Lissa inconsolabile di lauta perdita la volle nel suo seno. Quindi nel concistoro de'7 aphlei854ilPapa Pio IX promulgò l'odierno vescovo mg.' Benedet- looiccabona diCavalese diocesi diTrento, già lodevolmente appartenuto alle nun- ziature apostoliche di Baviera e del Bel- gio, parroco zelante di Roveredo, prepo- sto mitrato di Bolzano, canonico decano onorario della cattedrale di Trento, e di essa esaminatore pro-sinodale, lodando- lo con queste parole. Fir tandem gravi- tate^ prudentia^cìoclriiia, moriim probi- talty rcrwnque experieiitia praadiliis, et inecclesiasticis functionibus rite ver- satus, digniis ta propter censendus, qui ad mcnioralain Icronen. Ecclesiani in JEpisvopus promoveatur. Nello stesso an- no si recò in Roma ad assistere alla pro- mulgazione del decreto dogmatico del- l'I mutacolata Concezione di Maria Ver- gine, in onore della quale fu eretto nella diocesi un pubbli«^o monumento. E qui di esso dirò colla Civiltà Cattolica^ serie 2.^, t.i2, p. 108.M 11 monumento in pie- Ira fu innalzato sulla piazza di Chiesanuo- va nel Veronese dalla pietà di que' par- rocchiani, eccitala dallo zelo instancabile del suo venerabile parroco, afiine di per- petuare la ricordanza della tenera soleu- uità fallasi per la pubblicazione del dom- ina, e tramandare a'ioro posteri la memo- ria della gran definizione, imitando così, sola forse tra le città e le terre d' Italia, l'esempio dato in Roma (ne compii la descrizione ne' voi. LXXXVII, p. 281, LXXXVlll, p.234). Sopra 3 gradini io-

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nalzasl uno zoccolo col suo basamenlo, col suo tronco scolpito nelle 4 facce del dado di 4 iscrizioni e colla sua cimasa in bella armonia di proporzioni. Questo zoccolo sorregge una colonna scanalala d' ordine dorico, sopra al capitello della quale posa la statua di Maria Vergine Immacolata. Gentil pensiero fu questo, perchè, legando col mezzo di questo sen- sibde segno nella divozione della Vergi- ne SS. colla vivente generazione le gene- razioni future, assicura a questa terra la protezione di Maria Immacolata. La fe- sta poi fattasi per la benedizione del pio monumento fu tenera e solenne, e deco- rala dalla presenza di dufi vescovi, che colle loro parole incitarono il popolo alla pietà verso Dio, e al culto verso la sua ss. Madre". Dipoi fu pubblicalo: Lettera di mg/ Stefano Crosatti aW lllm.° e Rni.'' mgJ Benedetto de Riccabona^ we- ^coi^o di f^erona ec, relativa al Dlonu^ mento in pietra che fa eretto sopra la piazza di CìiiesanuovaV anno 18 55, in memoria della dogmatica definizione sali' Immacolato Concepimento di Ma- ria. SS., ornato ed abbellito con nuove decorazioni nel 1807, Verona tipografia Vicentini e Franchini 1857. » M^/ Ric- cabona regge con saggezza e carità l'alli- datogli gregge, e sempre più se ne conci- lia con le sue virtù la slima e l'affetto". Omaggio storico dell' ab. Cappelletti. Altri memorabili avvenimenti succeduti nel suo vescovato sono i seguenti. Narrai superiormente, ossia nel voi. XGIV, p. 186, r istituzione della congregazione di sacerdoti del benen»eritod. Gaspare Ber- toni veronese, nell'oratorio delle Stim- mate e contigua casa da lui fabbricata, per la cristiana e letteraria educazione della gioventù, della (juale qui trovo op- portuno darne miglior contezza, col la Ci- viltà Cattolica, &tvìe i.'f t. 12, p. 702. Il pio sacerdote Bertoni, esimio cultore d'ogni genere di virtù e dottrina, fin dal 18 IO Iddio gì* inspirò fondare un nuo- vo istituto, ed egli 1' attuò eoo (orma di

VER vita regolare in comuoe a' suoi compa" gni, e propose loro delle regole da os- servare. Indi nel i853 volò in cielo a go- dere il premio delle sue lunghe fatiche. Dopo la sua moi le la congregazione do- mandò e olteune dalla s. Sede la facol- tà di procedere alla sua pubblica erezio- ne, mediante decreto de' 1 6 aprile i855, confermato dal Papa Pio IX, avendovi appostala sua sanzione liuiperatoreFran- cesco Giuseppe I, com'era costume in- nanzi il mentovalo concordato. Pertanto fu stabilito a' 3o settetubre di farne con solenne rito la pubblica istituzione. Nel- la matlitia di tal giorno il podei>tà, ed i superiori delle religiose comunità di Ve- rona, invitativi da* pp. della congrega- zione, convennero nella chiesa delle Stiui- luale, già piena di popolo. Mg."^ vescovo lliccabona fu ricevuto alla porta dal Rev.° p. Marani superiore dell' islituto. Indi, preceduti dal Crocefisso con torce acce- se, entrarono nella chiesa a due a due i membri della nuova congregazione, e do- po il cauto del Peni Creator Spirilus, il vescovo celebrò la me^ìsa e comunicò i 3 fratelli dell'istituto medesimo. Finita la messa e apertosi il s. Ciborio, il p. Su- periore, genuflesso sulla predella dell'al- tare dinanzi al ss. Sagrameuto, fecei 3 voti di castità, povertà, ubbidienza secondo la regola. Chiuso dipoi il tabernacoloe posto- si il superiore a sedere, ricevette i voti di 4 padri e di 3 fratelli laici. Falli i voti, il vescovo tenne loro breve ed eloquente sermone, in cui animò i novelli religiosi a battere generosamente la via additata loro dal fondatore Bertoni, di cui ricor- dò le virtù e la scienza; ed esortolli a continuar cogli esempi delle loro virtuo- se azioni e colle loro fatiche ad essere non pure di ornamento, ma di utilità alla sua diocesi. Finito il ragionamento i pa- dri della congregazione, seguili da tulli i membri deli' altre comunità religiose, eh' erano presenti, entrarono processio- naloienle nella casa per una porta, e ne uacirauodairallra.il vescovo, ch'era i'ui-

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timo, chiuse dietro di se le porte della casa in seguo della posta clausura. Ed entrali quindi nuovamenle in chiesa, col canto del Te Dcii/n, fu dato (lue alla sa- gra e commovente funzione ". Lo spiri- to di quesl* istituto è di sanlamenle eser- citarsi in ogni sorte di ministero spirilua» le o letterario che giovi al piofillo spiri- tuale del prossimo, e precipuameule nel sopperire a qualsiasi bisogno, anche im- provviso, del vescovo e de' parrochi, sen- z* alcuna ricompensa umana, chiuden- done perfino ogni adito a cure perpetue, non che a dignità e preminenze ecclesia- stiche. Consentaneo a questo fine è il no- me assunto da (|uesto nuovo islituto: i suoi membri chiamausi jMissionari A- postolici in aiuto e servizio de\'escovi ". Fu stampato in Verona: Cenni intorno alla Congregazione de' sacerdoti ec. In- oltre il vescovo attuale ebbe la consola- zione dì veder eretto l'ospedale de'pp.Beu- fralelli,pelqualeslabilimeotonon perdo- nò cure e faticlie il presente, degnissimo e ottimo priore Rev.°p.Gio.M.' Alfìeri,beQ- che sacerdote, e ciò mediante dispensa a- ppstolica, assai benemerito e vero orna- mento del suo illustre ordine. Egli di re- cente ha pure fondato un altro convento- ospedale in Mantova, meritamente aven- dolo decorato cou insegne equestri l'en- comiato monarca Francesco Giuseppe I. Non posso dar contezza, per mancanza di tempo, della Breve notizia sull'ordi- ne ospitaliere di s. Giovanni di Dio detto Fate bene fratelli ^ dalla sua ori- gine fino a* nostri tempi ^ pubblicata al- l'occasione dell'erezione del nuovo con- vento-spedale de* ss. Zenone e Carlo in Ferona, dedicata al Rev.'* p. Pietro Paolo Deldda superiore generale del- l'ordine suddetto. Verona slabilimento tipografico vescovile Viceulmi e Fran- chini 1 855. Egualmente nulla posso di- re della stampa riguardante : L'inaugu- razione del convento-spedale de' Fate bene fratelli in Mantova il giorno 1 1 novembre i858. Vi si trovò preaeutcil

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Itìtialo p. generale, olire rarcìduca Fer- dinaiitlo Massimiliano governatore ge- nerale colla serenissima Consorte. Seb- bene poi dichiarai non poter narrare gli strepitosi avvenimenti succedutisi ra- pidamente in Italia nel corrente anno 1859, qui dirò solamente, che dopo san- guinosa guerra tra T Austria, e gli allea- ti Francia e Sardegna, Napoleone III of- frì la pace a Francesco Giuseppe I,che r I I luglio in Vilìafranca ne stipularo- no i preliminari, fra'quali la cessione del- la Lombardia all' imperatore de* france- si, il quale la rimetteva al re di Sarr degna, eccetto le fortezze di Mantova e Peschiera, oltre Borgoforle, che col ^e- gno Fendo, fino alla linea del Mincio, restano all' Austria in pieno diritto di proprietà. Laonde le fortezze di Legna- go e \erona continuano a formare, col- le altre due nominale, il formidabile e strategico quadrilatero. In verun caso poi, i'imperalored'Austria non accorderà mai ad alcuna potenza il diritto di fare entra- re un solo soldato nelle quattro fortez- ze rimaste in suo possesso esclusivo. Tan- to riferiscono i giornali più accreditati. Prima per altro di abbandonare quanto scrissi finora intorno la serie dei vescovi Veronesi per seguire le tracce dell'Ughel- li, del Malici e del Cappelletti, mi fo de- bito di ricordare quella che secolo per se* celo n'ha tessuto e stampato l'eruditissi* DOG ab. d. Giuseppe Venturi nel più voi- te ricordalo t-uo Compendio della Sto- ria sacra e profana di Verona, alla cui somma autorità, massime pei primi se- coli, rimetto pienamente il lettore. Scrisse il Mall'ei. La diocesi di Verona per ampiezza ha poche eguali, poiché ol- tre al Veronese, ch'è grandissimo territo- rio, ha sotto di non poca parte, e gros- se e nobili terre comprende del Trentino, del Mantovano, della riviera di Salò e del Bresciano, procedendo fin a quasi io miglia da Brescia. La rendita era tale, che ne' libri della camera apostolica fu coubiderata in eguaglianza colla pinguis-

V E R sima del vescovato di Padova; ma da qualche tempo per deterioramento ne'be- ni é non poco scemala. Leggo nell' ulti- ma proposizione concistoriale, i frutti ad ogni nuovo vescovo sono tassati ne* libri della camera apostolica a fiorini 1 200, le rendite ascendendo a circa 5, eoo scudi ro- mani, non gravati di pensioni. La diocesi si estende per quasi 100 miglia e com- prende 2 56 parrocchie, di cui 1 5 in città, una nella provincia di Rovigo, 4 in quella di Mantova, 16 in quella di Brescia, 220 nel Veronese. Tutte poi sono suddivise iu 46 vicarie.

Concila di Verona.

Il i.° fu celebrato nel 967 da Raterio vescovo di Verona, per fare eseguire i de- creti del concilio di Ravenna, tenuto nel- lo slesso anno. Il 2.° e provinciale aduna- to nella cattedrale nel novembre 994 o meglio nel 995 da Giovanni IV patriar- ca d' Aquileia, coli' intervento de'vesco- vi di Verojia, Vicenza, Treviso, Trento, e due altri. Ne fu la causa perchè alcuni chierici che abitavano presso le chiese collegiate unite all'abbazia di s. Maria in Organo, come di s. Maria Antica e di 8. Margherita, per la tradizione non vole- vano più intervenire al sinodo, alle processioni dal vescovo Giberto intima- te, né osservar quanto 1' allre chiese di Verona osservavano, come il non cele- brar messa pubblica ne'giorni solenni in- terdetti dal medesitno vescovo, cioéquan- do il vescovo proibiva il dire la messa nel- le parrocchie affinché riconoscessero il proprio pastore portandosi a celebrarla nella cattedrale. Di ciò querelandosi nel sinodo Giberto, si alzò Lamberto vesco- vo di Vicenza, già arciprete della chiesa veronese, e testificò che a tempo suo i det- ti chierici prestavano al vescovo di Vero- na in tutte le nominate cose ptmtuale ubbidienza ; e lo stesso accertarono tulli gli alti i preti e diaconi di Verona, presene ti nel concilio. Allora il patriarca aquileie^

V E II

se, ricordaiulo esser giii«la e secondo i canoni la domanda di Olberlo^ ordinò di consenso di tulli i vescovi e sacerdoli, che i cliieiici delle ricordatechiesein liit- le le tuenlovate cose dovessero ubbidire ai vescovo di Verona, benché le chiese fossero soggette alla giurisdizione del pa- triarcato aquileiese, e perciò esenti dalla giurisdizione dell'ordinario. II 3.°concilio fu tenuto forse nel ioi4 in presenza di Papa Benedetto Vili e dell' imperatore s, Enrico II, per terminare le differenze fra* patriarchi d' Aquileia e di Grado. Ciò può essere avvenuto quando il Papa fuggendo da PLoma nel io 12, a ciò co- stretto dagli scismatici fazionari dell'an- tipapa Gregorio, ed insieme per invocar l'aiuto di s. Eurico 11, si condusse in Ger- mania,da dove poi il l^apa e l'imperatore partirono nel 1 o i 3, e giunti io RomaBene- delto Vili coronò l'imperatore a' 1 4 ft:b- braio i o i 4> con s. Cunegonda sua sposa. Il 4-° concilio fu celebralo secondo alcu- ni nel 1184,0 veramente nel i i85, da Papa Lucio IH, intorno agli affari della Chiesa, nella cattedrale di s. Maria, e du- rò dal I.'' agosto al 4 novembre almeno. Non manca chi pretende si celebrasse nella chiesa di s. Fermo Maggore; di ta- le opinione essendo pure alcuni storici veronesi. Vi presero parte numerosi ve- scovi e altri ragguardevoli ecclesiastici, non che ambasciatori, anche per tratta- re coU'imperatore Federico 1, eh' eravi presente, molle questioni tra lui e la s.vSe- de, e per concordare il concorso delle due potenze spirituale etemporale, per l'estir- paziope delle propagate eresie. Il Papa of- in per frenarle le pene spirituali, l'un pera- lore, i signori ed i magistrati le civili ; alle prime non essendopiusensibiligli eretici, occorse il braccio secolare. Volevasi prin- cipalmente reprimere il ^lìvove da' Cata- ri, de' Palariìiìy àv- Falciasi (f'.)^ ed al- tri eretici fanatici di quel tempo, molti de' quali erano stati condannali nel 1179 da Alessandro Ili nel concilio generale di Lalcruuo IH. Volevasi eziandio pu-

V E R 4t

nire severamente l'inaudile' crudeltà che quelli commettevano precipua mente con- tro gli ecclesiastici, esigendosi la mede- sima severità usala già dagl'imperatori romani contro i Circonctllioni (f^-), che ripullularono nel seguentesecolo. Veime- ro dal concilio scomunicali anche gli ere- tici AnialcUsti ('^.), eque' romani loro finitori e seguaci, peiciò disubbidienti o ribelli air autorità temporale del l^ipa. Arnoldo di Lubecca dice che nello stesso concilio furono dibattuti diversi punti contestati fra il Papa e Federico I, e prin- cipalmente il patrimonio della gran con- tessa Matilde, come beni da essa donali e confermati al principato della Chiesa ro- mana: furono prodotti diversi atti, ma al- la pei fine le cose restarono nel medesimo statojddppoichè l'imperatore n'era in pos- sesso, e il Papa ne reclamava la restituzio- ne.Lucio III e Federico I non furono d'ac- cordo nepf)ure relativamente a' diversi prelati e altri ordinati scismatici, eletti durante lo scisma di Vittore V, Pasqua- le III, Calisto III e Innocenzo III antipa- pi, sostenuti coH'armi dallo stesso impe- ratore, durante la funesta rottura tra il Sacerdozio e rimpero,brasnandone l'im- peratore l'assoluzione e il riconoscimento. Federico I pretendeva inoltre, che il Pa- pa coronasse imperatore il figlio Enrico VI, al che si ricusò Lucio III, dicendo non esser l'uso d'aver a un te«npo due im- peratori, non polendo coronare il figlio se prima il padre non vi rinunziava. Laon- de si separarono malcontenti 1' uno del- l' altro. La sola cosa eh' ebbe felice riu- scita, fu la discorsa costituzione che Lucio 111 fjrmò e promulgò nel concilio con- tro gli eretici, e dalla quale derivò la s. Inquisizione, in quanto che ordinò a' ve- scovi d'informarsi da per loro, oa mez- zo di deputali commissari delle persone sospette d' eresia, secondo la comune fa- ma e le denunzie particolari. Nella bolla si distinguono i gradi di sospetto, di con- vinto, di penitente e di relapso. Labbé, t. 10. Arduino, t. 6. Mansi, Siippl,^ l. i.

4a V B R

Compilò questo articolo pregando il benigno lettore a voler condonare, per le ragioni indicate al principio di questo vo- lume, anche le seguenti rettificazioni ed aggiunte, che di sopra eranji astenuto di riportare, temendo di non far in tempo.

Correzioni.

Pag. 12 I, col. 2.^, la torre, attribuita al Ponte Nuovo appartiene in vece al ponte della Pietra. Pag. i5o, col.i.*, leggasi S. Giacomo alla Pigna in luogo di S. Giovanni. Pag. i 52, col. 2.*, la prima(chiesa)di s. Tommaso Canlaurieii- se era, come ora, parrocchia, ed in questo convento, ec. P^g" *^4i col. 2.*, la Coppa di s. Zenone non è ora in angu- sta stanza ma in chieda, subito a manca di chi entra. Pag. i 77, col. 2.*, la Bi- lancia, era foglio di Milano, non di Ve- rona. — Pag. 240, col. 2.*, la Fede, la Speranza e la Carità del Cimitero furono scolpite da Gratioso «5y^<izz?, e non Paz- zi. — Pag. 3 I o, col. I .*, il cholera com- parve la prima volta in Verona nel 1 836 e non nel i835.

addizioni.

Pag. 128, col. i.^La statua rappresen- tante Verona è nel centro d'una fontana sulla piazza delle Erbe, ed ha ora sul ca- po una corona di ferro, in cui si volle raf- figurare l'Arena. > Pag. 124? col. 2.' L'Arco de' Cavi ora più non esiste. Fu- ron bensì raccolte le pietre, che lo con]- ponevano per riedificarlo altrove, ma nulla finora ne fu fatto. Pag. i 2 5, col., ^.^ha mura detta Viscontea sussiste an- cora in gran parte. E da ammirarsi in essa la torre pentagona contigua ai gran- di archi chiamati Portoni della Ora: più, un'altra torre sopportata da grossi mo- diglioni di pielia, forse unico esempio di tal falla di costruzioni, e che fu fatalmen- te atterrala dagli austi iaci, restando solo i delti modiglioni a far fede della sua e-

VER

sistenza. Pag. i3f» col. 2.' Non ha molto gli austriaci scoperchiarono il Da- slione delle Boccare, e distrussero cosi la più bella cavallerizza coperta del mondo, senza riguardo all' incomparabile mae- 6tria,eleganzaesolidilà,cheaveano presie- duto alla sua erezione. Pag. i4o,col. 2.* Merita un cenno la bella raccolta di quadri posseduta dal d.*^ Cesare Berna- sconi, delle cui principali opere fu stam- pato un catalogo, corredato da disegni. Pag. i4i| col. 2.^ Verona non ha più le due prime accademie. Gli /énfioni-Fi' locorei mutaronsi nella società del C(t- sinOy ed i Terpandri fecero luogo alla società Pio- Filarmonica. Pag. i4'» 001.2." Verso ili 832 ilnob. cittadino, che fujGiangirolamoOrti Manara,un\ in sua casa non i soli studenti^ ma anche i prò- fessorifC le loro produzioni, giudicatene degne, vedevan poi la luce nel periodico verone8e,che porta va il titolo diPo%/v//ò. Pag. i4*i>col. 2. "Oltre i teatri sudde- scrilti, altri n* esistono in Verona. Uno, detto \[ Nuovo, fu ultimamente fabbrica- to sulla Piatza Navona: l'altro, dello pri- ma Falle, poi Ristori (\ù\ nome della ce- lebre attrice italiana, s'innalza in vicinan- za del civico ospedale. Pag. 1 56, col. i .* Ilnob.,chefu,GiangirolaraoOrti-Manara descrisse ed illustrò il tempio di s. Zeno- ne, e si rese benemerito della patria per i molti e dotti lavori archeologici con cui le accrebbe rinomanza. Pag. 1 60, col. I.* Il collegio di s. Zeno in Monte fj tra-

mutato ni caserma.

Paj

)1.

.^. 197, col. 1. Il cav. Andrea Monga imprese molli sca- vi sul sito dell'antico teatro romano di Verona, e ne disotlerrò buona parte a proprie spese, essendosi a tal uopo reso proprietario di vari fabbricati colà so- pra esistenti. Questi scavi furono illustra- ti dalla dotta penna del fu consigliere Gaetano Pin.di, che fece e scrisse pur tanto per s;dvar l'Arco de' Gavi. Pag. 200, col. i.'^ Il nob., che fu, Giau- girolamo Orti-Manara, essendo pode- stà di Verona, iniziò e compi uuo bca-

VER

vo tutto air ingiro dell' Anfiteatro, cin- gendolo in parie con niuio i iparalo da spranghe di ferro, onde ione icoperta anche la base d' un si prezioso edificio, che prin)a di Ini slava sepolto nel lerre* no per l'allezza d'un uomo. In questa o- peruzione non si rinvenne alcuna iscri-: zione diiuostrànle 1' epoca in cui tanta mole fu creila. Cosi pure il «nedesi- mo podeslà die' principio al magnifico slrudone di Porla Nuova, che poscia sot- to altri compissi. Pag. 240, col. 1/ Per venire sino ai nostri giorni, ai nove- ro degli illustri veronesi sono da aggiun- gere i nomi dei chiarissimi poeti Cesa- re Betteloni, Catenna Bon Crenzoni ed Aleardo Aleardi : da poco tempo defun- ti i primi due, l'allro tuttora vivente, per lacere d' altri chiari e fertili ingegni che colle loro opere onorarono U pa- tria.— Pag. 249, col. 1.^ ÌNelle monta- gne di Bolca si trovano nou solo pesci interissimi, ma piante e palme pietrefat- te di rara bellezza e perfezione. Tra le altre le Raccolte dei marchesi di Ca- nossa e del prof. A. Massalongo, delle cose naturali dottissimo investigatore ed interprete, ne fanno amplissima fede.

VERONESE Sante, Cardinale. Pa- trizio veneto, nacque a' 1 2 luglio 1 684 '" Venezia, da una famiglia che per le sue benemerenze verso la repubblica , nella qualediversisuoi individui copersero im- portanti cariche e uHlzi, fu aggregata al- la nobiltà. Suo padre Giulio e sua ma- dre Daria Colomba, scoigendo io lui vi- vo e acuto ingegno e tenace memoria, po- sero particolare cura nelT istituirlo nel- l'umane leltere,ÌQ cui fece rapidi progres- si. Nella sua adolescenza dichiarandosi per lo stato ecclesiastico, applicò l'animo od istruirsi nelle sagre discipline,e diven- ne peritissimo nel diritto canonico e ci- vile, e nella teologia, ricevendone la lau- rea dottorale nell'università di Padova. Indi fece progressi nelle scienze, e riuscì facile ed elegante nell* idioma latino, e ueirepiàlolare, recaadosi in Roma a per-

VER 43

fezionai'sì ne'suoi sludi. Il vescoTo cardi*

nal Cornaro nel i 708 lo fece canonico del- la calletlrale patria. Pel suo profondo sa- pere, purità di costumi, prudenza e altre virtìi si meritò la sticna di diversi cardi- nali, indi divenne canonico tesoriere, ed il vescovo cardinal Rezzonico, a cui fu ac- cettissimo, per l'estimazione grande che ne faceva lo scelse a suo vicario genera- le delia diocesi di Padova , e nelle rela- zioni di sua chiesa alla s. Sede, del i 747 e del 1750, gli rese splendidi elogi per la vigilanza, zelo, virtù e distinti meriti, e sic- come lutto fervoroso per l'incremento del- ladisciplinaecclesiaslica. Giunta la fama di sue eseujplari qualità a Benedetto XlV,lo voleva fare vescovo di Famagosla in par- tibus^ e poi vescovo di Treviso, ma la sua mirabile umilia a tutto rinunziò, suppli- cando d'essere dispensato. Aumentatasi perciò l'ammirazionedel cardinal Rezzo- nico, divenuto a'6 loglio 1758 Papa Cle- mente XIII, poco dopo con onori ficen- tissima lettera gli aOidò l'amministrazio- ne della sua chiesa di Padova, nella qua- le per i5 anni l'avea egregiamente assi- stito per vicario generale; quindi nello stesso anno, i.el concistoro degli 1 1 set- tembre lo dichiarò vescovo della mede- sima. 11 nuovo pastore rallegròil suo cle- ro e popolo con un'enciclica piena di un- zione, di prudenza e di sentenze gravis- sime. Non contento Clemente XIll di a- verlo fallo immedialosuccessore nella sua diletta chiesa vescovile, nel concistoro de' 24 settembre 1759, a dimostrazione di amore e di somma estimazione, lo creò cardinale dell'ordine de'pieti, e gl'invio la berretta cardinalizia pel suo camerie- re segreto partecipante, mg."^ Francesco Fantini padovano, a tale ertetlo dichia- rato ablegato apostolico. Con solenne ri- to glieia impose il cardinal Marino Priu- li veneto e vescovo di Vicenza;, ma per la sua inoltrata età e incomodi disilute, non potè mai recarsi in Roma a ricevere il cappello, l'anello e il lilolocardinalizio. 1! Papa nel i 763 con un breve gli man-

44 VER

ilo cjuello croci per insegna de' canonici, tli cui parlai a Padova, commeUendogli tli porle loro al collo formalmente, come eseguì. Meglio delle geste di questo co- spicuo cardinale se ne tratta nella 2Y^- raelPurpuraP'enelafdeì cardinal Quiri- iii, a p. 322 e 4^8, ove pur si dice: »> Huic tuaximis sunt in deliciis observantia re- rum ecclesiasticarum, ardor divini cui- tus, animi detnissio, pax conjunctioque cum bonis omnibus. Quamobrem ejas vita, quam ad mullos anuus superstitem precamur, clero populoque suo splendi- dum in esemplar proposila est". Ma il n. 7743 del Diario di Ro/nadeì 1767 nolillcò la sua tanto deplorata morte, av- venuta tra l'universale dispiacere in Pa- dova, d'anni 83 non finiti, il i.° febbra- io. Il Papa ne restò sensibilmente addo- lorato, e con lui tutti quelli che ne am- miravano le rare virtù, la scienza e la sol- lecitudine pastora le.Celebi ale con pompa funebre l'esequie nella cattedrale, ti re- stò tumulato con elogio scolpito sul mar- mo, ed il suo nome resta in perenne be- nedizione nell'insigne chiesa di Padova e ije*suoi fasti ecclesiastici. Ne recitò l'ora- zione lunebre il dotto d. Gaetano Cogno- lato prefetto degli studi nel seniinario, nel- lo stesso 1767 stampata con in fine un breve compendio di sua vita. Lasciò il cardinale uìolte lettere pastorali che me- riterebbero la pubblicazione.Neli783 per opera di m^/ Nani vescovo di Brescia fu ivi impiessa con qualche mutazione nel titolo un* o|)era postuma di lui: De ne- cessarla Jìdclitini conuntiiiioiie cum A- sto li ca Sede.

VERONICA, Feronicae. Vocabolo formato dalle parole Vera Icon, veraim- magine.E la rappresentazione della vene- rabile faccia di Gesù Cristo, detta comu- nemente P^olto Santo (^.), improntata sopra un pannolino 0 fazzoletto o velo, che gelosamente si custodice con somma venerazione, fra le tre insigni ss. Reliquie maggiori della patriarcale basilica 0 Chie- sa di s, Pietro in. Faticano di Roma,

VER in un oratorio o nicchia situata nell' in- terno d* uno de* 4 grandiosi piloni o ot- tagoni che sostengono l'eccelsa cupola (cioè in quello denominato della Veroni- ca,ne' fonda menti del quale Giulio li pose la i.^ pietra per la gigantesca mole, a' 18 aprile i5o6), a comu Epistolae deWaU tare papale, con loggia per l* ostensione di detti sagri tesori. Paolo V nel 1G06 vi collocò il Volto Santo, ed Urbano Vili nel 1629 la s. Lancia e del legno della s. Croce. E' l'edifizio nell' esterno ornato con bassorilievo esprimente il Volto Santo, mentre a'suoi piedi, nel cor- rispondente nicchione sottoposto ester- no, sopra basamento è la statua marmo- rea colossale di s. Veronica, che il Mo- chi espresse in atto di mostrare colle ma- ni il medesimo Volto Santo, di cui ripar- lai nel voi. LXXXVIII, p. 23 i, e altro- ve della censura del Dernini e della ri- sposta arguta di Mochi. Inoltre nel ricor- dato articolo dissi pure, e qui meglio di- chiarerò, della cappella della Veronica, e- sistente nelle sagre Grotte Vaticane del- la mentovata basilica.Les'jro nella Descri^ zione della sacrosanta basìlica Fatica- ;ìùc, edizione romana4•^ del 1828. Il luo- go sotterraneo che resta prossimo all'an- tico cimiterio 0 o^veiMinò Faticano {^F.), fra il pavimento della nuova basilica e una parte non piccola del piano della vecchia, e che per conseguenza fa una di lei por- zione, degnissima di sagro culto, prese a- busivamente il nome di Sagre Grotte, colla suddivisione di vecchie e nuove. La discesa comune è sotto la detta statua di s. Veronica, sebbene vi siano altri 3 in- gressi sotto le 3 altre colossali statue a pie' degli altri piloni, e dalle due porte al ripiano della Confessione Faticami (/^'.). Internandosi per quello detto della Veronica vedesi sulla sinistra una porta di metallo, per cui mediante una scala a chiocciola si sale alla suddetta nicchia e loggia delle ss. Reliquie maggiori. Per ordine d'Urbano Vili il Bernmi ornò le 4 grandi nicchie da lui scavate oe'pilooi,

VER

e vi formò la cappella sotterranea della Veronica e le altre 3 cappelle di figura emicicla, e le decorò di due colonne di "^breccia d' ordine jonico, ricevendo il lu- me da due feritoie nel piedistallo delle so- vrapposte statue di s. Veronica e altre. I quadri degli altari sono opera a musai- co di Fabio Cristofari sul disegno d'An- drea Sacchi. Le pitture delle cappelle e de* corridori die da esse portano a quel- lo della Confessione furono fatte a'tempi di Paolo V e Urbano Vili, poi restau- rale da Benedetto XIV: l'autore fu Gio. Battista Ricci da Novara, il ristoratore Gioacchino Borti romano; altro restauro ebbero nel 1824. II quadro dell'aliare in discorso, rappresenta s. Veronica ehe porge il velo al Redentore. Nelle pareli y'ì sono espresse, due per parte, Maria Vergine, e le tre Marie (delle quali ri- parlai nel voi. XCIV, p. 4^ e seg.). Nel i.° ovato della volta vedesi Urbano Vili che riceve dal Bernini il disegno delle 4 cappelle (alle quali il Papa istituì altret- tanti cappellani, addetti alla Biblioteca Barheriìiijj nel a.*' Bonifacio Vili che mostra il Volto Santo a Carlo II redi Si- cilia, ed a Giacomo II re d'Aragona nel 1296; nel 3.° quando d'ordine di Nico- lò V fu mostrato all'imperatore Federi- co III. Nelle pareti del corridore dalla parte del Vangelo vi è espressa la Vero- nica che il velo al Salvatore, ne* lati le sorelle Marta e Maddalena. Incontro quando la Veronica dispone di recare a Ronia il s. Sudario (V.)-. da' lati Maria di Giacomo e Maria Salome, Maria Ver- gine e Maria di Cleofa. Nella volta sono espressi 3 fatti, la Veronica che mostra il s. Sudario al popolo; Giovanni VII del 7o5 col tabernacolo da luierettopercusto- dirlo nella cappella da lui fabbricata nella stessa basilica in onore della Madonna del- le Partorienti ; ed il s. Sudario mostrato a Lodovico I re d'Ungheria per ordine di Clemente VII (meglio VI). Tultavolta s'impugna l'esistenza della virtuosa fem- niiua chiamata s. Feronica. L' eiudilis-

VER 45

Simo commentatore del Butler chiama egualmente Feronica il Sudario che fu posto sopra il volto adorabile del Salva- tore, quando egli andava al Calvario ca- rico della Croce ; onde noi nella 6.' sta- zione della Via Crucis(F.), meditiamo e veneriamo quando Gesù fu asciugato eoa dello panno dalla pia donna denominata Veronica, espressa in figura di donna pres- so il Redentore col Volto Santo pendente dalle mani ne' quadri delle stazioni, ac- ciò egli imprima nell'anima nostra la me- moria continua di sue acerbissime pene, patite dolorosamente nella sua Passione, siccome impresse il s. Volto suo nel pan- no presentatogli da Veronica. Ma l'enco- miato annotatore, quanto al vocabolo, se pur fu nome d'una donna, e di che tanto si è scritto e parlato, si limila a dire : Che che sia di ciò, Veronica \uo\ dire vera immagine, essendo questa parola compo- sta di vera e di iconica. In s. Gregorio di Tourf, soggiunge, si trova iconica, in ve- ce di ìcon. Si fa menzione della reliquia del Volto Santo, in un antico ceremonìale, o meglio Ordine Romano, che fu dedi- cato al Papa Celestino II nel i i43, e che il p. Mabillon pubblicò nel suo Museum Italicwn ; nel Flores historiarwn^ di Matleo di Westminster, checita le parole d' Innocenzo 111 morto nel 12 16; e in una bolla di Nicolò IV del 1290. Frale messe votive del messale di Magonza del 1493, vi è quella di ». Veronica, seu vultu Domini. Dice inoltre.» Non fa me- stieri avvertire che i cristiani onorando la Veronica, ossia T immagine del Sal- vatore, onorano il Salvatore medesi- mo, di cui questa immagine richiama ad essi la memoria. Si faceva altra fiata l'uffizio della Veronica, e da esso s'è trat- ta l'antifona che si dice ancora in alcu- ne chiese particolari. Quello che abbia- mo detto del culto che si rende alla Ve- ronica, dee intendersi di quello che si rende al s. Volto di Lucca (f.)i il quale non è altro che un Crocefisso miracoloso, che si conserva da gran tempo addielio

4^ V E n

nelln cappella ilella s. Croce del In catte diale di quella cillà. Avvi una copia del- la Veronica alla badia di Montreuil-les- Dnmes in Tlneroche, dell' ordine cisler- ciense. Ella vi fu mandala da Pantaleo- ne cappellano d' Innocenzo IV e arcidia- cono di Laon, poi Urbano IV, che via- Tea una sorella. Egli nel 1^49 scrisse a qneslo soggetto una lettera alle religiose, che si troifa nel trattalo De TJnleis se- pulrhralihìis di Chifllet. Il parere di quelli che chiamano santa Veronica quel- la femmina pia, ch'essi suppongono aver presentato un fazzoletto a Gesti Cristo, quand* egli montava al Calvario, non sembra appoggialo che sopra certi qua- dri, ov'è dipinta una donna tenente nel- le mani la Veronica. Lo sbaglio di alcu- ni non può ricadere sulla Chiesa che non ha mai riconosciuto tale santa. La festa della Veronica non è stata istituita in al cune chiese, che per onorare Nostro Si- gnore, forse nell'occasione di qualche im- magine o vera o celebre della s. Faccia. Per questa cagione si fece a Roma a*23 novembre loii la dedica di un aliare del s. Sudario^ sotto la cupola (sic) del quale si custodiva il velo (dovrebbe dirsi della basilica Vaticana, come ho già rife- rito) in cui il s. Volto era impresso. Noi soppiamo questo da un breve di PapaSer- gio IV. Questa s. Faccia era portata in processione, e si diceva una messa votiva della s. Veronica, ossia della sagra rap- presentazione di Gesù Cristo. A. Parigi e in qualche luogo della Francia si fijceva una festa in nome della s. Faccia di No- stro Signore il marledì della Qitinqua- gesitna (aggiungerò col /IJanuel des da- ies^ anclie nel delle Ceneri)". Cila Bnil- lei, Feste Mohili\ Papebrochio, 3Jaiiy e le note di Chastelain sul Martirologio Jìoinano. Presso a poco allrellanto avea già j)ubblicato il Bergier, nel Dizionario enciclopedico, riferendo le diverse opi- nioni che rilengnno il Volto Santo esse- re il sudario posto sul vollo del Iledento- le, che altri senza prove si sono persuasi

VER

elle sìa il fazzoletto con cui una santa doli- na di Gerusalemme asciugò il vollo del Salvatore, quandoandavaal Calvario ca- rico della sua croce. Anch'egli ri|)ete, che questa opinione popolare potè nascere perchè i pittori di frequente rnppresen- tarcmo la Veronica, ola vera immagine, sostenuta dalle mani d'un Ange'o, ed al- tri dalle mani d'una donna. Crede anche il Bergier che il i.*' monumento che ne parlò risalga soltanto al detto annoi i43, e ignorarsi il principio del suo culto. Con questo onorarsi il Salvatore, ed es- sere simile a quello di Lucca, ed a'ss. Su- darii di Torino, Besancon, Colot)ia, ed altre simili rappresentazioni. « Le messe, gli uffizi, le preghiere che a tal oggetto furono composte, hanno per soggetto Gesù Cristo e ci rammentano i di lui pa- timenti; esse non hanno alcuna relazio- ne alla pretesa santa donna di Gerusa- lemme chiamata Veronica, che la Chie- sa non ha mai riconosciuto". Tulio let- teralmente trovo ripetuto nella Biblio- teca sacra di Richard e Giraud. Ma del- l'anteriorità di secoli che Roma si gloria possedere il Vollo Santo, e che abbia esistito la s. Veronica di Gerusalemme, lo sostengono quegli scrittori che pro- durrò in queli' articolo, oltre i seguen- ti. Narra l'annalista Baronie, all'anno 34, n. I 38, stimarsi diverso il ss. Sudario, in cui fu involto il capo del Signore nel se- polcro, da quello accoslatoda Berenice al- la divina faccia di sangue e di suiiore a- spersa,incui rimase impressa l'imuìngi- ne di quella, come si ha per traditione e si riferisce in un mss. della biblioteca Vaticana, che traila della traslazione del- Tistesso sudario fatta a Roma. Di Bere- nice, nomala anche Veronica, e di tale immagine si fa altresì menzione da Melo- dio vescovo, antico cronografo. Etl in To- rino si conserva e venera la ss. Sindone (/ .), ove fu ravvolto nel sepolcro il cor- po del Signore, che vi lasciò improntata la propria figura, secondochè sino al pre- sente 8i vede. 11 dotto vescovo Saruelli

VER neWe Leltere ecclesiastiche^ ci die* nel l. 6, la leti. 7.': Se Feronica sia nome di una santa donna, oppure del Fol- to Santo del Salvatore. Premelle le ra- gioni eli quelli che affermano : Feronica è il nome del Vello Santo, non già di al- cuna donna santa di tal nome, le quali sono, r.*' Che nel Martirologio romano non è registrala alcuna santa donna, che si chiami Veronica. 2.°Cheal tempo d'In- nocenzo 111 si lavoravano alcune meda- glie di slagno colla figura del Volto San- to e le chiavi di s. Pietro, le quali si ven- devano a'pellegrini da certi artefici chia- mali vendentes Feronìcas j sicché Ve- roniche eratio le medaglie col Vollo San- to. 3.° Negli antichi messali d'alcune dio- cesi d' Alemagna, e precisamente della chiesa di Augusta, stampati nel 1 555, vi é la rubrica : Missa de Fidia Sancto, seu Feronica. E Giacomo Gretsero, nel suo trattato De iniaginibns non manii- faclìs^ al cap. 7, dice: che in Germania si usa di dipingere nella parte deretana dell'altare maggiore delle chiese l'imma» gine della Veronica, e che il popolo ha la divozione d'accoslarvisi, far sopra di essa il segno della croce, e poi nella pro- pina fronte ; e che questa divozione è tan- to frequente, ch'è necessario fare rinno- vare e rinfrescare le dette pitture, che per essere da tante mani toccate perdono il colore e si consumano. 4.*'Che la parola /'ero/i/'c^, mutate alcune lettere dice P'e ra /con. A queste riflessioni rispondeSar- nelli. Tutti gli scrittori di Terra Santa, e precisamente Adricomio,nella Descrizio- ne di Gerusalemme, n. 44? costantemen- te alFermano, che la casa della Veronica era situata sopra la strada medesima, per cui Cristo colla Croce sulle spalle passa- va ; onde al trapassar che di fece il Re- dentore tormentalo, uscita di casa, e vi- sta la di lui faccia da sputi e sangue de- formata.prese un panno(si stima di bom- bagia) che sul capo portava, lo porse a Gesù per rasciugare il sangue e il sudo- re, che dal viso gli gocciava; il quale da

VER 47

Cristo ricetulcx, e asciugatosi la faccia eoa esso, impresse nel velo l'efTjgie del suo sa- gralissimo volto, e a Veronica in caparra di eterno amore lo restituì. Di questa ve- rità autenticata da una perpetua e non mai interrotta tradizione, ne fanno fede gran numero di scrittori appresso il Mal- lonio> ne' Commentari della sagra Siri' done, eie i4- H Berdini, nell' /.?/or/^ delUantica e moderna Palestina, ed al- tri, oltre il cardinal Baronio negli An- nali ecclesiastici, ùs?>er'ìscono altrettanto. Giacomo Pamelio, nelle sue Annotazio- ni sul cap. 1 dell* Apologetico di Ter- tulliano, dice ancor egli: Effìgies Chri' sti, quam Feronicae in Sudario dedisse traditio est, etiam mine extat tanta in, venera tione, ut de illa dubitare post han non modo miracula non permittant,sed nec aspectns ipse. Il quale, come narra Gio. Gregorio, lib. 17, Del Pretorio di Pilato, n. io: « Si vede in esso il capo tutto spinato, la fronte insanguinata, gon- fi gli occhi_, e di sangue ripieni, livida e annerita la faccia, e nella guancia destra, oltre le lividure, vi si scorge quasi stam- pata la ferrata mano di Malco, che in casa di Anna lo percosse, e nell'altra più macchie di sputi ; il naso schiacciato e in- sanguinato, aperta la bocca e pur di san- gue ricolma, con gli denti smossi, barba pelata e gran capelli svelli". In quanto al segno della guanciata, Giovanni Lan- spergio, Hom. 19, De Passione, lasciò scritto: Quod Cliristi facies in eodem im- pressa Sudario digitorum vestigia im- pressa relineat, et aspicientibus mon- strat, quod armata mann Chrislo Do- mino injlixere. Tuttociò premesso, il Sar- nelli passa ad una ad una a rispondere alle 4 «iflessioni. Quanto alla i.^, egli dice, non essere meraviglia, che s. Vero- nica non sia registrala nel Martirologio romano, imperocché lo slesso Martirolo- gio termina og«ji lezione con queste pa- role : Et alibi alionun plurimorum San- ctorum Martyrum, et Confessorum, ai- que Sanctarum Firginum. Infatti nel

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Martirologio non si fa menzione tìi i. Ni- colò Pellegrino patrono di Trani, e il cardinal Baronio ne tratta all'anno 1094, n. 38, come di s. Veronica all'anno 34, 11. 1 38. Alla 2.^dichiara, poter essere av- venuto, che dipingendosi il Volto Santo, disleso e pendente dalle mani della Ve- ronica, questo nome siasi dato al Volto Santo. Così appare nella statua colossale della Veronica, che sta in unode*4 ^''<^* chi de'pilaslri della cupola di s. Pietro di Roma. Soggiunge alla 3.', che nel mes- sale d' Augusta è questa orazione. DeuSf qui nohis signatis lumineP^ultas fui mc' ìJioriale Uuun^ad instanliarìi Beafac Fe- ronicae, Sudario impressam imagineni tuam relinquere coluistij praesta, quae- sumus, pers. Crucent, et gloriosani Pas- sioìient tuam ita nunc per specuhim in aenìgmate venerari, et adorare, et ho' norare te ipsum in terris, quatenus te in novissimo diefacie ad faciem venien- lem super nos judicem saecuri^ et laeti videre niereamur^ qui cuni €tc. Matteo parigino, nella sua Storia^ dove comin- cia a parlare d'Enrico HI re d'inghiltcp- ra, dice che Innocenzo HI componesse lina divota orazione, di cui fa menzione Giacomo Filippo, del seguente tenore. UeuSy qui nohis signatis luniine Fultus tui memoriale tuuni ad insiantiani D. P^eronicae imagiueni tuam Sudario im- pressam relinquere voluisli^ praesla quaesumus per s. Crucem^ei Passioncin tuam, ut qui cani hodie in speculo^ el aenigmaie veneramur in terris, deside- rabileni^ac veranifacieni laeti^acsaecu- ri videre mereamur in Coelis. Qui vivis, etregnas eie. Finalmente replicando alla 4." obbiezione, dice che Veronica, Vera Icon, è anagramma, e su gli anagrammi non si fa fondamento isloriro. Quando adunque s. Veronica venne a Roma, toc- cò r isola del Zanle, nella quale seminò la fede del Crocefisso; onde (jnegl'isola- ni da questa santa riconoscono i principii della religione cristiana, econ ispecialcul- lo conservano la memoria. Da Roma

VER passò in Francia, e quivi felicemente a* 4 febbraio terminò i suoi giorni nel ter- ritorio di Bordeaux, come attestano Pie- tro S Uberto, De cultn Vineae Domini, s. Antonino e altri : i Bollandisli scrissero r istoria di s. Veronica nel mese di 3Jar- zo. Quanto poi al nome, chiamasi la san- ta in greco Berenice. \ latini, che voltano in /^consonante la B greca, la dicono Veronice e Veronica. 1 macedoni dico- no Plieronice, quasi ferens vicloriam. Usarono anche i Ialini fa Z^, in vece del V consonante a tempo di Claudio impe- ratore, il quale per distinguere il ^con- sonante dall' U vocale, introdusse il di- gamma eolico, ch'era una figura la qua' le constava di due gamma greci posti l'u- no «opra l'altro, che formano il nostro F maiuscolo, onde per dire servus siscrive- yaSerFus, e CiFis, per Civis. Plinio nel lib. 7, e. 4', chiama Pherenice quella che Valerio Massimo nel lib. 8 nomina Berenice: cui soli ex mulieribus, quod filia, ma ter et sor or essici Olympionica- rum^ concessum est, ut Gymnicos ludos pnsset spectare,foeminis omnibus inter- dictosi Quanto maggiore e piìi sublime gloria riportò la nostra Berenice dall'ef- figie del ss. Volto, che il Signore impres- se nel suo velo? Degli Olimpionici era premio una cotona d' ulivo. Di Berenice fu somma gloria una fronte incoronata di spine, onde nel!' inno del Volto Sanlo si canta: Salve Sancta facies Nostri Re- dcmptoris - In qua nilet species divini splcndoris - Impressa panniculo nivei candoris - Dalaque Veronicae signiirn ob amoris. Quindi il mede-.imo Sarnelli, l. g, leti. 8.*: Della donna Emorroissa, dice che si vuole fosse s. INIarla, sorella di s. Maria Maddalena, secondo s. Ambro- gio. Però la comune opinione la ritiene di Cesarea di Filippi, città detta prima Dan, poi Panca, indi Cesarea. Nell'istoria mss. greca, tradotta in latino dal p. Coui- befis e impressa in Parigi nel 1664, si leg- ge: Che l'Emorroissa avesse nomeliereui- cc.IaUiilSaruelIiuclu.i2iephcaeag3Ìuu-

VER gei'iln qunotoal nomedìBerenice^chenoì diciamo Feronlca^ cli'è lo stesso, io molli Iuo£*Iìi della Francia e Paesi Bassi è cou paiticolar cullo venerata e implorata in tulle le infeiinità di flusso di sangue; ben- ché con nome corrotto in vece di Bereni- ce o Veronìcay si dice in alcuni luoghi Venisa e in altri Feniziaj ma dalle pit- ture si ricava essere l'islessa. dipingendo- si col s. Sudario a lato, eh' è particolare contrassegno di questa santa, come nota il Bollandone' Commentari istorici àA- la medesima. Vedi il p. Calvi, nel Propi- nomio Evang.^Resol. 11*' , L'eruditissimo Piazza, Emerologio di Roma, ove pub- blicò l* opera nel lyiS, a' 4 febbraio ri- porta per festa di tal giorno; S. P^eroni- ca iio'oìle matrona gerosolimitana (fio- rita nell'anno 38 di Cristo, sotto Tibe- rio imperatore), si crede sia la donna sa- nata da Cristo dal flusso di sangue, chia- mata dal Baronie col nome proprio di Berenice, essendo questo di Veronica tolto nuncupativo dal Volto Santo; la quale mentre Gesù uscito dalla casa di Pilato s'incamminava tutto insanguina- to per le asprissirae battiture e crudeli trafitture della corona di spine, verso il Calvario, dopo /\5o passi (come osserva- no Andrea cristiatjo, Metafraste e il Su- rio indetto giorno) avvicinandosi ad una casa, che faceva cantone ( altri dissero dalla sua casa, ch'era sulla strada del Cal- vario), scoprendolo da lontano, venne per compassione ad incontrarlo, e trattosi il velo dal capo glielo presentò, acciò si ra- sciugasse il viso lutto bagnato di sudore e di sangue, ed Egli benignamente ricevuto- lo, glielo rese poi con ricompensa cortese dell'impressa figura del sagro suo Volto {^Brev.Amhr.: Petr. iaCatal.), ma con un sembiante così nalurale,che vi si vede per- sino il segno delle dita di colui, che em- piamente gli avea datala guanciata. Lie- ta di COSI prezioso tesoro, l'illustre ma- trona lo custodì con afFetluosissima gelo- sia nella sua casa, finche recatisi in Ge- rusalemme da lloma (Octav. Panar. j VOL xcv.

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in reg. fu, Bargi Eccl. xvn) gli ani- bascialori di Tiberio, per aver da Pila lo inteso, die Gesti Cristo faceva tanti miracoli, per esser egli pure liberalo da una infermità; ma ritrovatolo già croce- fisso, e narrando loro i giudei la favola del corpo tolto da* suoi discepoli [Me- thod. Episc.f inHist. tenip.)^ s. Veroni- ca li disingannò, mostrando loro quella ss. Immagine, offrendosi di portarsi se- coloro a Roma, perchè sarebbe alla di lei vista risanalo. Posto dunque in una cas~ sa il sagro pegno, con essi navigando, la santa se ne venne a Roma, e presenta- tasi colla medesima all'imperatore, tosto lo risanò; onde Tiberio volle fare ono- rare tra gli altri Dei nel Larario, anco Gesù Cristo. Ma noi comportò il senato romano, dicendo il Baronio, col prelesto, eh* egli non voleva nelcultOy che ad un solo Dio si deve {sic: forse deve mancare, dopo voleva, una parola, come un mor- tale, credendolo tale, o Cristo, Pare che lo sdegno del senato derivasse dall'aver Pilato mandato la relazione della passio- ne e risurrezione di Cristo, a Tiberio, e non ad esso senato, com'era costume ; seb- bene è certo, che ne' grandi avvenimenti i presidi delle provincia scrivevano diret- tamente all'imperatore). Morì in Roma la santa donni, e rimase il sagro tesoro in mano di s. Clemente I successore di s. Pietro (cioè nell'anno 98 qiial 4'" Pa- pa), indi de'Sommi Pontefici. E sebbene, continua il Piazza, di essa nulla abbia- mo, nondimeno si tiene, che morendo in Pioma, fosse qui seppellita, e nel Bre- viario Ambrosiano se ne fa menzione. Così Pietro Galesino annoverandola nel suo Martirologio con queste parole: Ro- mae s. J^eronicae, qnae Vullum Do- mini ad cani Urbem Hierosolyma at- tulit. Il Signorile col Panciroli voglio- no che il suo corpo sia sepolto nella ba- silica Vaticana, dove con tanta celebri- tà e culto si venera il Volto Santo, det- to perciò il Sudario di Feronica, ben- ché altri chiamano lo stesso Sudario Fé-

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ronicdy degno della venerazione di lut- to il mondo ; benemerita perciò somma- mente di Koma fu s. Veronica, alla qua- le recò COSI inestimabile tesoro. Del sud- detto racconto, disse Pietro Diacono (pa- re il fiorilo nel 5i5): Sudarium cum quo Chrisius facìem siiam extersit^ quod ab aliis Feronica dìcitur tempo- re Tiherii Cesaris romanis delaium est, eie. 11 Cancellieri, De Secrelariis vele- ris Basilicae Faticanae, in più luoghi ragiona della Veronica. A p. 54B e 549*. Veronica niim appellaretiir Haemor- rlioissa ? Plerique erìgendam curavit^ qitanique nonmilli Agalham, aiUMav- tham, ala Veronicara, Venicam seu Ve- nisam, non nemo edam Bevenìceca. aiU Beronicem nunciipatani fuìsse diéunt. In supplemento graeci Synaxarii apud Sirmonduni die xii julii occurrit, Mc' moria s, Veronicae profluvio sanguinis laborantisy quae a Christo sanata est. A p. 855: Veronica in sacristia ma Jo- ri adservaia^ tabula chrystalloy et ar- gento elaborata^ ubi custodilur, et a quibus donata? k. p. 1792 : An sit no- men mulieriSf an polius Vultus San- cii? A p. 1273, 1470: Sine pennicillo depìcta^ in altare s. Jnnae, et in con- clave clericorum beneflciariorum. A p. 1268: Veronica^ et Martyrìbus Peri- stromatist seu Culcitra, oslensio, festa die Ascensìonis. Nella Rivista archeo- logica di Parigi, nel fascicolo d'ottobre i85o, si legge una lettera di Maury a Raoul-Rochetle, sulla etimologia del no- me Feronica, dato a quella donna che porla il Volto Santo, e sull' origine di tale culto.

VEROINICA (s.) di Gerusalemme. F. Veronica.

VERONICA (s.). Nacque in un vii- laggiù poco discosto da Milano,da geni- tori dibassa condizione, che sostenevano la loro famiglia col solo lavoro delle ma- ni , ma probi e timorati di Dio. Gli e* sempli domestici scolpironle in cuore l'a- rnor delia virtù, che accrebbe coli' eser-

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cizio dell'orazione, in cui trovava le sue più care delizie. I lumi interni', che la grazia le comunicava, la posero in istatu di meditare incessantemente i misteri e le principali verità di nostra santa reli- gione.Quantoera assidua agli esercizi di pietà, altrettanto era allenta ai doveri del suo slato; si metteva al lavoro con una lena mai stanca, e obbediva a'suoi genitori e a' suoi padroni financo nelle più piccole cose. Di mezzo alle occupazio- ni esteriori, la sua conversazione era sem- pre in cielo. Se si trovava al campo, riti- ravasi a lavorare in disparte, per soffe- rirvi meno distrazioni e intertenersi più liberamente con Dio. Questo amore della solitudine nulla però avea di tetro , di austero, e tosto che raggiungeva le sue compagne, un'amabile serenità spande- vasi sopra il suo volto. Frattanto Vero- nica sentiva un vivo desiderio per la vi- ta religiosa; e persuasa che Dio chiama- vaia a questo stalo, prese la risoluzione di entrare nelle agostiniane di s. Marta di Milano, in cui tenevasi una regola mollo austera. Per la povertà del suo sialo non avea potuto imparare nemmeno a leg- gere, ma non si scoraggiò punto per questo; e siccome tutto il giorno era oc- cupala nel lavoro, impiegava la notte a leggere e scrivere. Si può immaginare le diilicollà ch'ebbe a superare per venirne a capo senza l'aiuto di alcun maestro. Ricevuta Veronica, dopo una prova di tre anni, nel monastero di s. Marta, vi si distinse ben tosto col suo fervore iu tutti i punti della regola, e colla più per- fetta ubbidienza alle sue superiore. Id- dio permise che fosse messa alla prova con una malaltia di languore, che durò tre anni, senza eh' ella rallentasse per questo r osservanza delle austerità delia regola. Non trovava maggior diletto del render servigio alle altre ed eserciiaie i più dimessi ullìzi. Per tutto suo nudri- mento non voleva che pane ed acqua. Sempre raccolta in silenzio, il suo cuore era di coutiuuo unit^^ cou Dio per ixìti-

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zo dell'orazione, e la sua compunzione era vi va, che non rifiniva mai di pian- gere. Questo dono delle lagrime, questo spirito di orazione era da lei sostenuto con frequenti meditazioni sulle proprie miserie, sull'amor di Dio, sulla passione del Salvatore e sopra le inellabili delizie del paradiso. Ad onta di una vita pura i e innocente, ella si risguardava come carica di colpe, e ne parlava con senti- menti di dolore : i suoi discorsi avevano una tale unzione, che commovevano i cuori più duri. Dopo aver predelta la sua morte, volò a ricevere in cielo il pre- mio delle sue virtù correndo l'anno 1497. Tosto la sua santità fu comprovata da molli miracoli ; e Papa Leone X,dopo le Decessane informazioni, con bolla del i5i7 permise alle religiose di s. Marta di onorare Veronica col titolo di beata. Il suo nome fu poi posto fra i santi, sot- to il giorno i3 di gennaio, nel martiro- logio romano pubblicato da Benedetto XIV nel 1749J mala sua festa è segna- la a*28 dello stesso mese nel martirolo- gio degli agostiniani, che fu approvato dal medesimo Papa.

VERONICA (s.) Giuliani, vergine. JVacque a Mercalello, città dell'antico du- calo d'Urbino, a' 27 dicembre 1660, da Francesco Giuliani e Benedetta Manci- ni, ambedue di onorevoli ed agiate fami- glie; le fu imposto nel battesimo il nome di Orsola, e fu l'ultima di 7 figlie. I suoi pii genitori posero somma cura ad alle- varla, scorgendo in essa gì' indizi di sua futura santità. Era però assai giovane quando perdette sua madre, la quale pri- ma di morire chiamò u se le 5 figlie che le rimanevano, poiché ne avea perduto due; e dato loro salutari consigli, le pose sotto il patrocinio delle 5 piaghe del no- stro Redenlore,assegnandone una a cia- scuna.La piaga del sagro Costato fu quel- la ch'ella scelse ad Orsola ; e questa pia- ga divenne 1' oggetto particolare di sua divozione e fu come la sorgente delle grazie che in largacopia ricevette in tut-

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ta la sua vita. Orsola provò un profon- do dolore per la perdila dell'amata ge- nitrice , e non se ne consolò che per mezzo de'sentimenti di religione, ch'era- no già in lei assai vivi. La carità verso i poveri , il desiderio di patire per Gesù Cristo, lo spirito di mortificazione furo- no virtù della sua fanciullezza. Avendo suo padre ottenuta la carica di soprin- tendente delle finanze a Piacenza, ivi si trasferì colla famiglia. In questa città Or- sola in età di io anni fu ammessa perla prima volta alla s. Comunione, il giorno della Purificazione , cui si apparecchiò con sommo fervore, e il suo cuore restò acceso del fuoco dell'amor divino, che le inspirò sempre più il gusto dell' orazio- ne ; laonde prese la ferma risoluzione di consagrarsi intieramente a Dio nello sta- to religioso. Suo padre, che assai l'ama- va, avea su di lei delle intenzioni diffe- renti, e voleva farle contrarre un orre- vole matrimonio, giacche per la sua av- venenza era ricercata da parecchi nobili. Ella però tenne fermo nel suo proposito, e invano si procurò di far nascere in lei l'amore de'piaceri mondani. Rimandata dal padre a Mercatello , in casa di un suo zio, diede novelle prove di sua voca- zione, sostenendo nuovi combattimenti per rimanervi fedele. Finalmente, supe- rali moltissimi ostacoli, ottenne la permis- sione di entrare nella religionedelle cap- puccine di s. Chiaradi Città diCastello,dO' ve vestì l'abito il 28 ottobre 1677, assu- mendo il nome di Veronica, il suo novizia- to fi.i penoso per gli sforzi che fece il demo- nio, afline di farla cadere d'animo e gettar- la nella disperazione; ma attingendo for- za e consolazione dalla meditazione della passione di Gesù Cristo, vinse il nemico, e con ammirabile fervore fece la profes- sione solenne il i.° novembre 1678, in eia di 17 anni. In ricompensa del suo generoso sagrifizio, Iddio si comunicò a quest'anima pura in maniera affatto spe- ciale, e la ricolmò de' più preziosi favori. Nelle occupazioni de'di versi uffìzi della

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comunità , ne* quali fu successivamente impiegala, come di cuoca, di dispensieia, d'infermiera, e in mezzo alle brighe della sua carica di maestra delle novizie o di ba- dessa, era cosi raccolta,come se non avesse avuto da pensare che all'anima propria. Sempre intesa a ben occupare il posto che erale affidato, si riguardava come la ser- va di tutte. Elia studiavasi di sopportar con pazienza i difetti delle sorelle, e ap- prezzando le tribolazioni e i patimenti , protestava ch'essi erano la sua gioia ed il suo piacere. Fin dalla sua prima gio- vanezza avea avuto delle prove certe del- l'amore che le portava il Signore ; e in età di 33 anni vieppiù conobbe eh' egli voleva innalzarla ad un alto grado di per- fezione, facendola partecipare de' pati- menti di Gesù Crislo.Neli693 ebbe più volte la misteriosa visione di un calice ripieno d'un liquore, la cui vista cagio- uavale gran ripugnanza, e che tuttavia avea un ardente desiderio di bere. Senti allo stesso tempo i dolori dell'incorona- zione di spine, e subilo si videro sulla sua testa le tracce di una somigliante coro- na, come se realmente le fosse stata po- sta. 1 medici che furono chiamati accreb- bero ancora i suoi patimenti co' rimedi violenti di cui si servirono per guarirla. Le applicarono un bolone da cauterio alla lesta, e le forarono il collo con un grosso ago arroventato, per farle un se- Ione. Questi ed altri mezzi però non pro- dussero alcun effetto, laonde i medici la abbandonarono dichiarando che non sa- pevano a qual motivo attribuire il ma- le ch'ella soffriva. Frattanto la di lei unione con Gesù Cristo cresceva sem- pre più, e colla sua mirabile pazienza uel soffrire le pene che provava, dimostrava lo smisurato desiderio che aveva di fare in tutto la divina volontà. Non si dee quindi stupire che il Signore 1' abbia fa- vorita di doni ch'egli non accorda che ai più perfetti de'suoi servi. Coli' assenso de' suoi superiori ella avea incominciato nel 1695 un rigoroso digiuno in p^me ed

VER acqua, che continuò per tre anni. Io que- sto tempo ricevette una ferita che Gesù Cristo le fece nel cuore. Il venerdì santo del 1697, mentre era tutta immersa nel- la meditazione de' patimenti del Salva- tore, egli le apparve crocefisso , e dalle sue piaghe uscirono cinque raggi infiam- mati, che le fecero altrettante ferite ai piedi, alle mani , al costalo. Ella senlì allora un acuto dolore e tormento, come se fosse appesa alla croce. Manifestato questo straordinario favore al suo con- fessore, questi ne informò il vescovo di Città di Castello. Il prelato credette di dover consultare su questo fatto il tri- bunale del s. Officio di Roma, il quale gl'ingiunse di non farne parola ; ma nello stesso anno essendosi rinnovato il mira- colo più volte, ed essendo le stimmate vedute da tutte le religiose della casa, il vescovo volle accertarsene da se slesso , e accompagnato da quattro rispettabili religiosi scelli per testimoni , chiamò Veronica alla grata delia chiesa e la e- saminò accuratamente. Egli fu piena- mente convinto della verità delle piaghe, le quali ora erano sanguinose , ora co-» perle d'una leggera crosta. La piaga del costato, posta a sinistra, era lunga da 4 ^ 5 dita, trasversale, larga mezzo dito, e sembrava fatta con una lancia: non era mai chiusa, e i pannilini che vi si appli- cavano ne venivano insanguinati. Tulle le precauzioni che l' utnana prudenza può suggerire, furono usale dal vesco- vo di Città di Castello , per assicurarsi della realtà di questi prodigi , giusta le istruzioni del tribunale del s. Ollicio.Nel timore ch'ella fosse sedotta dallo spiri- to delle tenebre, o che fosse ipocrita, si pose a prova la sua pazienza, la sua umil- tà, la sua obbedienza, mezzo sicuro per conoscere se fosse guidata dallo Spirito di Dio. Le fu tolta la carica di maestra delle novizie, fu privala di ogni voce at- tiva e passiva nella casa, tiallata nspra- mente,e perfino chiamala maliarda e sco- municata; lesi proibì scrivere alcuna

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lettera, fuorché alle sue sorelle, religiose a Merca Ielle, di mostrarsi al parlatorio, di ascoltare la messa e T ufficio, trattone i giorni d' obbligo , e di accostarsi alla sagra mensa. Divisa dalle compagne, sommessa alla vigilanza d'una sorella conversa, fu per ordine della badessa rin- chiusa in una cella della infermeria. Il vescovo cercò di far guarire le sue pia- ghe, che venivano medicate ogni giorno, e per timore di qualche soperchieria per parte di lei, metlevausele dei guanti, che si chiudevano e suggellavano col sigillo vescovile. Veronica fu mollo afflitta per la privazione della comunione e deN l'assistenza ai divini uffizi : del resto con- servò la pace dell' anima. Lo stesso ve- scovo, il quale l'aveva severamente trattata, rese testimonianza delle sue vir- tù in una lettera che scrisse al s. Officio a'26 settembre 1697. Il celebre missio- nario p. Crivelli, gesuita, venuto a Città di Castello, fu dato dal vescovo per con- fessore a Veronica. Egli pure ne provò le virtù, usando le maniere più rozze verso di lei, e umiliandola nel modo più sensibile; ma dopo essersi adoperato con ogni ingegno per ben conoscere la di lei condotta, restò pienamente convinto che la virtù di Veronica era cosi pura come erano straordinari i favori spirituali che ella riceveva da Dio. Non si può passare sotto silenzio un fatto non meno sorpren* dente degli altri. Veronica solfiiva de'do- lori che ricordavano tutti i tormenti del- la passione del Salvatore. La croce e gli strumenti della santa passione furono impressi nel suo cuore sensibilmente. El- la stessa ne fece la descrizione al suo con- fessore, e gli consegnò un cartone in for- ma di cuore, sul quale avea disegnato la situazione di ciascuno strumento , non che della croce. Dopo la di lei morte , fatta la sezione del suo corpo, ed aper- tone il cuore, alla presenza del vescovo, del governatore della città, di professori di medicina e di chirurgia, e di sette al- tri testiinooi degni di fede , fu trovalo

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come lo aveva ella disegnato nel carto- ne, e portante ancora i segni delle feri- te. Le compagne di Veronica erano da mollo tempo edificate delle sue virtù. iXel marzo 17 16 fu eletta badessa trien- nale, e durò in tale officio fino alla sua morte. Ripiena dello spirito di Dio, fece in tutto il tempo del suo governo regna- re nel monastero esatta osservanza e per- fetta concordia. Ad umili maniere ella aggiungeva sentimenti di amore ed una premura per le sue compagne che guada- gnavano i loro cuori, che nelle loro pe- ne ricorrevano a lei come a tenera ma- dre, e vi trovavano le consolazioni di cui avevano bisogno. Indotta dal suo zelo a pigliarsi la cura del temporale della sua casa, fabbricò un gran dormitorio, edificò una cappella interna, e procurò al mona- stero altri vantaggi considerabili. Questa donna ammirabile, perfetto modello alle sue religiose, inoebbriata dell'amore di- vino, cui consagrò la sua vita, sospirava il momento che doveva essere il fine del suo esilio e il principio della sua eterna felicità. 11 Signore , che 1' avea favorita del dono di profezia e di quello de* mi- racoli , le fece conoscere il tempo della sua morte, cui ella annunziò alle sue so- relle. 11 6 giugno 1727, dopo essersi co- municata, fu colpita d' apoplesia. Nel tempo della sua malattia diede prove esemplari di ubbidienza e di umiltà. Poiché ebbe ricevuto il s. Viatico con grandissima consolazione, fece chiamar le sue figlie, diede loro i più saggi con- sigli e le benedisse. Finalmente a' 9 del susseguente luglio la sua bell'anima volò in seno allo Sposo divino. Ella avea 67 an- ni, e ne avea passato 5o in religione, ed 1 1 di badessato.Per la riputazione di sua san- tità fu data mano nell'anno slesso al pro- cesso di sua canonizzazione, il quale fu poi continuato in quasi tutto il secolo scorso. Parecchi miracoli furono autenticamen- te provali ; Pio VI nel 1796 pubblicò il decreto, che dichiarava l'eroismo di sue virtù; e Pio VII nel 1802 quello che

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provava i suoi tniracoii.QuesloPonleflce poi [' S giugno i8o4 la dichiarò beata, eoo un decreto che conferma le partico- larità narrate di sopra ; Leone XII ap- provò due miracoli per la sua canonizza- zione 3 dipoi fu solennemente canonizzata da Gregorio XVI a'26 maggio 1839. La sua festa fu assegnata al giorno 9 di luglio. 11 sagro suo corpo si veneia nella chie- sa di s. Chiara di Città di Castello (F.). Nella sua casa di Mercatello fu piantato un monastero di cappuccine. Abbiamo: Vita della B. Veronica Giuliani bades- sa delle cappuccine in s. Chiara di Cit- tà di Castello, scritta dal sacerdote F. M. iSVz/t^tì!for/,Roma 1 8o3. Fu riprodotta con questo titolo: Vita di s. Veronica Giuliani ec, Roma 1889.

VEROSPI Fabrizio, Cardinale. Pa- trizio romano, die'opera allo studio delle leggi nell'università di Bologna, dove ot- tenne la laurea di dottore, acquistata da lui col merito d'avere per 3 giorni con- tinui sostenuto in essa, sotto gli auspicii del cardinal Pietro Aldobrandini , con gran presenza di spirito, le conclusioni le- gali. Assunto alla prelatura romana, a- vendo presieduto con lode al governo del- la città di Fermo, fu fatto uditore delle contraddette e poi venne ascritto nel no- vero de'chierici di camera. A fine però di non gravare soverchiamente la propria casa in sostenere il dispendio, che esige- va il prezzo esorbitante di detto chieri- cato, allora venale, ne fece volontaria di- missione, ed in vece fu annoverato tra gli uditori di Rota. Paolo V conosciutolo per uomo di spirito vivo e intraprendente, l'incaricò di comporre lecontroversiedel- ie Chiane che recavano danni gravissimi allo stato pontificio, a motivo delle gran- di cataratte fattevi costruire da Ferdi- nando granduca di Toscana, le quali io tempo d'inverno inondavano le campa- gne romane,e nell'estate seccavano il let- to del Tevere. Fransi indarno adopera- li e interposti altri personaggi , per dar finca quella spinosa controversia sulla fac-

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eia stessa del luogo, ma nulla erasi potu- to giammai concludere. Però il prelato fornito di straordinario coraggio, decise sul momento la differenza: inìperocchè di forza fatte demolire le cataratte, che non furono poi mai ristabilite, die'fine agl'un- raensi danni che reca vano le acque. Un'al- tra non meno gelosa e malagevole incom- benzagli fu attribuita, per la grave ver- tenza insorta tra Paolo V e l'imperatore Ferdinando 11, per l'arresto del cardinal Klessclio (V.)y per cui fu spedito a Vien- na il prelato. Tornalo a Roma senza a- ver potuto nulla concludere, nel i62£ Gregorio XV lo rinviò in Germania, e gli riuscì di condurre il cardinale in Ro- ma, dopo aver dimostrato insuperabile fermezza e deciso di lanciar la scomuni- ca, venendo poi il cardinale dichiarato in- nocente. Gregorio XV prevenuto dalla morte non potè premiare il prelato, e vi supplì il successore Urbano Vili, che do- po avergli in rimunerazione de' servigi resi valorosamente alla s. Sede, alHdato il governo dell'Umbria e di Perugia, a* 19 gennaio 1626 lo creò cardinale pre- te , ed assente lo pubblicò a' 3o agosto i627,conrerendogli poi per titolo la chie- sa di S.Lorenzo Paneperna.Inoltre lo fece prefetto della congregazione del concilio, lo ascrisse a quelle del s.OIlìzio, di consul- ta e altre. Finalmente dopo tante illustri e gloriose azioni passò all'immortal vita in Roma nel 1689, di &^ anni non com- piti. Fu sepolto nella chiesa della ss. Tri- nità al Monte Pincio, nella tomba de'suoi maggiori, ma senz* alcuna funebre me- moria.

VEROSPI Girolamo, Cardinale. Ni- potedel precedente,nacque nobilmente in Roma da Ferdinando de'baroni del suo nome e da Giulia de'Massimi, ed educa- to nel seminario romano sotto la direzio- ne de'gesuiti fece progressi negli studi, e si hannodilui stampali: Oralio ad Pan. luf/i V de Ascensione Domini, recitata nella basilica Lateranese in tale solenni- tà, ed un Carmen a lode di s. Luigi Gon-

VE R /aga. Dedicatosi poscia alla giuiispru- denza, e nascilo con credilo nel!' avvo* cazione delle cause, fu preposto come lo zio a giudicarle tra gli uditori di Rota. Mortoli cardinal Fabrizio, Urbano Vili, che mollo amava la famiglia Verospi, a' 10016 dicembre 1641 sostituì al de- funto il nipote nella dignità cardinalizia, dichiarandolo dell'ordine de' preti e coi litolodi s. Agnese al foro Agonale, quan- tunque nel suo tribunale dellaPiota vi fos- sero parecchi prelati che lo avanzavano in anzianità dell'uditorato e nell'età, ma non però nella dottrina, nel merito e nel valore. iMg/ Compagnoni nelle sue bel- le Memorie de'vescovi d' O situo ^ di luì predecessori, nel t. p. 261, copiose e in- teressanti notizie riferisce sul cardinale,ed in prima narra l'aneddoto tra lui e ilPapa. Dopo l'elevazione alla porpora, il cardina- le presentandosi riconoscente a Urbano Vili, questi di repente si accigliò, mo- strandogli cattiva cera. Accortosi di que- sto il cardinale, ne restò assai turbato e confuso, non sapendo immaginare la ca- gione di grave contegno. Il Papa con- tinuando a mostrarsi cruccioso, proruppe in lagnanze perchè non avea mostrato fi- ducia nell'animo suo, col non chiedergli la surrogazione del nipote Leone Verospi nell'uditorato di Rota, che poi inconta- nente gli conferì. Quindi Urbano Vili sempre più benefico col cardinale, lo a- scrisse alle congregazioni del s. offizio,del concilio e altre, e nel 1642 lo promosse al vescovato d'Osimo.dove per mezzo di frequenti visite e del sinodo diocesano ce- lebrato nel i65r, estirpati gli abusi, ri- formato il clero, fatti doni alla cattedra- leed alle monache di s. Nicolò e di s. Ben- venuto d'Osimo, non che a' canonici di Cingoli del corpo di s. Candido martire,'si rese benemerito pastore. Inoltre altri be- nefizi compartì alla cattedrale d'Osimo e vi fondò alcune prebende, introducendovi la pia divozionedella novena del s. Natale. Gettò la I .' pietra nella chiesa <lella s. Im- macolata Coocezione de'cappucciui d'O-

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situo, ed in quella di s. Nicolò tal città; promosse la fondazione del monastero delle monache cistcrciensi di Monte Fa- no; ricevè onoratamente Gio. Casimiro poi re di Polonia; e sovvenuti a larga ma- no i poveri, lasciò la vita in Osimouni« versalmenle compianto, ne'priiicipii del 1 652, di 53 anni, e rimase sepolto nella cattedrale; e poi nel i ^^^ o nel 1 667 tra- sferito in Roma fu deposto nella chiesa della ss. Trinità al Monte Pincio, nella tomba gentilizia de'suoi antenatijSeuz'al- cuna particolare memoria.

VERRÀ VERIO, Cardinale. Alessan- dro 1 1 1 nel I 1 79 o nel 1 1 80 lo creò car- dinale prete di s. Clemente, e sottoscris- se alle bolle spedite dal Papa ad Alfon- so I re di Portogallo, che si conservano nell'archivio di Lisbona. Sembra che po- co sia vissuto, e morisse nel pontificato del suo promotore.

VERSAILLES o VERSAGLIES (Fersalien). Città con residenza vesco- vile e considerabile dell'Isola di Francia, capoluogo del dipartimento di Senna e Oise, di circondario e di 3 cantoni, a 4 leghe e 3 quarti da Parigi. E pur sede della corte d'assise, di tribunali di i .^ i- stanza e di commercio, e di altre magi- strature, situata in amena e deliziosa pia- nura. Tre bei viali piantati d'alberi tra- versano questa città: il maggioreè quel- lo di Parigi, situato in mezzo; gli altri so^ no lo stradone di s. Cloud, situato al nord e fuor della porla continuato dallo stia- dona di Picardia, e quello di Sceaux, che termina in v.\v\f\ bella piscina rotonda. Tutti e 3 mettono capo alla gran piaz- za d'Armi, che spiegasi davanti ed all'est del castello; la parte della città che tro- vasi immediatamente al sud di questa piazza chiamasiVecchio- Versailles; quel- la che la tocca al nord vien delta la Cit- tà-Nuova: la i.^ non è più vecchia del- l'altra, ad onta della denominazione che le proviene dall' occupare che fa il silo dell' antico castello di Versailles. Vi so- no a Versailles due quartieri, quello di

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«. Luigi al sud, e quello di Nostra Donna al uord ; il viale di Parigi li divide. La città è grande e poco popolala, cluariim leucarum circiler ambì la duo fere millìa domorum conlinet. Dice V ultima pro- posizione concistoriale p/tìf/20 in loco^opii- moglie sub din aedificaia ultra tri g iu- ta contine t incolaruni millia ^ qui fere omnes catholicani relìgionem profiten- tur. in altre leggendo, nonnullis exceptis liehraeis ac protestanlibus. Il suo aspet- to riesce inoponente, ma triste e mono- tono. Le vie tutte tirale a filo, larghe, fiancheggiale da case eleganti; il quar- tiere di JXostra Donna la vince sull'altra parte per la bellezza delle sue costruzio- ni e per la regolarità delia pianta. La li- bera circolazione di un'aria viva e pura fa siche il fango non soggiorni mai nelle vie; le più belle fra esse sono, nel quar- tiere di Nostra Donna, le vie Hoche, del- la Tromba, delle Piscine, e nel quartie- re di s. Luigi, la via delTArauciera, quel- la della Soprintendenza, la via Regia e la via Salory ; quest' ultima prolungasi fino negli ameni boschi diSatoryche do- minano Versailles al sud. La piazza più vagamente fabbricata è nella Città-Nuo- va, la piazza Hoche (un tempo Delfina), ornata della statua in piedi del general Hoche, e che forma un ottagono dal quale partono 4 ampie vie ; la piazza s. Luigi giace nel quartiere di tal nome. Vi hanno due grandi mercati quadrati ; e sono il Nuovo, e quello di Nostra Don- na ; il i.° al sud, e il 2." al nord. Tre bei passeggi detti baloardi tagliano la parte uord della città. Versailles manca di ac- qua corrente : numerose fontane recano agli abitanti quella che ad esse porgono il castello d'acqua, le piscine della stra- da di questo nome, presso al Castello, quelle del monticello di Mout-bauron, tra gli stradoni di Parigi e s. Cioud, quel- le del monticello di Picardia, presso il viale omonimo, e le piscine Gobert, in capo allo stradone di Sceaux. Tutte que- ste piscine ritraggono le loro acque dal-

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la macchia di Marly, posta a 1 leghe *\3i colà, in riva alla Senna, e dall'acquedot- to di Bue. Il grande e il piccolo Mon- treuil, quelloal nord e questo al sud del viale di Parigi, sono sobborghi di Ver- sailles. 11 magnifico Castello fatto edifi- care da Luigi XIV, e nel quale G. Har- douin Mansard e Carlo Lebrun spiega- rono i loro mirabili talenti, sorge sopra un'eminenza, ha che poca apparenza dalla parte della piazza d'Armi, da cui è separato mediante una vasta corte, di- visa in corti d'Onore, de' Ministri e di Marmo ; presenta da questo lato l'anti- ca facciata del piccolo Castello in mat- toni che fece costruire Luigi XIV, ed il quale contrasta con ale più moderne, ma olFre all'ovest, sul terrazzo del giardino, una facciata imponente della tratta di 3oo pertiche. Ammiransi in questo ca- stello la gran galleria, la sontuosa cap- pella così elegante e tanto ricca, la sala dell' opera teatrale, buon numero di pit- ture ossia una ragguardevole collezione di quadri. Apprendo dal Diario di Roma, de' 28 novembre 1846, che il re Luigi Filippo ordinò di collocarsi nella sala del- la grande galleria, destinata a* ritratti de* sovrani attualmente regnanti, quello di Papa Pio IX. 11 parco che accompa- gna il Castello dividesi in grande e pic- colo : ili.°distendesi tre o quattro leghe per tutti i versi ; il piccolo nel quale Le Nótre disegnò superbi giardini, per l'ab- bellimento de' quali Luigi XIV vi spese 200 milioni di franchi, giace all'ovest del Castello, ed è ornato di viali e boschet- ti deliziosi, di colonnati e balaustrate, di una moltitudine di statue e vasi, di una aranciera magnifica d' ogni specie d' a- grumi, di bacini guerniti di marmo, ed abbelliti da getti d'acqua mirabilmente svariati e da gruppi di bronzo ec. ; iti seguito ed all'ovest del piccolo parco e- slendesi a perdita di vista il Grande Ca- nale, formante una croce Ialina per mez« zo di due braccia ; ed è l'acquedotto di Marly che somministra tutte queste ac-

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que. I dintorni sono pure deliziosi e ne formano la continuazione. Il Castello del Grande Trianon, presso l'estremità del braccio settentrionale del Canale, è tutto rivestito di marmo ; fu edificato da Lui- gi XIV, e vi abitò Napoleone I; i suoi giardini sono magnifici, e come quelli del Castello di Versaglies piantali alla francese. 11 Castello del Piccolo Trianon, che fu fabbricato da Luigi XV, ed ab- bellito da Maria Antonietta, sta presso ed al nord-est del Grande; i suoi giar- dini sono in gran parte all' inglese. Il Castello di Versailles e quelli di Tria- non, guastali in Conseguenza della rivo- luzione, di cui colla città furono deplo- rabile teatro, sono stati restaurali di- poi, ma soli i Trianon sono rimobigliati interamente. AI sud-ovest del Castello estendesi dal nord al sud la bella pe- schiera detta degli svizzeri della guardia di Luigi XIV. A lato ed all'est di que- sta è il giardino od orto e bruolo del Castello di 3o ingerì. Versaglies ha bel- le chiese. La cattedrale, eretta dall' ar- chitetto Mansard, di moderna strutta* ra, è sagra a Dio, sotto il titolo di s. Lui- gi IX re di Francia, ampia, ornata e nobile edifìcio. Fra le ss. Reliquie, è in gran venerazione un braccio di s. An- drea apostolo. Vi è il s. fonte e la cura d'anime, amministrata dal parroco e da 4 vicari (in altre proposizioni concisto- riali trovo il curato chiamato canonico e anco arciprete). 11 capitolo si compo- ne di 8 canonici titolari (altre proposi- zioni concistoriali dicono i o), comprese le prebende del teologo e del penitenziere, non essendovi dignità, e di 2 3 canonici o- norari, contribuendo alla divina ulììzia- tura altri preti e chierici, ì piieri de cho- rOf e nelle feste gli alunni del gran se- minario (nel 1827 erano 240 circa), ol- tre il quale vi è pure il piccolo semina- rio. Congiunto alla cattedrale è l'episco- pio, vasto e comodo. Nella città sonovi due altre chiese parrocchiali col proprio batlislerio. liella è la chiesa della Ma-

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donnB,erelta eziandio da Mansard; quel- la di s. Sinforiano è la chiesa del Gran- de Montreuil. Vi è una casa di religiosi, 3 monasteri di monache,due case de' fra- telli delle scuole cristiane con iscuole, ed hanno in cura pure l'orfanotrofio; 3 eoa- fralernite, il monte di pietà, due speda- li civile e militare, un bel collegio regio con rimarcabile cappella, la sala pegli spettacoli, la biblioteca pubblica, la scuo- la normale d'istitutori primarii, la so- cietà delle scienze, lettere ed arti, la so- cietà di storia naturale di Senna ed Oi- se,la società d'assicurazione contro gl'in- cendii, ed altri slabilimenti.il magnifico museo istoricoilluslrativodi tutta laFrau- ciajfu istituito nel i837dal re Luigi Filip- po, dalla qual epoca Versailles è quasi quotidianamente visitata da una folla di forestieri amatori di tali monumenti. L'i- stituto agronomico, o società regia d'a- gricoltura e delle arti, fu soppresso nel I 802 da Luigi Bonaparte presidente del- la repubblica francese, ora Napoleone IH imperatore. Presso e al sud-est del Ca- stello vedesi un enorme fabbricato, chia- mato Gran Comune, che serviva alla manifattura d'armi stabilita durante la rivoluzione, e che prima dipendendo dal- la corte, conteneva 1,000 stanze da let- to. Si notano come belli fabbricati le grandi e le piccole scuderie, che sono il principale ornamento della piazza d' Ar- mi, la prefettura, la podesteria, il tribu- nale; gli antichi palazzi della Cancelle- ria, della Guerra, della Soprintendenza, della Marineria, e l'antico albergo delle guardie del corpo. Evvi un bello stabi- limento di bagni, e numerosi corpi di ca- serme per la fanteria e la cavalleria, li- no de'due cimiteri, quello di Nostra Don- na, offre una divisione pegli ebrei. Di po- ca industria, questa città non possedè che alcuni filatoi di cotone, rinomata fab- brica di lime, e fabbriche di candele di cera, essendo cessata la nominata ma- nifattura d'armi, distrutta da' prussiani nel 18 15: vi si trovano gran numero

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di semenzai. Si tengono ogni anno 3 fie- re di 5 giorni, al maggio, a' 25 ago- sto, ed a* 9 ollobre, e mercali ne'roarle-